12.12.2007– Questo un primo ritratto tracciato da Teresa Savino e Valentina Patacchini dell’IRPET, all’interno del nuovo rapporto sulla Finanza locale in Italia, presentato oggi, presso la sede dell’ISAE a Roma. L’IRPET ha infatti approfondito la realtà dei comuni toscani. In base alla riforma del Titolo V, infatti, gli enti locali sono diventati titolari di alcune funzioni, ed in base al D.LGS. n.267 del 2000 possono dimensionare quantitativamente e qualitativamente le loro dotazioni organiche, nonché provvedere alla gestione delle risorse umane all’interno della propria autonomia organizzativa e normativa.
Nonostante ciò, negli ultimi anni, le autonomie locali si sono trovate a dover rispettare vincoli crescenti in materia di assunzioni e di contenimento della spesa pubblica imposti dal governo centrale attraverso le leggi finanziarie che si sono succedute a partire dal 2003. Uno degli effetti del blocco delle assunzioni è stato il mancato ricambio generazionale: nell’arco dell’ultimo quinquennio le nostre municipalità hanno perso 2.200 unità di lavoro under 40. La struttura per età risulta, dunque, fortemente sbilanciata verso le classi più anziane, la cui incidenza cresce in maniera significativa dal 27% nel 2001 al 35% nel 2005.
Nonostante i progressi compiuti in termini di presenza delle donne nelle amministrazioni comunali [nel 2006, il tasso di femminilizzazione è salito al 51,4% (48,3% Italia; 48% Toscana nel ’96)], tuttavia persistono forme di segregazione professionale femminile: le donne dirigenti rappresentano ancora meno del 30% sul totale dei dirigenti.
Nell’ambito delle municipalità toscane, inoltre, si riduce sensibilmente la quota di occupati con la sola licenza media inferiore (1/3 del personale) ed aumenta la presenza di dipendenti con titoli di studio superiori: i diplomati rimangono la componente maggioritaria (52%), ma i laureati registrano il tasso di variazione più elevato (+9%), attestandosi al 16%, con livelli crescenti all’aumentare della dimensione demografica.
All’interno di questo contesto l’analisi IRPET evidenzia una sensibile diminuzione, nel corso dell’ultimo decennio, dell’occupazione dipendente dei Comuni toscani: da circa 36.000 dipendenti (tasso su 10 anni) del 1996 a 29.000 nel 2005. Un trend negativo, questo, che coinvolge tutte le amministrazioni, indipendentemente dalla classe demografica, seppure i tassi di variazione risultino particolarmente negativi per i Comuni con più di 60.000 abitanti, soprattutto nell’ultimo biennio.
Nel quinquennio 2001-2005 la contrazione del personale è evidente in tutte le regioni, con tassi di variazione più o meno diversificati, ma che risultano mediamente più elevati nei Comuni delle regioni meridionali (-5,4%) rispetto a quelle del Centro (-5%) e del Nord Italia (-4,3%).
La diminuzione occupazionale nelle municipalità toscane è dovuta alla forte riduzione dei dipendenti con contratti a tempo indeterminato, che solo in parte la crescita delle forme atipiche di lavoro è riuscita a compensare. Nello stesso periodo, si registra una crescita generalizzata di tutte le forme di lavoro flessibile, con l’eccezione dei LSU (lavori socialmente utili), che tuttavia rappresentano una fattispecie particolare dal 2002 riassorbita nell’ambito delle politiche attive del lavoro.
Il contratto a tempo determinato rappresenta la tipologia più diffusa (88%); i rapporti di lavoro atipici meno tradizionali continuano a rappresentare un’esigua minoranza: modesto il ricorso al lavoro interinale (8%), ancora più contenuta l’incidenza di contratti di formazione lavoro (4%), anche se in crescita rispetto al più tradizionale lavoro a termine (passano dal 3% nel 2001 al 12% nel 2005). Complessivamente nel 2005, nei Comuni toscani, su poco più di 32.000 dipendenti, i lavoratori a termine sono circa 3.000, pari al 9,2% sul totale del personale impiegato.
Il dato risulta molto al di sotto di quanto rilevato a livello nazionale, dove la quota di lavoratori con contratti atipici nei Comuni si attesta al 14%. In Toscana sono soprattutto le amministrazioni di piccole dimensioni a far ricorso a personale a termine: i livelli minimi si registrano nei Comuni con oltre 100.000 abitanti, dove i lavoratori precari sono meno del 7%, a fronte di quote attestate tra il 10% e l’11% nei Comuni con meno di 20.000 abitanti.
L’analisi relativa alla diffusione del lavoro flessibile non include, però, le collaborazioni coordinate e continuative, la cui rilevazione purtroppo, così come quella degli incarichi di studio, ricerca o consulenza, sconta ancora molti limiti, visto che i dati – laddove disponibili – fanno riferimento esclusivo al numero di contratti attivati, senza alcuna informazione sul numero di lavoratori coinvolti, sulla durata di tali contratti, sul numero di rinnovi e su eventuali percorsi di ingresso nel lavoro dipendente.
La spesa complessiva sostenuta dalle amministrazioni comunali, nel 2005, per l’attivazione di collaborazioni è pari a circa 24 milioni di euro (a prezzi correnti), in sensibile crescita rispetto al 2001 (+60% in termini nominali). A fronte di una riduzione dei dipendenti, in linea con il trend nazionale, la spesa per il personale a partire dal 2000 è in aumento; arriva oggi a rappresentare oltre 1/3 del totale (1.083.642.769 euro a prezzi correnti). Per quanto concerne l’andamento delle retribuzioni dei dipendenti, in Toscana, nel corso dell’ultimo quinquennio, si osserva una dinamica differenziata della componente fissa e di quella accessoria, diretta a premiare incrementi di produttività: a fronte di una lieve diminuzione della prima (-1%), infatti, si registra un significativo incremento della seconda (+25%), che aumenta la propria incidenza sul totale della retribuzione (passando dal 15 al 19%), e va a beneficio soprattutto dei dirigenti (tasso di variazione del 9,7% rispetto al 2,2% dei non dirigenti).
La crescita ininterrotta dei livelli retributivi dei dirigenti, che raggiunge il punto più elevato nel 2004 (+18%), si interrompe nell’ultimo anno, con una contrazione di circa 8 punti rispetto al 2004. L’andamento retributivo negativo nell’ultimo anno può essere attribuito alla crescita del numero dei dirigenti impiegati presso i Comuni: +34 unità tra il 2004 e il 2005. Oltre la metà di tale incremento è determinato dal maggior ricorso da parte delle amministrazioni comunali a dirigenti a tempo determinato – la cui incidenza cresce in maniera significativa (dall’11% nel 2001, al 13% nel 2004 al 15% nel 2005) – e che si distinguono per livelli retributivi mediamente inferiori rispetto alla classe dirigenziale di ruolo: le retribuzioni medie lorde sono circa 57.000 euro per i primi contro oltre 61.000 euro per i secondi.
Per quanto riguarda i livelli retribuitivi del personale non dirigenziale le variazioni annue sono meno evidenti, caratterizzate da una dinamica negativa fino al 2003 e una crescita, comunque più contenuta, nel biennio successivo.