La fauna selvatica è diventata uno dei nemici più temibili dell’agricoltura. Questo il dato emerso ieri pomeriggio all’Accademia dei Georgofili durante la giornata di studio dal titolo “Danni causati dalla fauna selvatica all’agricoltura”. L’entrata in vigore della Legge n.157 del 11.02.1992, denominata “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, ha indotto ad un'effettiva innovazione nel concetto di pianificazione faunistico-venatoria estesa a tutto il territorio nazionale e alla determinazione della suddivisione delle competenze tra diversi enti. E’ emerso inoltre che i maggiori danni all’agricoltura sono causati dagli ungulati e, tra questi, in modo particolare dai cinghiali.
In Italia, l’entità degli indennizzi erogati ogni anno dalla Pubblica Amministrazione, per le richieste di risarcimento per i danni da ungulati all’agricoltura, supera i 10 milioni di euro, senza considerare i danni ai boschi, ai prati pascoli, quelli da parte dell’avifauna e da parte dei predatori e tutti i costi per la prevenzione dei danni da fauna selvatica (recinzioni, sistemi di protezione individuale intorno alle piante e così via). Secondo varie fonti, in Italia, vivono da 500 a 1000 lupi.
Gli indennizzi per questo tipo di danni, secondo uno studio del Ministero dell’Ambiente risalente agli anni ’90, si aggirano intorno a 4.000-5.000 euro per ogni anno per ogni lupo. “I risultati delle ricerche hanno messo in evidenza che il controllo delle popolazioni di selvatici, non può essere affidato alla sola caccia – ha spiegato il professor Orazio la Marca, docente ordinario della facoltà di Agraria all’Università di Firenze nella sua introduzione - tanto più se si tiene conto del progressivo diminuire del numero dei cacciatori e dell’età media sempre più alta per lo scarso interesse che viene manifestato dai giovani”.
Il controllo necessita, invece, di una pianificazione più approfondita e di un controllo delle popolazioni a livello territoriale, per evitare che, in alcune aree, si assista alla rarefazione della fauna, in altre ad una sovrappopolazione. “La tutela della fauna dev’essere perseguita per motivi multipli nel nostro Paese – ha proseguito la Marca -, riteniamo però inaccettabile che avvenga a spese degli addetti all’agricoltura. L’idea ventilata in qualche occasione di considerare il danno da fauna selvatica alla stregua di una sorta di rischio di impresa, a nostro parere, acuirebbe la conflittualità tra agricoltura e tutela della fauna selvatica che , invece, ha bisogno di un clima di sostenibilità”.
Fra i numerosi interventi, che si sono susseguiti nel corso del pomeriggio, si è discusso anche delle metodologie di rilievo dei danni finalizzati ad una corretta stima, degli aspetti giuridici connessi al risarcimento, degli strumenti per la difesa delle produzioni agricole e zootecniche e delle strategie per giungere ad un rapporto di compatibilità tra presenza della fauna selvatica e attività antropiche. Una particolare attenzione è stata rivolta alla fauna protetta oltre che da dispositivi normativi nazionali, da accordi e convenzioni internazionali.