“La criminalità organizzata fa affari ai danni della salute dei cittadini, del paesaggio, del territorio, dei beni artistici, della fauna e della flora – ha commentato Piero Baronti, Presidente di Legambiente Toscana - Le sofferenze toscane si chiamano traffico di rifiuti e discariche abusive di scarti di derivazione industriale, siano essi speciali, pericolosi e anche nocivi, ma si hanno anche casi sparsi di abusivismo edilizio, con punte maggiori all'Isola d'Elba. Grave è anche la situazione relativa al costante aumento di bocconi avvelenati, tanto che Legambiente intende costituirsi come parte civile, accanto alla Provincia di Firenze, contro i processi in corso per tali crimini”.
Piero Baronti ha aperto così stamani la presentazione del rapporto ecomafia 2007 presso il Consiglio regionale.
La situazione della Toscana risulta subito chiara dai dati raccolti dalle varie istituzioni: non ci sono organizzazioni criminali che costituiscono fitte reti di reati ambientali ma c’è una preoccupante illegalità diffusa che fa conquistare alla regione il settimo posto nella classifica nazionale.
Con una quasi completa discordanza rispetto all’andamento nazionale, la Toscana presenta una diminuzione del numero di infrazioni (dalle 1480 del 2005 alle 1421 del 2006), un aumento delle persone arrestate o denunciate ( da 1463 a 1541) e una diminuzione del numero di sequestri effettuati (da 497 a 338).
Per quanto riguarda il “mattone selvaggio”, si riscontra come questo fenomeno abbia subito un forte calo mentre, la vera piaga della Toscana ovvero l’illegalità nel ciclo dei rifiuti, non fa che peggiorare portando addirittura la regione dall’undicesimo all’ottavo posto.
Il totale delle infrazioni è salito da 222 a 267, dato preoccupante se si pensa che la tendenza a livello nazionale è nettamente opposta. Le denuncie e gli arresti relative al ciclo dei rifiuti è passato da 261 a 616, il numero dei sequestri invece da 104 a 76.
“Siamo tutti impegnati a contrastare il rischio dei traffici illeciti ed a fare in modo che la Toscana non venga più associata alle parole ecomafia o illegalità – ha dichiarato Erasmo D’Angelis, presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale – Purtroppo dal 2002 a oggi la nostra regione è stata spesso presente tra quelle coinvolte nelle operazioni delle forze dell’ordine che hanno portato ad arresti e sequestri per traffico illecito di rifiuti industriali in tutta Italia.
Abbiamo, però, competenze e capacità per garantire il buongoverno dei rifiuti e la lotta a ogni tipo di illecito e alle spalle anni di lavoro e analisi approfondita sulle ecomafie. Dopo le inchieste del Noe dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale abbiamo posto con forza il tema del rafforzamento dei controlli nazionali e regionali sulla produzione e sullo smaltimento finale dei 7.5 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti speciali industriali pericolosi e non (3 volte i rifiuti urbani), un terzo dei quali sparisce dalla contabilità.
E’ per questo che c’è bisogno di un impegno straordinario nella gestione dello smaltimento in piena sicurezza dei nostri rifiuti. Le ecomafie e la criminalità ambientale puntano ad insediarsi anche in Toscana e dobbiamo dire grazie alla magistratura e alle forze dell'ordine che stanno svolgendo un'azione meritoria. E’ anche l’ora di inserire i reati ambientali nel codice penale”.
Il vero problema del nostro territorio non sono i rifiuti urbani, che sono tenuti magistralmente sotto controllo, ma quelli industriali.
“In Toscana, ogni anno, sono prodotti oltre 7.000.000 tonnellate di rifiuti speciali (pericolosi e non) cui si aggiungono circa 1.200.000 tonnellate di rifiuti importati da altre regioni e approssimativamente 1.500.000 tonnellate di rifiuti esportati dalla Toscana ad altre regioni e fuori il territorio nazionale.
