Firenze– Il futuro della Pergola e quello del sistema teatrale fiorentino e toscano hanno catalizzato interventi e dibattito, oggi, al convegno Il teatro e la città organizzato per il Comune di Firenze dall’Associazione del Piano Strategico. Ne’ poteva essere diversamente considerato il valore della struttura, la sua storia prestigiosa, la sua vasta dimensione polifunzionale, tutti elementi che ne fanno una sorta di gigantesco meteorite destinato a sganciarsi dall’orbita materna dell’Eti per abbattersi con tutto il suo peso sulla rete regionale dei teatri.
Che l’evento comporti inevitabili rivoluzioni è dunque dato per scontato anche dai pubblici amministratori che, parlando in sequenza, hanno avviato la catena del dibattito. Prima Matteo Renzi, presidente della Provincia, poi gli assessori alla Cultura Giovanni Gozzini (Comune di Firenze) e Paolo Cocchi (Regione), intervallati dal moderatore Dario Nardella (presidente della commissione Cultura di palazzo Vecchio), seguiti dal direttore generale dell’Eti Ninni Cutaia, dai presidenti della Fondazione Metastasio (Gerardina Cardillo), degli Amici della Musica (Stefano Passigli) e da numerosi altri operatori pubblici e privati.
Mattei ha dichiarato senza mezzi termini che la Pergola è parte insostituibile del futuro culturale di Firenze e che quindi la Provincia farà tutto intero il suo dovere, affinché una tale stella diventi il fulcro della galassia teatrale metropolitana. Gozzini ha semmai insistito sul problema ineludibile delle risorse, oggi drammaticamente contingentate al punto di lasciar ipotizzare l’urgenza di una qualche forma di razionalizzazione delle attività dei 29 teatri fiorentini, grandi e piccoli, ognuno dei quali procede oggi per proprio conto, spesso arrancando con fatica, comunque tutti assetati di pubblici contributi.
Sulla circostanza il dibattito è più che aperto e non tutte le opinioni sono univoche. Tutt’altro. Si tratta all’evidenza di focalizzare bene fabbisogni e soluzioni, combinando le esigenze di operare in sinergia con le ovvie ambizioni di salvaguardare autonomie gestionali e creative. Temi non troppo semplici o scontati, che in ogni caso restano agganciati all’incombente futuro della Pergola. Gigante schiacciasassi oppure autentica opportunità per la Toscana?Su questa seconda ipotesi nessuno ha mostrato seri dubbi.
Tanto meno l'assessore al Piano Strategico Riccardo Nencini secondo il quale la cultura, Pergola compresa, è la grande scommessa di Firenze per restare nel gruppo delle città europee leader dell'ecomia della conoscenza. L’avvertenza generale, semmai, è che con la nuova Pergola niente dell’attuale sistema teatrale regionale potrà più essere come prima. Con le dovute cautele e ognuno per la parte che ha in commedia, lo hanno ripetuto un po’ tutti che una Pergola ereditata da un sistema di governance locale (come e composto da chi si vedrà) non potrà che rimettere in discussione il ruolo stesso del Metastasio di Prato come teatro stabile toscano, oltre ai complessi equilibri che oggi governano il settore e i rapporti tra province e capoluogo.
Per la Pergola si ipotizza intanto di farne un centro di alta formazione teatrale e un Teatro della lingua italiana. Una specifica che potrà essere integrata e supportata dal rapporto con altri istituti di gran pregio presenti a Firenze, primi tra tutti l’Accademia della Crusca e il Gabinetto Vieusseux. C’è che la Pergola è stata fin qui non solo prosa, ma anche musica e balletto e che Teatro Comunale e Amici della Musica forniscono gran parte del fitto calendario. Che ne sarà domani? Per questo bellissimo teatro, unico in Europa, perla tra le perle di Firenze, si tratta in sostanza di un futuro tutto da disegnare, tutto da definire, tutto da decifrare.
C’è la volontà di non lasciarlo andare, anzi di farne un faro della cultura toscana e fiorentina. Che, come inizio, lascia ben sperare. Per l’11 gennaio è previsto un secondo round di dibattiti dedicato alla Vocazione teatrale di Firenze e alla Formazione teatrale.