Firenze 14/05/2007- Siamo di fronte ad una riduzione delle piogge del 40% rispetto all'inverno meno piovoso e all'ultima fase di emergenza idrica, quella del 2002-2003. Il 2007, sembra, passerà alla storia come l'anno più caldo dal 1800. Eppure i consumi idrici continuano a crescere. In Toscana, sommando tutti i consumi d'acqua per uso civile, agricolo zootecnico e industriale, siamo a 257 litri a parsona al giorno: è come se ci vivessero 12 milioni di persone anziché 3,5 milioni. A questo si aggiungono le perdite degli acquedotti (il 27% del totale nella nostra regione), che dal 1997 aumentano dello 0,61% l'anno.
E' questo il quadro che delinea presidente della commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale della Toscana, aprendo i lavori della Conferenza regionale sull'emergenza idrica, oggi a Firenze. Un quadro che richiede un salto di qualità nelle scelte politiche e nella consapevolezza di tutti; basti pensare che nei prossimi 15 anni, secondo i piani dei sei ATO della Toscana, serviranno 3 miliardi di euro solo per la rete di distribuzione, acquedotti e condutture. Sono due, allora, secondo il presidente della commissione, le strategie da perseguire: la prima a lungo termine, con l'adozione di una politica che intervenga sulle cause degli squilibri e dei cambiamenti climatici e che veda la concretizzazione degli impegni internazionali, a partire dal protocollo di Kyoto; la seconda strategia, più immediata, deve prevedere misure di tutela e buona gestione dell'acqua, intervenendo in via prioritaria sulle cause degli sprechi, evitando gli abusi nei consumi domestici, in agricoltura e nell'industria.
L’assessore regionale all’Ambiente ha spiegato che i cambiamenti climatici sono una realtà che va affrontata anche in Toscana, e ha confermato che il quadro della situazione sulla disponibilità della risorsa idrica aggiornata al 30 aprile 2007 è preoccupante.
Confrontando il periodo settembre 2006 – aprile 2007 all’analogo periodo 2003 (che sfociò nella grave crisi idropotabile dell’estate) i dati mostrando che ci sono state meno piogge, con oscillazioni tra il -10% della provincia di Massa e il -25% di Arezzo, con una media del -17%. Gli obiettivi della proposta di legge per l’emergenza idrica, ha proseguito l’assessore, sono quelli di dotarsi in via ordinaria di piani operativi da attivarsi quando si verificano stati di crisi ed emergenza idrica, in modo da snellire e accelerare gli iter necessari per garantire l’approvvigionamento destinato al consumo umano.
Piani di prevenzione dell’emergenza sono stati al momento approvati in quattro dei sei Ato regionali: mancano all’appello gli ambiti Ato 3 Firenze Prato Pistoia e Ato 5 Livorno. In questi giorni, a fronte della dichiarazione dello stato di emergenza per il Centronord Italia, la proposta di legge toscana vuole accelerare la realizzazione di interventi già programmati per mitigare gli effetti della siccità. Esistono comunque, secondo l’assessore, delle carenze di sistema che devono essere colmate ed è necessario proceduralizzare la “preemergenza” per renderla controllata.
La finalità generale dell’azione regionale è quella di un governo dell’acqua equo, equilibrato e sostenibile, e arrivare a un articolato di legge da definire d’intesa con le Province focalizzato sulla riduzione degli sprechi e sul più razionale utilizzo della risorsa acqua. Obiettivo, infine, è anche quello di far nascere la Consulta dell’acqua, poiché sul tema delle risorse idriche la partecipazione e la relazione tra diversi attori è centrale.
Anche gli interventi tecnici hanno messo in luce la situazione di difficoltà in cui versa la Toscana.
Sergio Baderi, del Servizio idrologico regionale ha illustrato quali sono le previsioni del Lamma per i prossimi tre mesi: avremo un giugno particolarmente caldo, con temperature decisamente al di sopra della media e precipitazioni nella norma; il mese di luglio sarà nella media; agosto per fortuna sarà leggermente più piovoso, ma si tratterà per lo più di temporali, quindi precipitazioni che per l'emergenza idrica non servono a molto. Il segretario generale dell´Autorità di bacino dell´Arno Giovanni Menduni ha spiegato che per l’Arno ogni anno la situazione è critica, ed ha espresso peplessità sul fatto che si proclami l’emergenza a livello regionale, quando esistono situazioni molto differenziate.
Raffaello Nardi, segretario generale dell'Autorità di bacino del Serchio, ha sottolineato la necessità che per i piani operativi si acquisiscano anche i pareri delle Autorità di bacino. Da parte dell’Anci, un appello affinchè si arrivi a un piano delle acque, obiettivo prioritario anche per la montagna.
Domani 15 maggio, il consiglio regionale si unirà per discutere la proposta di legge 180 “Norme per l’emergenza idrica e per la prevenzione della crisi idropotabile”, le cui linee guida principali sono state presentate oggi durante la Conferenza regionale sull’emergenza idrica “Il valore dell’acqua” che si è svolta all’auditorium del Consiglio regionale.
