Firenze, 5 settembre 2008- Sono sempre più numerosi gli allevatori toscani, che, non riuscendo a fronteggiare i continui e crescenti attacchi del lupo, decidono di cessare l’attività. Lo confermano i dati che arrivano dal Mugello, dalla Val d’Orcia e da molti altri territori toscani, dove la presenza del predatore, negli ultimi tempi, continua a crescere in modo esponenziale, tanto da essere ormai abbondantemente fuori controllo. A denunciarlo è Coldiretti Toscana che, proprio oggi, in occasione del nuovo ceck up sul funzionamento della legge regionale 26 del 4 febbraio 2005 e del relativo regolamento attuativo, ha sottolineato con forza l’insuccesso prodotto dalla normativa.
“Le regole, studiate per tutelare il patrimonio zootecnico soggetto a predazione, non hanno dato i risultati ipotizzati dagli amministratori toscani. Animali morti non adeguatamente compensati, carcasse da eliminare, danni agli esemplari sopravvissuti non riconosciuti, spese eccessive per difendere le proprietà dalle invasioni dei predatori…. I problemi sono tanti e a volte diventano insormontabili tanto da far sparire dalla mappa della produzione toscana gli allevamenti più esposti alle aggressioni.
Proporremo idee e soluzioni nuove. I mezzi e le norme disponibili oggi, infatti, non sono sufficienti ad arginare il pericolo lupo. Non basta il sistema assicurativo di fronte ad attacchi cresciuti nel numero e nella violenza e gli indennizzi non sono sufficienti per garantire le imprese. Mancano ormai le condizioni per assicurare la sopravvivenza degli allevamenti”, ha detto Fausto Ligas, responsabile del settore zootecnico di Coldiretti Toscana, intervenendo alla riunione odierna. E ha aggiunto: “Una cosa comunque è certa.
La nostra organizzazione, di fronte a una questione tanto grande, complessa e urgente, non si accontenterà di un semplice restiling dei provvedimento né di semplici aggiustamenti. Al contrario. Pretendiamo che gli enti pubblici trovino gli strumenti per affrontare finalmente in modo corretto la gestione del territorio”.