Firenze - Troppo peperoncino fa male alla prostata? E fanno male anche l'astinenza sessuale prolungata e il coito interrotto? Lo dicono gli urologi. Ma se il peperoncino e' tra tutte le piante quella con piu' spiccata attivita' antiossidante, maggiore anche dei broccoli e delle carote? Il peperoncino finisce dietro al banco degli imputati reo di fare parte di quegli alimenti dannosi per la prostata.
E’ stato condannato senza processo, senza prove, senza indizi. Ma il peperoncino è assolutamente innocente.
Anzi è una pianta altamente benemerita. Mangiatene pure senza paura. Lo afferma l’Associazione Nazionale Medici Fitoterapeuti (Anmfit) in relazione alle odierne notizie di stampa circa una presunta tossicità dell’alimento, additato in un congresso di Urologia in corso a Roma come fattore di rischio di malattie prostatiche, tra cui il tumore. “Niente di più falso”, commenta il presidente dell’Anmfit, Fabio Firenzuoli, direttore a Empoli del Centro di Medicina Naturale e del Centro di riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana.
“Così come servono prove scientifiche per dire se una sostanza fa bene alla salute o se addirittura serve per curare certe malattie”, aggiunge, “servono prove anche per affermare che una sostanza è tossica o pericolosa o cancerogena.
Servono prove anche se la sostanza è naturale e, a maggior ragione, se si tratta di un alimento. Altrimenti si rischia di provocare inutili allarmismi, peraltro privi di qualunque fondamento”. L’Anmfit ricorda dunque che dal punto di vista scientifico, e non popolare, la realtà dei fatti, è la seguente:
1) il peperoncino non è cancerogeno. Le popolazioni che ne fanno più uso (Messico) non presentano infatti una maggiore incidenza di cancro prostatico;
2) non esiste alcun lavoro scientifico, né sperimentale, né epidemiologico, che dimostri la pericolosità della piatta in questione.
Tutti i lavori scientifici, pubblicati su riviste internazionali, dimostrano l'esatto contrario. E cioè:
1) il peperoncino è tra tutte le piante quella con più spiccata attività antiossidante, maggiore anche dei broccoli e delle carote. Inoltre è dotato di elevata attività antiproliferativa su cellule tumorali;
2) induce la cosiddetta Apoptosi, cioè favorisce la morte programmata delle cellule del tumore prostatico;
3) la Capsaicina, una delle sostanze contenute nel peperoncino, agisce sul citocromo P450, inibendo così la formazione nell'organismo di pro-cancerogeni naturali.
Non solo: la Capsaicina la capsaicina inibisce la crescita di cellule tumorali prostatiche
4) i Carotenoidi, ovvero le sostanze responsabili del colore giallo e rosso del peperoncino, hanno dimostrato una potente attività antitumorale in vitro;
Per concludere, il peperoncino come alimento favorisce la digestione, offre una buona quantità di sostanze protettive e antiossidanti, e presenta anche interessanti proprietà farmacologiche sfruttabili in medicina: maggiormente studiate sono le attività contro il dolore e la cefalee in particolare.
Importanti a questo proposito le ricerche del prof. Pierangelo Geppetti, (Istituto di Farmacologia, Università di Firenze), uno dei massimi ricercatori mondiali proprio sui recettori nervosi della Capsaicina.
“Chi gradisce il peperoncin”, spiega Firenzuoli, “può quindi mangiarlo tranquillamente senza rischi. Anzi, proprio i maschi devono sapere che la pianta contiene sostanze addirittura utili nella prevenzione del cancro prostatico”.