Singolare e bizzarra. Il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, definisce così la situazione dopo che ha ricevuto, insieme al suo predecessore Vanino Chiti e a circa ottanta tra politici e tecnici, un invito a dedurre rispetto all'ipotesi di danno erariale per gli inconvenienti causati alle falde idriche dell'Appennino dalla galleria dell'alta velocità. "La Regione – spiega infatti Martini – è stata considerata nel processo penale come parte lesa, tanto che le sono stati riconosciuti 50 milioni di euro.
Siamo quindi meravigliati, e un po' amareggiati, anche perchè da parte nostra non c'è stata alcuna sottovalutazione dell'impatto dei lavori sull'ambiente. Nel momento in cui si sono manifestati i primi problemi abbiamo voluto l'istituzione di un Osservatorio ambientale, l'unico esistente per opere di questo tipo. E quando nel 2007 l'Osservatorio è decaduto, abbiamo prima chiesto a tre ministri diversi di riattivarlo e recentemente abbiamo diffidato formalmente il Governo a farlo". Il presidente ha poi ricordato come la Regione abbia trasformato in precise prescrizioni tutte le indicazioni avute dai tecnici circa il progetto e la conduzione dei lavori. "E' dunque strano – precisa Martini che ha ricevuto l'invito della Corte dei conti visto che all'epoca era componente della Giunta regionale in qualità di assessore al diritto alla salute – che sia il livello regionale quello che è chiamato a dedurre, visto che l'opera è di importanza e di competenza nazionale.
Da parte mia affronto questa vicenda con i toni tranquilli di chi è sereno". Il presidente Martini ha osservato infine come l'invito a dedurre lascerebbe supporre che nel progetto iniziale fossero già insite le soluzioni che avrebbero causato i successivi danni ambientali e che il progetto fosse della Regione Toscana, ma che per entrambi questi aspetti così non è. Il presidente ha aggiunto poi che questa mattina ha inviato copia dell'invito a dedurre al presidente del Consiglio regionale perchè potesse darne comunicazione ai capigruppo e ai consiglieri.
(Tiziano Carradori) In 10 punti le ragioni della Toscana La Procura Regionale presso la Corte dei Conti della Toscana ha inviato un “invito a dedurre” ai componenti della Giunta regionale della Toscana delle legislature 1990-1995 e 1995 – 2000, al dirigente responsabile dell’istruttoria per la Conferenza dei servizi, ai consiglieri della VI Commissione Ambiente del Consiglio regionale; ai presidenti e membri delle Commissioni Via nazionale. Il danno erariale è quantificato in 741 milioni e 279 mila euro per la perdita della risorsa idrica nella costruzione delle gallerie per l’attraversamento del territorio del Mugello e di Monte Morello, in occasione dei lavori dell’Alta Velocità sulla tratta Firenze-Bologna, che costituirebbe un danno permanente ed irreversibile causato da quei lavori. Ecco le delibere contestate. La delibera della Giunta regionale n.
250 del 12.12.1994 (divenuta n. 573 del 20.12.1994 dopo l’approvazione del Consiglio regionale), di approvazione del progetto esecutivo della tratta, perchè non avrebbe tenuto conto dei pareri tecnici contrari al progetto approvato, tra cui la relazione del gruppo interdipartimentale della Giunta per il parere di compatibilità ambientale. Inoltre tale delibera non avrebbe valutato quanto riportato nella delibera n. 315 del 21.7.1992 del Consiglio regionale che evidenziava carenze dell’originario progetto. Sempre secondo gli inquirenti la Giunta non avrebbe considerato i rilievi tecnici espressi dai Comuni e dal Consiag in varie note.
Le delibere contestate sono: la n. 3884 del 24.7.1995 di approvazione del progetto esecutivo del quadruplicamento ferroviario veloce Milano Napoli, tratta Firenze Bologna, che sarebbe stata adottata nonostante relazioni tecniche critiche sulla interferenza tra le gallerie e la falda; e la n. 859 del 27.7.1998 di approvazione del progetto relativo alla variante Firenze–Castello che delineava il percorso finale di ingresso nella città di Firenze. Anche questa non avrebbe tenuto conto dei rilievi tecnici che evidenziavano criticità. A seguito della notifica dell’invito a dedurre gli interessati hanno a disposizione 60 giorni per presentare le deduzioni. Il decalogo delle controdeduzioni della Regione Questi i fondamenti delle deduzioni sui quali sta lavorando il collegio legale di difesa, volti ad escludere ogni profilo di responsabilità.
- Il comportamento di tutti gli amministratori e funzionari regionali è sempre stato di prudenza ed attenzione nell’esame della progettazione dell’opera; i profili di possibili criticità non sono stati sottovalutati, ma anzi hanno costituito oggetto di approfondimento e di prescrizione specifica negli atti adottati.
- La Regione ha chiesto l’istituzione dell’Osservatorio Ambientale proprio per avere la garanzia che le prescrizioni impartite fossero realmente rispettate e controllate.
- E’ compito dell’Osservatorio accertare che l’opera sia stata regolarmente eseguita e in caso contrario dare il parere per l’attivazione delle garanzie fideiussorie .
- L'Osservatorio è scaduto da molto tempo e la Regione ha ripetutamente sollecitato il Governo (Ministro e Presidente del Consiglio) ad attivarlo, ma ciò non è avvenuto.
