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Ecomafia: oggi a Firenze il rapporto di Legambiente

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 luglio 2006 18:18

“Gli imprenditori e le istituzioni devono recuperare i ritardi nell’impiantistica, ma anche coloro che producono rifiuti speciali devono fare la loro parte in modo che il prossimo rapporto di Legambiente ci veda nella parte più bassa della classifica”: questo il commento di Erasmo D’Angelis, presidente della commissione Ambiente e territorio del Consiglio regionale sul “Rapporto Ecomafia 2006” presentato oggi da Legambiente a Palazzo Panciatichi. Il rapporto conferma anche nel 2005 la centralità della regione per quanto riguarda i traffici illeciti: nel periodo intercorso dalla presentazione dell’ultimo rapporto (31 maggio 2005), su 49 operazioni delle forze dell’ordine la Toscana compare in 16.



“Siamo tutti impegnati affinché la parola Toscana non venga più associata alle parole ecomafia e illegalità”, ha aggiunto D’Angelis, la cui Commissione ha svolto nei mesi scorsi un’indagine conoscitiva approfondita che ha contribuito a mettere a nudo il traffico illegale di rifiuti speciali. “Bisogna aumentare i controlli sulla quota di quelli speciali industriali pericolosi e non che sfugge alla certificazione fiscale, cioè un terzo dei 7,5 milioni di tonnellate che vengono prodotti ogni anno”, ha sottolineato e per far questo occorre arrivare a una “tracciabilità” degli scarti industriali, sulla quale l’assessore regionale all’Ambiente, Marino Artusa, ha annunciato l’imminente presentazione di un progetto sperimentale.



Per quanto riguarda, infine, le costruzioni abusive, il rapporto conferma la Toscana resta al quinto posto, subito dopo le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: “E’ finito il tempo dei condoni – ha detto D’Angelis – e si apre un capitolo nuovo con effetti immediati nella lotta contro l’abusivismo”. Nel corso della presentazione curata da Legambiente, il procuratore generale Pier Luigi Vigna ha sottolineato che “il punto fondamentale per combattere contro le ecomafie è quello di rompere il consenso che c’è fra chi offre e il servizio illecito e chi lo chiede”.

E’ questo incontro illecito fra interessi che ha impedito che “nel codice penale venisse introdotto un titolo dedicato ai reati ambientali”. (p.m.)

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