L’emergenza è dichiarata dall’autorità di Ato. Compito dei gestori, che lavorano in sinergia con gli Ato, è la stesura dei Piani operativi di emergenza. Le province, qualora venga dichiarato lo stato di emergenza, intervengono per sospendere il rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni al prelievo idrico per usi diversi da quello idropotabile e emanano provvedimenti di limitazione per gli stessi usi idrici. A tal proposito Federico Gasperini, responsabile acque di Legambiente Toscana afferma: “l’aspetto più importante è che nella relazione di accompagnamento alla legge si riconosca che la materia ha necessità di essere ridefinita e già si sta lavorando ad un testo ordinario di legge che riguardi il governo di tutte le acque.
Legambiente è un po’ di anni che ne sostiene la necessità. Bisogna fare i conti con una situazione complessa anche soprattutto su scala globale, attraverso politiche adeguate è necessario arrestare i cambiamenti climatici in atto che hanno poi ripercussioni su scala locale, basta vedere la diminuzione delle portate dell’Arno: tradotto questo vuol dire che abbiamo e avremo meno acqua a disposizione, per tutti gli usi. In questo quadro è quindi necessario cambiare la politica di pianificazione della risorsa passando dalla politica della domanda a quella della gestione della risorsa disponibile, diminuendo i consumi e incrementando l’efficienza degli usi.
A partire dal mondo agricolo: è necessario cambiare il modo di produrre riconvertendo verso colture meno idroesigenti, cambiando modalità e incrementando l’efficienza di irrigazione. Chi sceglie questa strada ovviamente va aiutato, ad esempio con strumenti di agevolazione fiscale. Altro aspetto poco trattato è il funzionamento della bonifica. Il reticolo della bonifica butta via in tempo reale milioni di metri cubi di acqua dolce, e poi per vari mesi l’anno si attinge alle falde per irrigare i campi, con enormi costi anche energetici, costi talvolta maggiori del valore del raccolto.
Questo non è sostenibile”. Aggiunge Gasperini “sarebbe possibile invasare l’acqua nelle zone più basse delle pianure bonificate, diminuendo le idrovore, utilizzando di preferenza terreni demaniali che diventino aree a servizio della natura e dell’agricoltura. Ma non finisce qui c’e anche la pianificazione urbanistica, i piani strutturali dei comuni, prima di dare il via a nuove urbanizzazioni, di solito attuate per incrementare l’offerta turistica, dovrebbero tener conto della quantità di risorsa idrica che hanno a disposizione sul proprio territorio.Ci sarebbe poi da parlare di risalita del cuneo salino, di spiagge che spariscono: tutto è collegato.
Anche l’industria deve fare la sua parte investendo in ricerca per chiudere i cicli ed utilizzare risorsa idrica di minor pregio. Bisogna impegnarsi affinché si adottino comportamenti atti a conseguire obiettivi di risparmio e tutela e un regolamento che dia linee di indirizzo per la diminuzione dei consumi. Usare comportamenti virtuosi, che rendono un servizio alla collettività e all’ambiente vanno premiati, mentre con il sistema attuale si rischia che i cittadini vedano aumentarsi le tariffe.
Questo sistema non regge da qualunque parte lo si guardi ed è contrario ai principi base della sostenibilità:la risorsa idrica non può essere governata con logiche privatistiche. E poi a proposito di tariffe, il sistema va rivisto per tutti gli usi: sia nel settore delle acque minerali dove all’origine l’acqua è pagata troppo poco rispetto ai guadagni, sia nel settore agricolo dove l’acqua per irrigare non può essere venduta a forfait per poche lire, sia in altri settori produttivi dove conviene usare l’acqua pregiata di falda perché costa meno rispetto alle acque reflue depurate che andrebbero riutilizzate.
Si deve pagare l’acqua che si utilizza, pagarla in modo adeguato al valore che ha oggi questa risorsa, introducendo un sistema di “premi” e penalità in base ai consumi e agli abusi. E le sanzioni? Il sistema sanzionatorio è giusto che ci sia e sia efficiente. Tutto il sistema dei controlli preventivi fatti dagli enti locali e dalle forze dell’ordine va migliorato fornendo risorse per personale e mezzi per espletare al meglio il servizio. Il recente report “Fiumi e legalità” di Legambiente e del Corpo forestale dello Stato ha dimostrato che la pratica del prelievo abusivo dai corsi d’acqua è molto diffuso tra l’altro la Toscana appare in questa classifica poco virtuosa”.Conclude lo stesso Gasperini: “l’ammodernamento delle reti di adduzione e distribuzione degli acquedotti è una grande opera pubblica necessaria deve essere riconosciuta come tale anche se da meno “visibilità politica” rispetto ad altre infrastrutture, e deve trovare le giuste risorse economiche (ad esempio in finanziaria o nei fondi strutturali) per potere essere realizzata in tempi certi”.