Ambiente: corteo a Firenze contro inceneritori
Nei giorni scorsi il Convegno Dopo Monticchiello, paesaggio italiano da salvare: ripensare il governo del territorio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 dicembre 2006 22:40
Ambiente: corteo a Firenze contro inceneritori<BR>Nei giorni scorsi il Convegno <I>Dopo Monticchiello, paesaggio italiano da salvare: ripensare il governo del territorio</I>

FIRENZE - Protesta contro gli inceneritori oggi a Firenze dove un migliaio di persone ha partecipato al corteo regionale ''contro gli inceneritori".

Nella foto l'abitato di Strada in Chianti

Nei giorni scorsi i Comitati dei Cittadini hanno partecipato al Convegno Dopo Monticchiello, paesaggio italiano da salvare: ripensare il governo del territorio promosso dalla Sezione Toscana di Italia Nostra. Al Convegno hanno preso parte tra gli altri: Nicola Caracciolo, Carlo Ripa di Meana, Alberto Asor Rosa, Pier Luigi Cervellati, Giovanni Lo Savio.

Hanno presentato relazioni Giorgio Pizziolo, Mauro Agnoletti, Valentino Podestà: si sono affrontati temi di tutela del paesaggio e si sono proposte prime valutazioni del PIT (Piano di Indirizzo Territoriale). Il Convegno, primo approfondimento dopo Monticchiello, si è incentrato sulla politica urbanistica della Regione Toscana, alla luce dei sempre più allarmanti segnali di degrado, consumo di suoli liberi e vero e proprio assedio immobiliare al territorio, di cui Monticchiello rappresenta appunto un episodio sintomatico.


Sia Nicola Caracciolo che Carlo Ripa di Meana hanno ribadito la posizione di Italia Nostra, contraria a qualsiasi compromesso sulla Val d’Orcia, e che sta avviando la campagna nazionale “un euro per Monticchiello” al fine di poter acquistare e demolire l’ecomostro. Ripa di Meana, in particolare, ha annunciato un nuovo esposto alla Procura della Repubblica di Montepulciano.
Alberto Asor Rosa nel suo intervento ha sottolineato la connivenza delle autorità nei casi di malgoverno territoriale e ha ribadito il carattere emblematico del caso di Monticchiello, insistendo perché, attraverso l’azione delle associazioni ambientaliste e dei comitati, si riesca ad influire sui comportamenti futuri, ma anche a riparare quelli passati.
È stata sottolineata l’importanza della Toscana come uno degli ultimi presidi di ciò che resta del paesaggio italiano.

La nostra regione infatti è stata in passato un modello di ambientalismo e una sua defezione, anche parziale, è il segnale atteso dai tanti che, per interesse, vogliono uscire dalle regole. Purtroppo in questa direzione si è già fatta molta strada.
Nel suo appello finale Italia Nostra chiede al Presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, di attuare una moratoria, una misura di salvaguardia per tutti gli interventi edificatori previsti nelle zone vincolate e che non hanno iniziato l’iter concessorio, in modo da poter recuperare il pieno controllo della politica territoriale.
La maggior parte degli intervenuti ha bocciato la bozza di PIT regionale dimostrando come un’equivoca e “sbilanciata” interpretazione del principio di “sussidiarietà” si traduca in una completa delega alle Amministrazioni comunali, che ormai sono letteralmente ostaggio delle forti pressioni immobiliari.

Per sussidiarietà si dovrebbe intendere – e così lo puntualizza la Carta Costituzionale – il rapporto di reciproca collaborazione e aiuto, di alleanza paritaria cioè, tra poteri pubblici e cittadini (ma sostenuti dai soggetti pubblici), per il raggiungimento dell'interesse generale.
Lo slogan lanciato da Vittorio Emiliani “il paesaggio non è del Comune” mette in evidenza una situazione in cui tutela e “valorizzazione” sono entrate in contrasto tra loro.
Secondo l’urbanista Pierluigi Cervellati il paesaggio italiano, bene comune per eccellenza e patrimonio dell’umanità, è stato ormai liquidato.

