Firenze, 12.11.’09- Manca un mese al fatidico 13 dicembre, data in cui l’ad delle Ferrovie Mauro Moretti preannuncia l’apertura all’esercizio commerciale dei 73 km di tunnel ferroviario TAV fra Firenze e Bologna. Ma 60 km sono apparentemente scoperti in fatto di sicurezza: manca la galleria di soccorso. Pochi e brevissimi i tratti all’aperto che attendono chi accetterà di intraprendere questo viaggio: tre gallerie (“Pianoro”, “Monte Bibele” e “Raticosa”) misurano 10 km o poco meno; una, la “Firenzuola” ne misura 15; la “Vaglia”, 18.
Solo in quest’ultima - ma limitatamente ai primi 11 km - esiste un tunnel parallelo di soccorso. In tutte le altre, i soccorsi potranno arrivare unicamente dall’alto, da discenderie che presentano pendenze fin oltre il 13% e distanze l’una dall’altra fin oltre 5 km. Sotto Monte Bibele, dove il Frecciarossa vanta il “primato mondiale di velocità in galleria“ (362 km/h, segnati il 3 febbraio durante le prove), fra un accesso e l’altro ci sono ben 5887 m! Se là sotto, o da qualche altra parte nei 60 km “scoperti”, succederà un deragliamento o una collisione, è inimmaginabile come, chi e che cosa sarà possibile salvare.
Anche nel caso di eventi meno gravi, sembra difficile che si possa venire a capo di risultati accettabili. Ancora una volta, nella storia della TAV, l’avventatezza appare sovrapporsi al buon senso. A chi, come Idra, tenta da mesi di ottenere informazione sulle procedure di sicurezza che si intenderebbe adottare in condizioni così proibitive, si risponde col più rigoroso silenzio. Qualche esempio. Idra ha scritto l’8 settembre al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Firenze (che, bypassato nella progettazione del tunnel fra Vaglia e Bologna, non aveva sottaciuto 11 anni fa i propri “seri dubbi sulla rapidità ed efficacia dei mezzi di soccorso") per chiedere di quali risorse il Comando disporrebbe per fronteggiare l’evenienza di un incidente (deragliamento, collisione, incendio), o di un attentato: ”di quali mezzi, di quale e quanto personale, di quante squadre dotate di autorespiratori, di quali garanzie circa l’efficienza della viabilità che porta alle finestre di soccorso e i lavori conservativi necessari ad assicurarne la corretta manutenzione”.
Una sola risposta, il 1 ottobre: "Tenuto conto che le informazioni richieste si riferiscono ad una infrastruttura strategica per il Paese ed interessano anche altre territori oltre alla Provincia di Firenze, (...) le stesse in data 16/09/09 sono state inoltrate al Dipartimento dei Vigili del Fuoco Soccorso Pubblico e Difesa Civile del Ministero dell'Interno". Dopo aver vanamente tentato nelle passate settimane di ottenere un incontro coi responsabili della Protezione civile della Regione Toscana, Idra ha scritto direttamente al presidente della Giunta Claudio Martini: in attesa di una risposta, segnala di ritenere che “non sia in alcun modo accettabile rischiare di trascurare od omettere ogni possibile accertamento in materia di sicurezza dei trasporti ferroviari” dopo il disastro di Viareggio ed episodi fortunosamente non altrettanto distruttivi occorsi di recente sulla rete toscana, a San Rossore (Pisa) e a Vaiano (Prato). Anche presso la Prefettura di Lodi, nel cui territorio di competenza è stata attuata ad aprile una simulazione di incidente in una galleria TAV, Idra ha constatato indisponibilità: senza riscontro è rimasta questa istanza del 23 settembre scorso, inviata per fax, e-mail e raccomandata: “Chiediamo di poter ricevere da voi, a titolo di documentazione, i contenuti dei piani di emergenza prospettati da Ferrovie dello Stato, le integrazioni che le autorità di protezione civile hanno suggerito o suggeriscono, i dati dei risultati della simulazione stessa”. Già a fine agosto Idra si era comunque rivolta alla Prefettura di Firenze, dopo aver appreso dell’esistenza – presso quella sede - di un tavolo di pianificazione della sicurezza in relazione all'annunciato avvio dell'esercizio del tunnel ferroviario ad Alta Velocità Bologna-Firenze: “La nostra Associazione – scriveva - ha acquisito negli anni una quantità di elementi informativi, inclusi dati progettuali ed esecutivi e rilievi di fonte istituzionale, che inducono a paventare la sussistenza di seri rischi - nell'esercizio dell'opera per come è stata realizzata - a carico dei futuri passeggeri e dei lavoratori a bordo dei treni TAV (...).
Desideriamo quindi potere intervenire - o quanto meno interloquire”. Nessuna replica. Eppure la materia è seria: come interpretare, chiede Idra in un ultimo appello inviato la settimana scorsa alla Prefettura di Firenze con l’elenco di tutte le porte trovate chiuse all’informazione, “questo insistito e trasversale silenzio su un tema così grave e delicato”? Non aiuta certo a star tranquilli la notizia che l’associazione fiorentina ha ricevuto in questi giorni dal lato Emilia: l’assessore alla Mobilità del Comune di Bologna, Simonetta Saliera, alla richiesta di notizie sulla sicurezza e praticabilità degli accessi dei mezzi di soccorso alle discenderie delle gallerie TAV anche sul versante bolognese, fa sapere di aver scritto al Prefetto di Bologna “per ribadire la preoccupazione dell’Amministrazione Comunale di Bologna, già espressa dai nostri tecnici (...), in merito all’inaccessibilità dei mezzi di soccorso alle piazzole di emergenza delle due gallerie di interconnessione “Direttissima – Alta Velocità” e alla Galleria principale “Pianoro Nord”, tutte situate in territorio di Bologna, in zona “Bastia”, attraverso la rete viaria esistente”