L'ESSIAC, una miscela di erbe tradizionalmente considerata utile per la cura dei malati di tumore, ed in particolare di quello al seno, si è rilevata inutile e addirittura dannosa al vaglio della medicina ufficiale. Per questo motivo il Centro Clinico di Medicina Naturale dell’Asl 11 di Empoli, diretto dal dottor Fabio Firenzuoli, in collaborazione con il dipartimento di oncologia medica della stessa azienda sanitaria, diretto dal dottor Giammaria Fiorentini, si è attivato per effettuare una ricerca clinica sulle pazienti affette da tumore al seno che abbiano o stiano assumendo ESSIAC.
ESSIAC è una miscela di erbe tradizionalmente considerata utile proprio per i malati di cancro, scoperta presso una tribù degli indiani del Canada negli anni ’20 dall'infermiera Renè Caisse, che la chiamò appunto ESSIAC, utilizzando il suo nome al contrario.
L’utilizzo di ESSIAC sotto forma di tisana è cresciuto considerevolmente negli ultimi anni, grazie alle sue presunte proprietà depurative e curative, ma la scienza non ha fornito riscontro clinico di efficacia nell’attività antitumorale, ha anzi dimostrato l’esatto contrario delle qualità terapeutiche credute e sperate dai suoi fruitori: la miscela di erbe in questione, infatti, per quel che comporta il tumore al seno in particolare, si è dimostrata in grado persino di incrementare la proliferazione di cellule maligne.
“Alla luce del grande ricorso a rimedi naturali da parte dei malati oncologici, si assiste anche nel nostro Paese ad un consumo sempre maggiore di questa tisana -ha sottolineato il dottor Fabio Firenzuoli - facendo unicamente riferimento a messaggi pubblicitari presi da Internet o da pubblicazioni divulgative. Cosa dice invece la scienza? Nessuna prova di efficacia. Non solo mancano prove cliniche di utilità o prove di attività antitumorale, ma è dimostrato che non serve neppure a migliorare la qualità della vita dei pazienti e, cosa particolarmente grave, sperimentalmente aumenta la crescita di cellule di tumore al seno.
Cioè, l’esatto contrario di quanto afferma l’uso popolare. I dati ad oggi disponibili dicono che non serve e addirittura che la sua assunzione diventa rischiosa proprio per le pazienti affette da tumore della mammella”.