Valga per tutti l’esempio drammatico del Veneto. In Italia rimangono solo alcuni frammenti della passata identità, di cui alcuni in Toscana. Hanno contribuito a questa situazione due importanti circostanze negative: le Regioni hanno abdicato alla pianificazione e lo Stato sta smantellando organi e leggi di tutela. Manca inoltre una legge quadro nazionale che definisca il regime dei suoli (cioè la regolamentazione dei rapporti tra proprietà privata dei suoli e interesse pubblico); peraltro non si è ancora dissolta la minaccia della proposta di legge Lupi, secondo la quale l'amministrazione del territorio non dovrebbe più essere esercitata con atti autoritativi e di pianificazione generale ma con atti negoziali individuali, attraverso forme non perfettamente definite di “collaborazione” di fatto con i poteri forti dell’edilizia e della speculazione.


Il convegno ha anche applaudito la proposta del Prof. Di Pietro, di realizzare una sorta di “Atlante dei mostri” realizzati o realizzandi in Toscana da produrre sia come dossier che come mostra itinerante.
L’intervento di Giorgio Pizziolo si è concentrato sulla bozza di PIT, che secondo lui, ha come principale obiettivo quello di portare la Toscana nelle aree forti della globalizzazione, mettendo sul mercato il suo valore patrimoniale. In questa prospettiva il territorio viene considerato come fattore di crescita, merce immateriale in cui lo spazio agrario si trasforma in “territorio aperto”: un’ambigua definizione che lo colloca nell’ambito del modello urbano dominante.

Si tratta dunque di una concezione economicista e “neosviluppista” che esclude la dimensione sociale del paesaggio, tutelata invece dalla relativa Convenzione Europa.
Al contrario, il parere dell’Assessore regionale Riccardo Conti, che ha lasciato il Convegno subito dopo il suo intervento, è che da noi tutto va per il meglio. La Toscana – ci dice – è la Regione più pianificata d’ Italia: non c’è quindi la necessità di un maggior controllo attraverso una sorta di neocentralismo di tutela da parte della Regione, come propongono gli ambientalisti, né di ribadire la cogenza della pianificazione sovraordinata.

“Pianificare non è localizzare”- conferma senza arrossire l’assessore. “Bisogna occuparsi delle strategie, definire le quantità dei nuovi insediamenti, mentre le regole saranno dettate successivamente dal regolamento urbanistico. Le leggi prevedono sufficienti garanzie: controllo della compatibilità tra piani strutturali e vecchi PRG, atlante dei paesaggi, ecc.”
Eppure non mancano litorali in vendita o sottratti agli usi comuni, le Apuane liquidate alle multinazionali del carbonato di calcio e ormai a rischio di scomparsa, gestione scandalosa dei rifiuti, cemento nel centro storico di Lucca.
i paesaggi sfigurati dai campi da golf, l’assedio edilizio alla periferia di Siena, le varianti di PRG che sistematicamente scardinano le leggi sul territorio.

Persino la celebre passeggiata di Viareggio è in vendita, mentre a Firenze la collina è accerchiata e il centro storico trasformato in una sporca e rumorosa periferia metropolitana. Certo, in Toscana non ci sono comunicazioni di abusi e nemmeno tanti condoni perché gli ecomostri sono tutti autorizzati e hanno sempre il nullaosta della Soprintendenza. I risultati però sono ugualmente sotto gli occhi di tutti. Il re è nudo. E infatti, forse una volta per tutte, “re Riccardo” se ne va dal Convegno senza misurarsi con le tante domande dei presenti.
Sergio Morozzi e Mario Bencivenni per i Comitati dei cittadini dell’area fiorentina hanno insistito sulla vera novità degli ultimi anni: l’emergere di gruppi spontanei di residenti o di singole personalità che, volontariamente e a proprie spese, difendono l’interesse comune contro le prepotenze di forti poteri privati e le continue illegittimità di molti amministratori locali.

Ad esempio, una recente sentenza del TAR ha dato ragione a un Comitato che si opponeva coraggiosamente al tentativo del Comune e della Provincia di Firenze di aggirare i vincoli di inedificabilità esistenti sulla collina di Bellosguardo. In quel caso, come in un’analoga vicenda a Bagno a Ripoli, i Sindaci tentavano di correggere i perimetri dei PTCP, imponendo l’allargamento del centro abitato in zone “fragili”. Tocca ai cittadini, a spese proprie, difendere la legalità e il territorio dalle sconsiderate scelte urbanistiche fatte da certe amministrazioni.

I Comuni, invece, se condannati, non esitano a ricorrere al Consiglio di Stato, impegnando il bilancio comunale, come sta per fare l’assessore Biagi a Firenze e coma già ha fatto il sindaco Bartolini a Bagno a Ripoli. Altro che “sussidiarietà”

Notizie correlate
In evidenza