«E’ fondamentale tenere viva la memoria, soprattutto tra i giovani, perché la storia che si dimentica si ripete». Lo ha detto l’assessore alla legalità Rosa Maria Di Giorgi a proposito dell’attentato al treno rapido 904 che il 23 dicembre 1984 costò la vita a 17 persone. Partito da Napoli per Milano alle 12.55 del 23 dicembre, il treno aveva appena imboccato la Grande Galleria dell’appennino tosco-emiliano. Alle 19.08, all’altezza del settimo chilometro, una bomba esplose: la detonazione fu causata da una carica di esplosivo radiocomandata, sistemata su una griglia portabagagli del corridoio della 9ª carrozza di II classe, a centro convoglio.
L’ordigno, stabilirono gli inquirenti, era stato collocato sul treno durante la sosta alla stazione di Santa Maria Novella. L’attentato causò 15 morti e 267 feriti. In seguito, i morti sarebbero saliti a 17 per le conseguenze dei traumi. La vicenda giudiziaria è stata intricatissima, destinata a passare attraverso diversi processi e gradi di giudizio ed ha visto coinvolti boss di Cosa Nostra, della camorra, ed esponenti della destra estrema. La procura di Firenze è riuscita a fare condannare, tra gli altri, il boss Giuseppe 'Pippo' Calò ed il suo braccio destro Guido Cercola.
La quinta sezione penale della Cassazione, il 24 novembre 1992, confermò la sentenza della corte d'appello di Firenze, riconoscendo la ‘matrice terroristica mafiosa’ della strage. «A 25 anni di distanza vorrei che ognuno dei parenti delle vittime abbia ancora la certezza di avere sempre accanto le istituzioni – ha aggiunto l’assessore – questo anniversario riguarda una strage di una crudeltà infinita. Non a caso mandanti ed esecutori avevano scelto una data di massima affluenza, quella cioè in cui la maggior parte della gente tornava a casa per le vacanze di Natale. Senza dimenticare che quell’attentato ha poi aperto la tragica stagione del terrorismo mafioso.
Come giustamente ha sottolineato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano commemorando la strage di piazza Fontana solo sviluppando un impegno costante di corretta trasmissione della memoria è possibile diffondere la cultura della convivenza pacifica e della legalità costituzionale». (fn)