“Questo processo ha fatto emergere che Ministero e Regione potevano e dovevano sapere prima quello che sarebbe successo e poi ciò che è accaduto davvero. Ha fatto emergere che Ministero e Regione avrebbero dovuto anche voler sapere ciò che stava accadendo e prevenirlo, e ciò controllando l’operato di CAVET, per evitare i danni, tutelare i cittadini ed il paesaggio. [...] Riteniamo quindi che Ministero e Regione non abbiano svolto questa loro funzione di tutela, e si ricordi che la funzione è proprio l’espressione da parte della P.A.
non solo di un potere, ma anche, e forse soprattutto, un dovere. Per questo rimettiamo al giudice di valutare se rimettere con sentenza gli atti alla Corte dei conti ai sensi dell’art. 129 III comma c.p.p. con riferimento all’operato del Ministero dell’Ambiente e della Regione Toscana qualora si ravvisi come questa Procura ravvisi un caso in cui si è cagionato un danno erariale”. Così il Pubblico Ministero Gianni Tei, il 10 aprile 2008, al termine della requisitoria pronunciata a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna. Idra, si legge in una nota stampa "manifestò subito il proprio apprezzamento per questa richiesta del PM: al di là delle responsabilità specifiche dei costruttori, infatti, ancor più gravi apparivano e appaiono ai contribuenti le responsabilità delle autorità ‘pubbliche’ (ufficialmente costituitesi parti civili) che hanno autorizzato, o addirittura caldeggiato, l’esecuzione dell’opera.
Per anni inascoltata, l’associazione indipendente fiorentina ha documentato sin dall’inizio dell’operazione-TAV le condizioni di privilegio che le autorità centrali hanno accordato a un progetto che gli stessi uffici tecnici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Toscana e della Comunità Montana del Mugello avevano a suo tempo e per tempo criticato. Invece di tutelare in partenza il territorio, i soggetti preposti alla salvaguardia dell’interesse pubblico hanno dato il via libera - lesinando persino le risorse necessarie a un decente controllo ambientale: l’Osservatorio Ambientale in Mugello è scaduto a maggio 2007 e non è mai stato rinnovato - a un’opera che si è rivelata uno scempio anche erariale.
L’incontrollata lievitazione dei costi non è infatti un 'incidente di percorso': il danno erariale è un effetto strutturale, prevedibile, connaturato al modello finanziario adottato per la TAV". "L’analisi svolta nei mesi scorsi dalla Corte dei conti e dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici non lascia spazio a dubbi: se a costruire l’opera è un general contractor, che mantiene la direzione dei lavori e può permettersi impunemente errori progettuali o esecutivi, costosissime varianti e differimenti sine die della consegna, i costi (che sono e restano esclusivamente pubblici) crescono in maniera esponenziale, i tempi di cantierizzazione vanno fuori tabella, i danni sociali e ambientali si contano – semmai – soltanto alla fine, quando risultano ormai irrimediabili.
Una circostanza che il nuovo sindaco di Firenze Matteo Renzi continua a ignorare per il sottoattraversamento TAV di Firenze, nonostante che Idra abbia messo a sua disposizione due esperti nazionali di prim’ordine, l’ingegner Ivan Cicconi e il professor Marco Ponti, ben in grado di spiegare cosa è opportuno evitare e come è possibile raddrizzare l’architettura finanziaria perversa che ha fin qui caratterizzato gli appalti per la 'grande opera' TAV. Il meccanismo finanziario adottato per Firenze - ammonisce Idra - è in grado solo di portar male alla 'città del fiore' e all’erario". L’associazione Idra "vuole augurarsi che la spettacolare convergenza fra le evidenze del processo di Firenze e i risultati delle istruttorie degli organi di controllo contabile (Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, Corte dei conti) produca uno scossone salutare.
Cos’altro occorre aspettare di sapere per gettare alle ortiche questa politica del disastro? Idra ne ha scritto recentemente anche ai ministri Tremonti, Brunetta e Sacconi. Ne ha scritto ai presidenti delle Camere. Zero riscontri. Sono invece ormai più che maturi i tempi perché si sollevi il velo sullo scandalo dell’operazione 'grandi opere' in corso lungo l’intero territorio nazionale. Da Firenze a Bologna (dove si lavora nei cantieri TAV sotto le case anche di notte), dalla Val di Susa al Carso, dal Brennero alla Napoli-Bari al Ponte sullo Stretto, non ha più alcun senso continuare a perseguire il modello trasportistico, progettuale e finanziario che ha abbondantemente dissanguato – e continua a prosciugare - le casse dello Stato, le falde acquifere, il paesaggio, la stessa fiducia delle popolazioni nelle istituzioni pubbliche, quando la loro azione appare – come nel caso Toscana – così inefficace e inaffidabile".