Firenze- Estate 2007 all’insegna dell’emergenza idrica. Queste le previsioni legate ai cambiamenti climatici, e in particolare all’aumento della temperatura che in Toscana è di più di un grado negli ultimi 10 anni e al calo delle precipitazioni, in media circa il 40% rispetto al 2003, anno di forte siccità. Per prevenire i disagi alla popolazione e garantire la disponibilità di una risorsa che è un bene comune, la Regione ha adottato misure volte a informare i cittadini e a diffondere comportamenti finalizzati al risparmio idrico.
È quanto si propone il progetto di legge approvato dalla giunta nei giorni scorsi, che fissa misure e strumenti per garantire al meglio il rifornimento di acqua potabile durante i mesi caldi. In pratica vengono attivati interventi tempestivi necessari a superare le situazioni di crisi da parte dei gestori del servizio idrico integrato (Gaia, Acque, Publiacqua, Nuove Acque, Asa e Acquedotto del Fiora), dando la possibilità di operare in regime “straordinario”, e dunque con procedure semplificate e accelerate.
Ciò, ad esempio, per realizzare nuovi pozzi, oppure reti aggiuntive e straordinarie di acquedotti, e potabilizzare i bacini idrici superficiali. Le decisioni sugli interventi da realizzare, sotto il coordinamento delle cosiddette “autorità di ambito”, cioè i consorzi tra i comuni, verranno assunte entro 8 giorni lavorativi. È previsto anche un decalogo di comportamenti virtuosi e di regole da rispettare, con sanzioni per gli utenti che fanno un uso improprio dell’acqua potabile. Ecco in sintesi gli aspetti principali del progetto di legge.
Emergenza idropotabile
L’emergenza scatta quando, in base al monitoraggio delle disponibilità di acqua e alle previsioni meteoclimatiche effettuate dal Servizio ideologico regionale, i gestori del servizio idrico prevedono di non poter garantire un’erogazione di acqua potabile pari a 100 litri per abitante al giorno e informano tempestivamente l’autorità di ambito.
Dichiarazione dello stato di emergenza
È il consorzio dei comuni che lo dichiara nelle aree e nei comuni interessati, dopo aver informato Autorità di bacino e province.
Finora questa funzione non era assegnata a nessuno. Sempre il consorzio deve dichiarare il superamento dello stato di crisi. Per l’estate 2007 non si dovrà attendere tale dichiarazione, in quanto con la legge regionale si dichiara già lo stato di emergenza per l’intero territorio regionale. Dalla sua approvazione quindi consorzio di ambito e i gestori potranno applicare le procedure semplificate previste.
Piano operativo
È lo strumento per intervenire e risolvere le situazioni.
Lo predispone il gestore del servizio idrico integrato e lo approva il consorzio di ambito, dopo aver sentito autorità di bacino e province. La Regione verifica che sia conforme al piano di tutela delle acque e lo pubblica sul bollettino ufficiale. L’approvazione finale spetta, entro 8 giorni lavorativi, a una conferenza delle amministrazioni interessate. Viene assegnata alla Giunta regionale la possibilità di dettare direttive tecniche.
Espropri. “Autorità espropriante” è l’Autorità di ambito, che può delegare in parte tali poteri ai gestori, fermo restando che rimane di competenza dell’autorità di Ato l’emissione dei decreti di esproprio e delle relative indennità.
Regole per il risparmio idrico e per l’uso corretto dell’acqua potabile
Entro 60 giorni dall’approvazione della legge, viene emanato da parte della Regione un regolamento per l’adozione da parte degli utenti di comportamenti per il risparmio idrico e la tutela della risorsa destinata al consumo umano.
Per gli usi impropri dell’acqua potabile sono previste multe che vanno da 300 a 1.800 euro. Per l’accertamento delle violazioni i consorzi si possono avvalere anche del personale dei gestori del servizio.
Una chiave di lettura centrale per la verifica dei cambiamenti climatici è costituita dall’andamento delle piogge e delle temperature che disegna una situazione da tenere sotto osservazione, sia in relazione a dati climatici e di piovosità registrati nel confronto con gli anni precedenti, sia rispetto alle previsioni a breve e medio termine che non fanno prevedere miglioramenti sostanziali del deficit idrico.
Piogge. Da un raffronto tra la quantità di piogge cadute nel periodo settembre 2006–marzo 2007 e il periodo settembre 2002–marzo 2003 che precedette la “grande siccità” dell’estate 2003 emerge una generale diminuzione delle precipitazioni su gran parte del territorio regionale, ad eccezione della fascia costiera della provincia di Livorno, in cui è stato registrato un aumento. Le zone dove il calo di pioggia è stato più intenso riguarda le province di Arezzo e Siena, le zone appenniniche in provincia di Firenze, quasi interamente il territorio delle province di Pistoia e Lucca, una parte della maremma grossetana e alcune isole, in particolare l’Elba.
