Firenze, 25 Ottobre 2007- La campagna di comunicazione contro le discriminazioni sessuali con il patrocinio della Regione Toscana suscita polemiche, presentando in un manifesto il bebè omosessuale.
Non erano da attendere le reazioni da destra. «Il manifesto contro la discriminazione sessuale è veramente raccapricciante e non è ammissibile che la Regione Toscana sia presente con immagini così sconcertanti». Così il Consigliere regionale di Alleanza Nazionale Marcella Amadio commenta le recenti scelte mediatiche della Regione Toscana che hanno sollevato polemiche in tutta Italia.
«E’ disgustoso – attacca l’esponente di An – utilizzare un neonato per determinate campagne e credo che Fragai e Martini dovrebbero chiedere scusa a tutti i toscani e agli italiani per questa scelta, che è semplicemente irresponsabile e la dice lunga sulla loro sensibilità nei confronti dei minori». «Farebbero bene invece – conclude Amadio – e mi riferisco in particolare a Martini, a istituire il Garante dei minori, figura che in Regione Toscana manca e che invece è presente in tante altre regioni d’Italia».
In questi due giorni, dalla presentazione della campagna “Gay si nasce”, patrocinata dal Ministero per le Pari Opportunità, molte socie e molti soci di Arcigay Firenze hanno scritto, manifestando il loro disappunto e, talvolta, l’indignazione per il manifesto utilizzato e per lo stesso slogan che la Regione ha voluto attribuire alla Campagna.
"Pur plaudendo l’intento dell’iniziativa -spiegano Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, rispettivamente Presidente e Segretario di Arcigay “Il Giglio Rosa”- ci sentiamo di dover prendere le distanze da una campagna che, ahinoi, dai feedback che abbiamo raccolto in queste ore, non ha saputo arrivare pienamente a tutti i cittadini. Se l’intento è quello di educare al rispetto, di combattere il pregiudizio e di promuovere la parità di dignità e di diritti delle persone lgbt, era essenziale, a nostro parere, improntare una comunicazione ben diversa, non imponendo un etichettamento – come è apparso essere quell’homosexual al braccio di un neonato – né inducendo a pensare all’omosessualità non tanto come una variante della sessualità umana – come, del resto, è – ma piuttosto come una sindrome non guaribile che dobbiamo rassegnarci ad accettare.
L’Arcigay di Bologna qualche anno fa fece una bellissima campagna dove in un manifesto si ritraeva un pompiere che salvava dalle fiamme una persona; la frase sottostante era proprio Cambia qualcosa se vi diciamo che è omosessuale?. Perché – ci chiediamo – la Regione non ha ripreso come idea questa tipologia di linguaggio e questo tipo di messaggio, magari ritraendo comunque un bambino, con nel braccialetto il nome Marco e con la frase Se vi dicessimo che potrebbe amare per tutta la vita un altro Marco, cambia qualcosa?.
Forse le polemiche sarebbero state minori, o meno plausibili, e, una volta tanto, chiunque, per strada, si sarebbe domandato, dentro di sé, se davvero valga la pena continuare a discriminare l’omosessualità. Inoltre, a seguito delle molte comunicazioni pervenuteci, che accusavano la nostra Associazione di aver messo in piedi una campagna assolutamente inefficace, teniamo a precisare che Arcigay Firenze non è stato interpellato né nella fase di creazione né di presentazione della Campagna stessa.
Pertanto, chiariamo che la paternità dell’iniziativa è esclusiva della Regione Toscana e che, se ne avessimo avuto l’opportunità, sicuramente avremmo portato in quella sede le nostre perplessità e le nostre idee".
Anche Azione gay e lesbica esprime la propria indignazione per il messaggio scelto per la campagna di comunicazione contro l’omofobia della Regione Toscana: "L’orientamento sessuale non è una scelta", con l’immagine di un neonato che indossa un braccialetto con la scritta "homosexual": "Questo slogan inquadra l’omosessualità in una concezione biologista, suggerisce un’idea genetica, quasi razziale, dell’omosessualità che contraddice la correttezza scientifica ed invita ad una tolleranza pietistica verso le persone ad orientamento omosessuale, mostrando lesbiche e gay come soggetti deboli che non scelgono le proprie vite.
Esprimiamo, d’altro canto, pari indignazione per gli attacchi vergognosamente omofobi provenienti dal centro-destra, come sempre pronto ad attaccare, con toni beceri e violenti, tutto ciò che concerne lesbiche, gay e trans. Rispetto alla campagna di comunicazione, esprimiamo sconcerto riguardo alla cancellazione della libertà di scelta degli individui perpetrata in questa iniziativa: noi crediamo nel concetto di autodeterminazione di tutte e tutti, riteniamo che il rispetto sia dovuto a tutte le persone a prescindere dalle loro scelte e dai loro stili di vita.
Esprimiamo il nostro sconcerto davanti al fatto che la Regione Toscana, nel produrre questa campagna, non abbia fatto tesoro dell’elaborazione politica e culturale del nostro movimento che pone al centro il concetto di autodeterminazione e che, inoltre, al termine omosessuale, di ambito medico e neutro rispetto al genere, preferisce nominare le singole soggettività parlando di lesbiche e gay. E’ questo il vergognoso epilogo di un percorso, quello della Task Force LGBT della Regione Toscana, che, gestito in modo autoreferenziale e chiuso dall’assessore Fragai e dal consulente De Giorgi, invece di fornire strumenti alle associazioni LGBT e di mettere al servizio della comunità la ricchezza culturale da queste prodotta, opera al loro posto, e addirittura mette in campo azioni che riportano il dibattito sul tema dell’omosessualità indietro di almeno trent’anni, quando scienza, chiesa e politica disquisivano e decidevano sui corpi e sulle vite di lesbiche, gay e trans, quando cioè il movimento non era ancora nato.
Chiediamo l’immediato ritiro della campagna e l’apertura di un dibattito serio tra istituzione e movimento senza l’intermediazione di nessun consulente scelto e pagato da un assessore".
Unaltracittà/Unaltromondo, condividendo le critiche delle associazioni LGBTQ, ritiene che questo messaggio sia non solo superato, ma persino pericoloso in un momento storico in cui razzismo ed omofobia stanno riemergendo. Riteniamo che quando un ente come la Regione Toscana decide di promuovere una campagna contro l'omofobia lo debba fare con responsabilità e non con approssimazione, e sicuramente non additando gay e lesbiche (e i/le trans? e i/le bisessuali?) come portatori di un orientamento sessuale congenito e quindi non scelto.
Dopo anni di battaglie per l'autodeterminazione, dopo tutte le elaborazioni sulla costruzione dell'identità di genere risulta paradossale che venga ancora utilizzato lo stereotipo dell' omosessuale come soggetto segnato da un tratto biologico. Suggeriamo alla Regione Toscana di riprovarci, magari con un bel manifesto in cui si legga: "Essere omosessuali. Può essere una scelta.".