L’aula del consiglio regionale ha approvato ieri pomeriggio la proposta di legge della Giunta sulla partecipazione. Uno dei punti qualificanti del provvedimento è quello che determina a chi si rivolge e su quali progetti opera la legge. La legge regionale di fatto premierà un'impresa, agevolando la procedura amministrativa di autorizzazione, se questa si farà "promotrice" di un percorso di partecipazione sull'argomento. E' una tesi rivoluzionaria che però non ha trovato opposizione nei gruppi consiliari di sinistra, sempre sensibili ai diritti di cittadinanza.
Sono persino legittimi dubbi di costituzionalità, poiché l'idea dell'assessore regionale innova la Filosofia della politica attribuendo soggettività politica anche alle società di capitali (S.p.A., S.a.p.A., S.r.l, S.C.r.l.), che potrebbero prendere parte e addirittura avviare processi decisionali sinora ambito escusivo della cittadinanza politica.
Eppure il testo di legge è chiarissimo. Nel momento in cui viene avanzata la proposta di realizzare un intervento di grande impatto sul territorio (opere pubbliche, decisioni capaci di incidere sulla vita sociale ed economica) possono chiedere un dibattito un ente pubblico, o privato che intenda realizzare una determinata opera, gli enti locali interessati, lo 0,50% dei residenti in Toscana che abbiano compiuto 16 anni.
In caso di progetti di dimensione locale, Comuni, cittadini, associazioni, scuole, o imprese possono avviare un Processo partecipativo presentando domanda per ottenere il sostegno regionale (che può essere finanziario, metodologico o di assistenza nella comunicazione). Le imprese possono presentare domanda per progetti che abbiano un elevato impatto (ambientale, sociale, economico). Questa deve essere accompagnata da un numero di firme che dipenderà dalla grandezza del territorio e prevedere risorse proprie, anche soltanto di tipo organizzativo.
Lo stesso vale anche per le domande presentate da cittadini, residenti e istituti scolastici.
Sembra il sogno delle grandi corporation multinazionali. Poter affiancare ad un procedimento amministrativo, anche uno politico, così da integrare la abituali attività di lobbying. D'ora in poi la Regione Toscana consentirà che anche le imprese agiscano nell'agone politico per il governo del territorio. A meno di ravvedimenti costituzionali, fuori tempo massimo.
Nicola Novelli