Firenze – “L’orientamento sessuale non è una scelta”, questo il titolo della campagna di comunicazione lanciata dalla Regione Toscana e oggetto di dibattito in Consiglio regionale, con una mozione presentata dai gruppi del centrodestra, per chiedere il ritiro del manifesto che promuove la stessa campagna. La votazione - dopo un dibattito di oltre due ore – si è svolta in più puntate: prima parte, seconda parte e mozione nel suo complesso. Più precisamente, sulla premessa del documento, su 49 votanti 26 hanno votato contro, 16 a favore e 6 si sono astenuti: Erasmo D’Angelis, Lucia Franchini, Ambra Giorgi, Gianluca Parrini e Severino Saccardi, del Pd, e Luca Ciabatti, del Prc.
Astensioni non sono state invece registrate sulla seconda parte della mozione, che ha riconfermato gli stessi voti a favore e contrari, mentre nella votazione sull’atto nel suo complesso, non hanno partecipato alle operazioni di voto Alberto Monaci e Lucia Franchini, rispettivamente capogruppo e consigliera del Pd. L’aula ha quindi respinto la mozione, presentata e votata dai gruppi del centrodestra, che chiedeva il ritiro del manifesto - il neonato con il braccialetto con scritto “homosexual” – perché, a loro parere, fuorviante e sbagliato.
“Chiediamo il ritiro del manifesto. La dignità della persona e, ancor più, quella dei minori devono essere rispettate. E’ una campagna sciocca, non scioccante”. Così Anna Maria Celesti (FI) ha aperto il dibattito, illustrando la mozione presentata dai presidenti dei gruppi di Forza Italia, An, Udc e Af. Celesti si è dichiarata contraria all’utilizzo dell’immagine di un neonato ‘marchiato’ con la scritta ‘homosexual’. “La sinistra utilizza un neonato per speculare su una diversità”, ha aggiunto Virgilio Luvisotti (Af) ed anche per Luca Ciabatti “l’immagine non è condivisibile”.
“Penso sia un incidente: è una campagna brutta e sbagliata rispetto alle intenzioni – ha aggiunto – E’ come se si nascesse in qualche modo condannati: c’è un errore scientifico, politico e morale”.
“Le minoranze spesso devono ricorrere alle provocazioni per far valere i propri diritti – ha affermato Giancarlo Tei (Sdi) – Non ho capito se si critica l’uso del neonato o la scritta ‘homosexual’. Sulla prima si può discutere, sulla seconda lancio un messaggio rassicurante: ci sarà sempre chi difenderà le loro conquiste”.
Gino Nunes (Pd) ha definito il manifesto una “forte iniziativa” di promozione, “che provoca e fa scandalo”, ma che ha soprattutto il merito di aprire un dibattito culturale e di richiamare tutti al rispetto delle diversità e quindi dei differenti orientamenti sessuali. Per Giuseppe Del Carlo (Udc) l’iniziativa non è forte ma “sbagliata”, da qui l’invito alla Giunta regionale a riconoscere di aver perduto per strada le buone intenzioni e di essere inciampata nell’uso illegittimo del neonato in pubblicità.
Tutti possono esprimere le proprie valutazioni su un manifesto, secondo Anna Annunziata (Pd), ma il punto è andare oltre l’immagine e concentrarsi sui diritti e sull’impegno contro la discriminazione sessuale - che in Toscana è tradotto anche nello Statuto regionale e in una legge apposita – per discutere in positivo sulle azioni del governo.
“Il manifesto del bambino con il braccialetto è l’immagine della più meschina antipolitica, che vuole evitare la discussione sui problemi veri legati alle diveristà”.
Parole di Marco Cellai (An), intervenuto nel lungo dibattito, richiamando gli uomini delle istituzioni a dare risposte concrete e non provocazioni mediatiche. Altrimenti la Toscana, come ha affermato Maurizio Bianconi (An), rischia di essere la regione degli “spot stravaganti” e degli assessori ansiosi di arrivare sulle prime pagine del Corriere della Sera. Per il capogruppo di An “la diversità è affermazione di libertà” e l’uso del bambino non dimostra certo sensibilità su un tema così delicato.
Secondo la consigliera Stefania Fuscagni (Fi) non si può ricorrere a stupire per affermare le proprie idee, tanto più da parte delle istituzioni. Da qui l’invito a riflettere su cosa è comunicazione istituzionale e comunicazione commerciale.
Alessia Petraglia (Sd) ha invece ringraziato la Giunta per aver provocato il dibattito sia in Consiglio che nella società, invitando a coninvolgere le tante voci del mondo gay, omosessuale e transgendico. “Diciamo all’assessore Fragai – ha concluso - di continuare a lavorare in modo laico su questi temi”.
Per Roberta Fantozzi (Prc) la campagna di comunicazione serve per combattere l’omofobia, “emergenza troppo spesso sottovalutata e che provoca atteggiamenti estremi”. In merito alla scelta del neonato, ha affermato che i bambini si strumentalizzano molto di più nella pubblicità commerciale legata agli interessi di mercato. Marco Carraresi (Udc) si è detto “sconcertato per l’approccio superficiale, sbagliato e fuorviante di questa campagna di comunicazione”, che va oltre la scienza e la medicina, attribuendo all’orientamento sessuale una origine genetica.
L’assessore Agostino Fragai, dopo aver ringraziato tutti per aver espresso “opinioni senza veli”, ha annunciato di non ritirare il manifesto perché “corretto”. “Il manifesto, che viene dal Canada - non è un trattato scientifico, ma un messaggio per affermare che l’orientamento sessuale non è né un capriccio né un vizio”. Ricordando che lo scopo del manifesto era quello di sollevare un problema e aprire un dibattito, Fragai ha sottolineato che non si tratta certo di una azione estemporanea, ma ben inserita nel solco dell’approvazione dello Statuto, della legge per combattere le discriminazioni sessuali, nelle iniziative rivolte agli insegnanti per riconoscere gli eventuali disagi degli adolescenti.
“La Giunta regionale proseguirà nelle sue politiche – ha concluso – per difendere i diritti di tutti”.
Le dichiarazioni di voto hanno ribadito le posizioni dei gruppi e quelle personali: Pd, Prc, Verdi e Sdi hanno annunciato il voto contrario, mentre An, Fi, Udc e Luca Ciabatti (Prc) il voto favorevole. La mozione del centrodestra è stata respinta.
Il Comitato Gay e Lesbiche Prato ha indetto per il giorno 25 novembre 2007 (una domenica) una pubblica manifestazione da tenersi in forma di presidio in Piazza del Comune a Prato dalle ore 15 alle ore 20.
Il titolo della manifestazione sarà “Prato: città aperta – Per una città senza omofobia e discriminazioni”. L’esigenza di una presenza pubblica e chiara di realtà glbt (gay, lesbiche, bisessuali e trans) si è fatta evidente negli ultimi mesi; nella città di Prato, a livello mediatico, si è passati dal silenzio sulle tematiche glbt alla riproposizione violenta di stereotipi omofobici. Il Comitato Gay e Lesbiche Prato, come prima (suo malgrado) realtà visibile cittadina, si è dovuto anche confrontare con aggressioni verbali in occasione della partecipazione ad un evento pubblico contro il razzismo.