– ha spiegato Sonia Cantoni, Direttore Generale di ARPAT - In considerazione della irrilevante percentuale di impianti gestiti “in conto proprio”, si comprende come tali quantitativi (intorno a 10.000.000 tonnellate) siano necessariamente oggetto di attività caratterizzate da passaggi e trasferimenti tra soggetti diversi, che operano con obiettivi di interesse economico e con diversa propensione al rispetto delle leggi e dell’ambiente. Pertanto, uno degli elementi di feedback del rapporto Ecomafia, che già mette in luce la validità, ai fini delle indagini, delle modifiche apportate alla normativa (v.
modifica introdotta con l’art. 53 bis dell’ex Dlgs 22/97), è quello di evidenziare la necessità, non più derogabile, di una legislazione in materia di rifiuti chiara, certa, coordinata e senza proroghe – quindi credibile - supportata da norme tecniche altrettanto precise nonché da strumenti informativi accessibili e trasparenti, quale strumento ex ante per contrastare, almeno, quell’illegalità non sempre cercata. Tali strumenti sono tanto più necessari in mercati sempre più aperti anche nel campo dei rifiuti (si vedano ad es: indagini recenti delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato sul recupero dei rifiuti)”.
Molte sono purtroppo le discariche abusive dove sono stati rinvenuti rifiuti speciali e pericolosi, in particolare oli e catrami, pneumatici e parti di autovetture nonché vecchie attrezzature.
Materiali su materiali vengono scelleratamente abbandonati dall’uomo anziché fatti smaltire con le necessarie precauzioni in modo da non diventare dannosi né per l’uomo, né per gli animali e né per l’ambiente.
“Le ecomafie sono un problema aperto del nostro paese – ha dichiarato Ermete Realacci, presidente VIII Commissione della Camera dei Deputati (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) - Da una parte servono strumenti repressivi più efficaci, come l’inserimento dei reati ambientali nel codice penale, argomento della proposta di legge numero 25, la prima in questa legislatura su questo tema, che mi vede come primo firmatario e sottoscritta da un centinaio di parlamentari di maggioranza e opposizione.
Una riforma di civiltà che il nostro paese attende da troppe legislature. Dall’altra è necessaria una semplificazione della legislazione per rendere più agevole il rispetto della legge da parte delle imprese e dei cittadini. L’aumento dei reati di traffico illecito di rifiuti in Toscana che si conferma quest’anno è un segnale allarmante che mostra come ormai ci si trovi davanti ad un business milionario che interessa non solo le regioni del Mezzogiorno, quelle a tradizionale presenza mafiosa, ma per mezzo di network illegali gestisce rotte che attraversano il Paese in tutte le direzioni, adeguandole a seconda delle esigenze e delle opportunità.
Una vera e propria piaga che genera non solo gravissimi danni all’ambiente, ma anche alla salute delle persone e all’economia sana”.
Migliorata la situazione degli incendi anche se la regione continua a rimanere al sesto posto. Circa il 60% dei fuochi sono ancora appiccati con dolo spesso al fine di ottenere vantaggi personali. Per combattere questo fenomeno è stato creato il “catasto delle aree percorse dal fuoco” in modo da applicare con esattezza i giusti vincoli ai vari casi.
In base alle esigenze si ha il divieto per un tot di anni di modificare la destinazione d’uso d’area, l’impossibilità di realizzare edifici, di andare a caccia o di esercitare pastorizia.
Si calcola che circa il 43% dei comuni toscani abbia già compilato il suddetto catasto, dato confortante se si pensa che la media nazionale è del 24%. C’è tuttavia da specificare che alcuni comuni non hanno ancora adempiuto a questo dovere semplicemente perchè non hanno avuto casi di incendio sul loro territorio.
Non sono mancati i rapporti delle forze dell’ordine. Rappresentanti della Guardia di Finanza, del Corpo Forestale dello Stato e della Polizia Provinciale di Firenze hanno sottolineato come la Toscana sia seriamente intenzionata a combattere l’ecomafia grazie alla sinergia e alla collaborazione di tutti i vari apparati.
Sono già stati fatti importanti passi in avanti anche nell’ambito di inchieste transregionali e si prospettano ancora nuovi miglioramenti.
Virginia Friggeri