FIRENZE – Si è tenuta presso l’Auditorium del Consiglio Regionale la presentazione dello studio condotto dall’Istituto Regionale di Programmazione Economica Toscana IRPET sulle tariffe del servizio idrico in Toscana. Ricerca commissionata dal Coordinamento Toscano delle Autorità di Ambito Territoriale Ottimale, organismo che i Presidenti e i Direttori delle sei AATO hanno sviluppato per affrontare in maniera unitaria e condivisa alcune specifiche tematiche di particolare interesse. Dopo l’entrata in vigore della Legge Galli n.
36/94 si è avviato un profondo percorso di riforma del servizio idrico che ha portato, nella nostra regione, ad un intenso processo di razionalizzazione del settore. Una riorganizzazione questa che ha condotto da una parte all’unificazione della gestione a livello di Ambiti Territoriali Ottimali dall’altra all’integrazione dell’intero ciclo idrico - acquedotto, fognatura e depurazione – detto appunto Servizio Idrico Integrato. Un cambiamento quindi sia in senso verticale identificando un unico processo produttivo, con l’aggregazione delle gestioni preesistenti, che in senso orizzontale attraverso una pianificazione del servizio che considera territori più ampi dei tradizionali confini amministrativi.
Tutto questo basato sul principio di solidarietà e sussidiarietà tra i Comuni per una gestione della risorsa idrica volta a perseguire finalità di efficienza, efficacia ed economicità nel rispetto dei bisogni e degli interessi dei cittadini – utenti e nella tutela dell’ambiente.
Elemento fondamentale di questa riforma, inoltre, può essere individuato nel principio secondo il quale la tariffa, intesa come corrispettivo del servizio idrico erogato, deve essere ad integrale copertura dei costi di esercizio e di investimento, al fine di garantire l’equilibrio economico della gestione.
Questa disposizione comporta di fatto l’impossibilità da parte delle Autorità di Ambito di determinare tariffe “politiche” che generano, nel complesso, un livello di ricavi inferiore al totale dei costi del servizio. Prescrizione quindi che rende possibile realizzare gli investimenti necessari all’adeguamento infrastrutturale (in osservanza degli obblighi normativi e in ottemperanza delle direttive comunitarie), della rete di distribuzione acquedottistica e degli impianti di fognatura e depurazione.
Essa si deve però conciliare con un altro elemento di rilievo costituzionale: la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni e quindi del servizio idrico.
Compito delle Autorità di Ambito è quindi quello di armonizzare da una parte l’equilibrio economico della gestione e dall’altra la garanzia del principio costituzionale di accesso universale al servizio idrico. E’ quello che viene chiamato articolazione tariffaria lo strumento strategico attraverso il quale trovare la sintesi e la soluzione a questa ricerca di equilibri, per assicurare al contempo sia agevolazioni per i consumi essenziali che la tutela delle categorie più deboli: per attuare pertanto importanti politiche di sostegno sociale.
L’obiettivo dell’indagine condotta dall’IRPET è stato quindi quello di capire nei sei Ambiti toscani l’effettiva incidenza delle tariffe per il servizio idrico sul reddito delle famiglie e per individuare quei soggetti che necessitano di maggiori tutele.
La ricerca ha fotografato la situazione vigente nel 2005 cercando di simulare scenari alternativi e valutandone le possibili ricadute sia in termini di ricavi percepiti dal gestore che l’incidenza sul reddito delle famiglie.
Per le tariffe del servizio idrico, serve un sistema uniforme in tutto il territorio toscano, servono strumenti di controllo che migliorino l’efficacia attuale, a disposizione di cittadini e consumatori, e scelte politiche che riservino i fondi necessari alla realizzazione di alcune grandi opere pubbliche nel settore, i cui investimenti non possono essere sostenuti dal sistema tariffario.
È quanto ha affermato Vittorio Bugli, presidente della commissione Attività produttive del Consiglio regionale, nell’intervento alla presentazione di uno studio Irpet sulle tariffe del servizio idrico in Toscana, che si è tenuta questa mattina in Palazzo Panciatichi. “Un osservatorio, o uno strumento analogo, a livello regionale non è più eludibile”, ha detto Bugli. Servono, anche, scelte lungimiranti che permettano di realizzare i necessari interventi infrastrutturali: “Ci sono quattro o cinque grandi opere pubbliche da realizzare, non possiamo pensare che tutti gli investimenti in questo settore debbano ricadere sulle tariffe”.
“Le indicazioni utili che emergono da questo studio sono molte − ha aggiunto Bugli −, siamo di fronte ad un lavoro in itinere, che ci dice cose non definitive, ma ci indica quale sistema può funzionare meglio, cioè quello che si basa sulla tariffa a base individuale e sull’indicatore Isee.
È necessario andare avanti. C’è bisogno di una implementazione organizzativa e logistica, a fronte di una situazione che un tempo era molto carente e adesso è in buona parte migliorata. Oggi, è possibile inoltre utilizzare il patrimonio di conoscenza acquisito attraverso la strutturazione della tariffa sui rifiuti, la Tia, anche per la tariffazione del ciclo idrico. Il contatore individuale può assicurare un livello di equità superiore. Procediamo subito, le istituzioni sapranno dare il loro appoggio”.
Nell’incontro sono intervenuti anche gli assessori regionali Agostino Fragai (riforme istituzionali e rapporti con gli enti locali), che esclude “l’idea di differenziare le tariffe secondo un criterio di progressività in base al reddito, criterio che invece dovremmo riuscire a far rispettare da tutti per il pagamento delle tasse”; Marco Betti (difesa del suolo e servizio idrico), che ha confermato l’impegno ad arrivare in tempi brevi a regolamentare “un utilizzo più razionale di questa risorsa in tutte le sue fasi”; Eugenio Baronti (politiche per la tutela al consumatore), che ha manifestato perplessità sull’impostazione dello studio Irpet e si è espresso in difesa della legge di iniziativa popolare, per la quale ha contribuito alla raccolta delle firme: “In quella proposta - ha aggiunto - non c’è solo il criterio dei 40 litri giornalieri concessi gratuitamente a ciascuno, c’è una visione complessiva, che stabilisce il criterio dell’acqua come diritto alla vita e non come merce, e fa pagare di più chi invece consuma in eccesso”.
Baronti ha espresso, tra le varie ipotesi sul tavolo, una preferenza “per una riduzione a tre Aato in Toscana. Non sono favorevole ad un gestore unico”. Hanno partecipato all’incontro anche il difensore civico della Toscana, Giorgio Morales, e il presidente di Cispel Toscana, Alfredo De Girolamo (s.bar.)