In tutte queste aree sono state riscontrate percentuali che in alcune zone arrivano anche al 30% di pioggia in meno. Una fotografia analoga si ricava dal raffronto con le medie di precipitazioni del periodo dal settembre 1996 al marzo 1997, dove gli scarti sono più accentuati, soprattutto nell’area più orientale della provincia di Arezzo e in una parte consistente della provincia di Siena. Le diminuzioni medie sono circa del 20 per cento (pari a circa 100 millimetri di pioggia), ma con punte fino al 50% in meno.
Anche nel raffronto decennale si registrano aumenti di precipitazione nell’ordine del 5-10 % (corrispondenti a circa 25-50 milimetri di pioggia) nella fascia costiera dell’intera provincia di Livorno e di parte delle province di Pisa e Grosseto.
Temperatura. L’andamento caldo decisamente anomalo dell’autunno 2006 e dell’inizio 2007 fa registrare uno scarto medio di più di un grado rispetto alla temperatura media degli ultimi 10 anni (negli stessi mesi dell’autuno e dell’inverno).
Questo andamento stagionale ha determinato una notevole perdita di acqua sotto forma di evaporazione anche nel periodo invernale, in cui tale fenomeno è generalmente inesistente o irrilevante. Temperature decisamente superiori a quelle misurate nei precedenti 10 anni si sono registrate nei territori della provincia di Massa-Carrara, nelle aree a confine tra le province di Lucca, Pistoia e Pisa, nel bacino medio e superiore dell’Arno, nella zona meridionale della provincia di Pisa e in quella settentrionale di Grosseto.
L’acqua che utilizziamo ogni giorno per cucinare, lavarci od anche per bere e l’acqua che le aziende utilizzano invece per produrre viaggia ogni giorno in Toscana lungo una rete lunga poco meno di 30 mila chilometri. Sono gli acquedotti che servono il 94 per cento degli abitanti della regione, suddivisi ed amministrati da sei Ato, gli Ambiti territoriali ottimali che dal 1998 la Toscana si è data per rendere più efficiente la gestione del ciclo.
L’acqua che scorre all’interno degli acquedotti arriva per il 73% da pozzi e sorgenti: più di trecento milioni di metri cubi prelevati ogni anno.
Il 25% è presa da corsi d’acqua: 110 milioni di metri cubi. Al 2%, con quasi 10 milioni di metri cubi, contribuiscono laghi ed invasi. Quasi tre quarti dell’acqua che scorre negli acquedotti della Toscana arriva dunque da sotto terra. Ma da lì non si può prendere troppa acqua: la falda, cioè la riserva d’acqua, può impoverirsi e la qualità dell’acqua peggiorare. L’acqua che arriva dai rubinetti direttamente nelle nostre case va dunque consumata in modo oculato, senza sprechi. Ed occorre ridurre anche l’acqua che si perde per strada.
Si calcola che circa il 40 per cento di quella che viene presa si disperda nel groviglio di tubi che corre sotto i nostri piedi. Altro problema è ripulire l’acqua che è stata sporcata e che attraverso le fognature – oltre 12 mila i chilometri di rete in tutta la regione – torna poi nei fiumi, nel mare e alla fine, prima evaporando e poi con la piogga, alimenta di nuovo le sorgenti. Occorre che quell’acqua sia pulita. Per questo la si depura. E tutti sporchiamo l’acqua: lo facciamo noi lavandoci i denti o lavando i piatti, la sporcano le fabbriche dove si tingono i tessuti e gli autolavaggi, la sporcano anche le mucche o i polli.
Quanta acqua serve.
Nel 2004 è stato calcolato che in Toscana servono 600 milioni di metri cubi di acqua l’anno: 164 milioni nella sola provincia di Firenze. Poco più di 250 milioni arrivano nelle case e servono per uso civile: 332 milioni li chiede l’industria. Altri 10 milioni di metri cubi sono utilizzati dai turisti e per i turisti. Con l’acqua che serve all’agricoltura e per gli allevamenti si supera abbondantemente il miliardo di metri cubi in un anno.
L’Istat ha stimato invece, nel 2005, in 455 milioni di metri cubi l’acqua ad uso potabile immessa nelle reti della Toscana: 442 quella prelevata, 216 quella potabilizzata, 319 quella effettivamente erogata.
In tutta Italia è invece pari a 7 miliardi e 800 milioni di metri cubi l’acqua immessa nelle reti: 1 miliardo e 436 milioni nella sola Lombardia, 831 milioni nel Lazio, 615 milioni nel Veneto. Bilancino disseta l’area metropolitana. Dal 2001 la Toscana ha comunque meno sete. Il completamento del lago di Bilancino nel Mugello ha risolto il problema dell’acqua potabile per gran parte della popolazione residente nel bacino dell’Arno, a beneficio soprattutto degli impianti che riforniscono l’area metropolitana tra Firenze, Prato e Pistoia dove si concentra oltre un terzo dell’intera popolazione della regione.
La diga di Bilancino ha ridotto anche il rischio di alluvioni in inverno, ha aperto la strada del rilancio turistico del Mugello ed offrirà in futuro un contributo alla produzione di emergia pulita.