Firenze, 28 Novembre 2008- L’inchiesta aperta dalla Magistratura ed il blocco imposto all’operazione urbanistica di Castello, coinvolgono oltre al Comune, anche la Provincia di Firenze e la Regione Toscana. Ed è scontro politico a Firenze sulla vicenda: lo scandalo ha spinto ieri il centrodestra a chiedere le dimissioni del sindaco Leonardo Domenici e della giunta, mentre i carabinieri del Ros si recavano negli uffici del Settore patrimonio e logistica della Regione Toscana. Poi i carabinieri hanno prelevato in Provincia documenti che, si ipotizza, riguardino il progetto e le procedure per la costruzione dei nuovi uffici provinciali e di un polo scolastico, e per il Gruppo Provinciale di Rifondazione Comunista ha presentato una domanda di attualità sulla questione.
La procura di Firenze è convinta che sull’area di Castello si sia giocata una partita con un solo sconfitto: l’interesse pubblico. Di fronte a questi ulteriori sviluppi, il Gruppo PRC chiede che il Presidente Renzi riferisca quanto prima al Consiglio Provinciale, già convocato per giovedì 4 dicembre p.v., e che si apra un adeguato dibattito su tutta la vicenda che coinvolge la principale scelta urbanistica dell’area fiorentina. Il PRC fin dagli anni ‘90 ha espresso e praticato con coerenza un netto dissenso sui progetti Fiat-Fondiaria, sia per l’uso del territorio, sia per i forti interessi speculativi connessi alle due operazioni.
Occorre fermare il Piano Strutturale di Firenze e ripensare radicalmente le politiche urbanistiche (tra cui il sottopasso alta velocità), portate avanti finora dal PD, dai grandi gruppi immobiliari e dalle grandi imprese del cemento, per rimettere al centro i bisogni sociali e la tutela del territorio. I Capigruppo del Pdl in Consiglio regionale Alberto Magnolfi (Fi-PdL) e Roberto Benedetti (An-PdL) hanno convocato per il prossimo 1 dicembre una riunione straordinaria dei gruppi consiliari del Popolo della Libertà durante la quale definire la posizione e le iniziative da assumere in merito alla vicenda politica e giudiziaria che prende le mosse dall’inchiesta.
«Da Montesquieu in poi il sistema democratico si fonda sulla divisione e autonomia dei poteri e cioè di quelli legislativo, esecutivo e giudiziario -scrive in una lettera aperta Nicola Rotondaro, capogruppo dei Comunisti Italiani- Per questo non commentiamo e non interveniamo sull'inchiesta aperta dalla Magistratura fiorentina sul caso Castello: l'inchiesta faccia il suo corso, individui le persone responsabili d'illeciti amministrativi e penali e lo faccia nel più breve tempo possibile.
Parimenti il potere legislativo, in questo caso il Consiglio Comunale di Firenze espressione diretta del popolo sovrano, e quello esecutivo, rappresentato dalla Giunta Comunale, entrambi autonomi dal potere giudiziario esercitino il loro in merito alle decisioni di politica urbanistica e alla loro gestione. La questione Castello, querelle vecchia di venti anni, non riguarda le scelte che il Consiglio ha fatto con l'adozione del Piano Strutturale pubblicato nelle forme di legge, sul quale sono state presentate osservazioni che la Giunta Comunale ha controdedotto proponendone al Consiglio l'accoglimento o il respingimento per la definitiva approvazione da parte dello stesso.
L'inchiesta in corso riguarda la gestione attuativa delle Convenzioni Urbanistiche stipulate tra Amministrazione Comunale e gruppo Sai-Fondiaria e approvate dallo stesso Consiglio Comunale. Firenze ha bisogno di una nuova programmazione urbanistica oggi regolata da un piano regolatore generale vecchio di oltre dieci anni e che non corrisponde più ai cambiamenti economici e sociali intervenuti a partire dal bisogno più acuto rappresentato dalle necessità abitative per i ceti più deboli, per gli studenti fuori sede, per i lavoratori stranieri sempre più crescenti.
Per questo, con la nostra azione, abbiamo determinato concretamente il raggiungimento di alcuni obiettivi per noi strategici: il primo quello di imporre la cessione gratuita al Comune del 50% delle aree o di parte dell'edificato soggetto a trasformazione urbanistica; il secondo quello di destinare, nel primo Regolamento Urbanistico conseguente all'approvazione del Piano Strutturale, il 50% della capacità edificatoria residenziale all'affitto a canone concordato con l'amministrazione con vincolo perenne.
E' per noi sufficiente? No, ci sono ancora alcuni nodi irrisolti e per i quali vogliamo insistere in questa fase finale di esame delle osservazioni e controdeduzioni e nel riesame delle Norme Tecniche d'Attuazione, dello Statuto dei Luoghi e della relazione Generale in merito alle seguenti questioni: primo la riqualificazione urbana dell'area di Campo di Marte riguardo allo spostamento dello Stadio e alle aree ferroviarie a seguito all'accordo con Ferrovie per la cessione dell'area destinata al nuovo polo musicale delle Cascine; secondo l'esplicita previsione tra gli strumenti attuativi dei progetti di riqualificazione urbana d'iniziativa e gestione pubblica sui quali far convergere anche iniziative private; terzo una più incisiva definizione del principio della perequazione urbanistica (la cessione gratuita di aree) applicabile agli interventi di trasformazione urbanistica dell'edificato che, tra l'altro rappresenta l'80% della capacità edificatoria complessiva; tanto è che su piani di recupero come quello di via Palazzuolo della Cassa di Risparmio di Firenze abbiamo votato contro proprio perché non c'era alcuna destinazione sociale.
Ma il raggiungimento di questi obiettivi ha un vincolo perentorio: portare in approvazione il Piano Strutturale e per questo svolgere un serrato confronto all'interno della maggioranza. Per questo sospendere la discussione sulla conclusione del Piano Strutturale è sbagliato: significa ricominciare da capo, perdere quei risultati che abbiamo conseguito e rinunciare ad altri. Noi questo confronto lo vogliamo fare perché un comunista non rinuncia mai alla battaglia in partenza!».