"Spetta alla politica e alle sitituzioni decidere sulle scelte e predisporre tutti gli strumenti per assicurare la loro realizzazione e controllarne gli esiti, ma la politica non può sostituirsi ai tecnici, né le possono essere richieste doti di preveggenza che non possiede. Ciò che deve essere assicurato è che, se scavando si danneggia l'ambiente, chi ha fatto i lavori sia chiamato a riparare i danni". E' questa la valutazione del vicepresidente del Senato, Vannino Chiti, sull'invito a dedurre rispetto all'ipotesi di danno erariale per gli inconvenienti causati alle falde idriche dell'Appennino dalla galleria dell'alta velocità.
Chiti in qualità di allora presidente della Regione, ha gestito il sì della Toscana al tracciato dell'Alta velocità ferroviaria nel tratto appenninico della linea tra Milano e Napoli. Citando l'articolo 41 della Costituzione, l'attuale vicepresidente del Senato ha ricordato poi come l'impresa privata debba avere anche una funzione sociale e che in nessun modo le si può riconoscere un profitto se non si fa carico delle responsabilità verso la collettività. "Il nostro “sì” all'Alta velocità – ha aggiunto – si è accompagnato alla ricerca di strumenti di rigoroso controllo e di strumenti per la salvaguardia della sicurezza dei lavoratori e dell'ambiente, tanto che nella tratta più difficile, quella tra Bologna e Firenze si è avuto, e non per caso, un numero di morti inferiore a quello del tratto da Firenze a Roma.
Nella realizzazione del progetto si è potuti intervenire, contestare i danni alle risorse idriche e pretendere il ripristino ambientale, grazie agli strumenti di controllo messi in atto. Ci difenderemo quindi nelle sedi proprie. Su un altro piano, quello del confronto pubblico, non siamo disposti ad accettare una generica messa in stato d'accusa della politica, per moda, approssimazione, pregiudizi". Chiti ha aggiunto poi di non essere pentito di aver detto sì alla modernizzazione della rete ferroviaria ma che sarebbe utile che l'Alta velocità raggiungesse Reggio Calabria e interessasse anche si ala dorsale adriatica che quella tirrenica. "Siamo chiamati in causa – ha detto infine Chiti – non come persone, ma per la carica che ricoprivamo.
Sento un obbligo di trasparenza perchè concepisco la politica come responsabilità. Non ci sono risvolti penali, ma non mi faccio illusioni che non ci saranno strumentalizzazioni". di Tiziano Carradori