Massimo Castri e gli attori del Teatro di Roma portano sul palco della Pergola il maestro del realismo Anton Cechov con le “Le tre sorelle”. Un testo difficile, complesso ma sorprendentemente affascinante, perché colmo di temi ancora attuali.
L’incapacità di vivere è il filo rosso che lega i quattro atti di questo spettacolo, in cui non c’è un protagonista,ma dodici persone che vivono ,perché è la vita ciò che si vuole rappresentare e il loro lento trascorrere verso un destino di rassegnazione e sofferenza.
Il dramma si apre con un tavolo, vuoto, che aspetta di essere apparecchiato, sullo sfondo una parete azzurra come il cielo in primavera.
Lentamente entrano i personaggi di questo dramma,Cechov ci mostra questo gruppo e ce lo fa osservare per quaranta minuti, in tempo reale ,nell’attesa di un pranzo ,che non sarà mai consumato e così conosciamo le tre sorelle:Olga, la maggiore delle tre, è un insegnante e nonostante ciò, è ancora sognatrice ; Irina è la più giovane, piena di speranze e progetti per il futuro: ritornare nella tanto amata Mosca e trovare un lavoro. Infine Masa, la più cupa delle sorelle, già sposata e infelice, si rifugia nel suo unico piacere:il bere.
Attorno alle tre donne troviamo altri individui, altre vite che si accostano, si sfiorano, si incrociano ma non si annodano mai completamente, si avvicinano alla felicità ma non abbastanza per afferrarla.
Nel secondo atto è trascorso un anno e mezzo, troviamo gli stessi uomini riuniti attorno al tavolo; tutti stanno aspettando delle maschere per festeggiare la festa di carnevale che alla fine non ci sarà.
Sono cambiati, è cambiata l’atmosfera:marrone il colore dello sfondo che ha sostituito l’azzurro precedente, come sono mutati i protagonisti:la piccola Irina,prima vivace e allegra, adesso è stufa del lavoro e della propria vita.
Terzo atto, il gruppo non è più riunito, ma alle prese con un incendio che sta bruciando tutta la città, è passato del tempo e l’autore ce lo mostra attraverso le persone: le loro illusioni vitali cominciano a cadere come foglie, le speranze, i sogni, i propositi a scolorirsi ,l’aspettare ansioso lascia posto a una tetra noia che li rode come una malattia.
Ultimo atto:lo sfondo è giallo, è tempo di partire, dopo otto mesi tutti sono in procinto di andarsene. Nessuno ha realizzato i propri desideri: chi doveva sposarsi non si sposerà più, chi doveva andare a Mosca non ci andrà più, chi voleva diventare scienziato non lo diventerà più, è evidente la loro completa perdita di vitalità e di speranza. Tutto è fallito,tutto è solo in balia del destino.
Anton Cechov, un autore che in passato ha conquistato grandi padri della regia come Stanislavskij, è secondo Castri capace di raccontare ancora oggi la nostra difficoltà di vivere il presente e di costruire il futuro.
Attraverso un realismo che si radicalizza, dipinge il ritratto freddo e ironico di una comunità inconsapevole di essere in marcia verso il niente.
Oltre alle grandi interpretazioni delle attrici: Bruna Rossi, Laura Pasetti e Alice Torriani nel ruolo delle tre sorelle, bellissimi sono i costumi e le scene curate da Maurizio Balò.
Lo spettacolo resterà al Teatro della Pergola fino a Domenica 4 Novembre.
Carlotta Ghelardi