- L'opera è di competenza statale.
La Regione ha espresso la propria posizione, ferma restando l’esclusiva competenza statale nell’adozione degli atti definitivi. Non si comprende, quindi, come mai l’invito a dedurre sia essenzialmente rivolto contro amministratori e dirigenti della Regione Toscana.
- La Regione Toscana ha sottoscritto con il Ministero un accordo per avere garantito l’importo necessario alle opere di mitigazione e si è adoperata sia con lettere formali che con incontri per ottenere i finanziamenti che ancora mancano dal Ministero (mancano ancora 55 milioni complessivi).
- A fronte del disinteresse dello Stato, la Giunta regionale ha diffidato formalmente l’Amministrazione statale.
Anche questo, ad ulteriore dimostrazione dell’attenzione sempre prestata dalla Regione per ogni intervento di salvaguardia ambientale.
- La Regione, si è costituita parte civile nel processo penale ed è stata riconosciuta titolare di un danno ambientale da quantificarsi, con una provvisionale di 50 milioni di euro. Anche questi sono stati prontamente richiesti dalla Regione al consorzio Cavet, il quale ha appellato la sentenza.
- Appare strano che la Regione da un lato venga riconosciuta parte lesa ed abbia diritto al risarcimento del danno e dall’altro venga ora individuata, nelle persone dei suoi amministratori e dirigenti, come soggetto che avrebbe determinato quel danno.
- Gli atti dimostrano il costante impegno delle istituzioni regionali e locali nei confronti dell'opera.
In particolare su due versanti: la tutela dell’ambiente e la necessità di realizzare tutte le opere necessarie al ripristino e mitigazione ambientale; la salute e sicurezza dei lavoratori nei cantieri e nei campi base con particolare riferimento alle fasi di scavo delle gallerie.
Grazie all’Addendum sottoscritto nel 2002 tra Regione e Tav sono stati previsti altri interve nti di mitigazione per 53 milioni e già realizzati per 38 milioni. Ad oggi mancano ancora 15 milioni a carico del Ministero dei Trasporti e dell’Ambiente. Nell’ottobre 2005 la Regione ha inviato al Governo un primo sollecito. Nell’agosto 2006 nuovo sollecito per le risorse mancanti e per il rinnovo dell’Accordo Procedimentale scaduto nel giugno, da cui dipende l’attività di verifica e controllo svolta dall’Osservatorio Ambientale; Tali richieste sono state ribadite al Presidente del Consiglio, sia Prodi che Berlusconi, attraverso l’invio del “Dossier Toscana”: una delle priorità richieste era proprio il completamento dei lavori per la mitigazione ambientale; Nel giugno 2007, con la conclusione degli scavi, la Regione ha presentato il “Master Plan” con tutte le opere necessarie per la mitigazione ambientale.
Sono emerse necessità aggiuntive per ulteriori 40 milioni di interventi, ancora da erogare. Nell’occasione la Regione ha inviato ulteriore sollecitazione al Governo sia per ottenere i finanziamenti mancanti, sia per procedere al rinnovo per ulteriori 4 anni dell’Accordo Procedimentale, scaduto nel 2006. E' grazie all’impegno della Regione e degli Enti Locali che - nonostante i ritardi dello Stato - l’opera dell’Alta Velocità Firenze-Bologna è stata di gran lunga quella più controllata e monitorizzata nella storia nazionale.
Ed è grazie alla Regione Toscana, che si è ottenuto un protocollo aggiuntivo, per oltre 6,5 mln di euro, per la maggiore difesa della salute e la sicurezza dei lavoratori impegnati nei cantieri, per il controllo la costituzione di un’apposita Unità funzionale della Asl 10, un potenziamento del sistema di soccorso e di mitigazione dell’impatto socio-sanitario sui territori interessati. Ottenendo positivi risultati (questi cantieri sono risultati i più sicuri, con il più basso numero di infortuni sul lavoro se confrontati con altre esperienze di grandi opere) e il riconoscimento dell’Unione Europea per la migliore organizzazione della sicurezza sul lavoro nelle grandi opere infrastrutturali. La cronologia dei lavori AV/AC Firenze-Bologna
- 28 luglio 1995 – Accordo Quadro tra Ministero Trasporti, Regione Toscana, FS SPA, TAV SPA, per il quadruplicamento veloce della tratta ferroviaria Bologna-Firenze, lo sviluppo del servizio ferroviario regionale e il trasporto merci su ferrovia e l’allegato accordo preliminare per l’attraversamento di Firenze;
- 28 luglio 1995 – Approvazione in Conferenza di Servizi del progetto della tratta Firenze-Bologna , rinviando ad una fase successiva la definitiva configurazione del tratto finale verso il Comune di Firenze;
- 199 6 - iniziano i lavori della tratta Firenze-Bologna
- 28 luglio 1998 – Approvazione in Conferenza di Servizi del progetto del tratto finale della tratta Firenze-Bologna definita “ Variante di Firenze Castello”;
- 2009 – Fine lavori tratta Bologna–Firenze Castello della linea A.V./A.C.
- 13 dicembre 2009 - Data prevista di entrata in esercizio della tratta Firenze-Bologna con il nuovo orario ferroviario.