14 dicembre 2006- A Montaione (Firenze) da alcuni anni è stato costituito il primo Centro di recupero per cavalli maltrattati, in difficoltà o salvati dalla macellazione: in una magnifica tenuta di cento ettari tra pascoli e boschi, sono attualmente ospitati circa 50 tra cavalli e pony che hanno alle spalle storie difficili. Questi cavalli sono curati e accuditi con competenza e rispetto, mantenuti liberi in spazi immensi come nella natura degli equidi e riportarti in buone condizioni di salute, sia fisica che mentale.
Il Centro di recupero è stato voluto dai conti Antonio e Marita Nardi-Dei da Filicaja che hanno costituito la Fondazione Flaminia da Filicaja, grazie all’aiuto del medico veterinario Paolo Baragli.
E così è stato costituito il primo gruppo di volontari denominati “Amici dei cavalli”, appositamente formati per essere in grado di riconoscere i segnali di possibili maltrattamenti, intervenire in aiuto di cavalli in difficoltà e collaborare all’affidamento degli equidi ospitati presso il Centro di recupero.
I volontari hanno preso parte a lezioni teoriche e pratiche dedicate ad approfondire la conoscenza degli equidi, dal punto di vista etologico, anatomico-fisiologico e della relazione uomo-animale, tenute da qualificati docenti: il prof. Claudio Sighieri (Ordinario di Fisiologia ed Etologia presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa); il prof. Domenico Gatta (Ordinario di Nutrizione animale presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa); il dott. Paolo Baragli (ricercatore presso il dipartimento di anatomia, biochimica e fisiologia veterinaria della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa.); il dott.
Francesco De Giorgio (etologo); la dott.ssa Claudia Basile (dottoranda in fisiologia equina presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa) e il dott. Ciro Troiano (responsabile nazionale LAV SOS Maltrattamenti).
I cavalli accolti presso il Centro di recupero Flaminia da Filicaja vengono mantenuti liberi, allo stato naturale, in ampi spazi ma sotto stretto controllo. In alcune situazioni patologiche e temporanee alcuni individui vengono spostati in spazi più ristretti per meglio poter eseguire le terapie necessarie.
La convinzione della Fondazione e di tutti i volontari che gratuitamente vi prestano il loro lavoro controllando e curando tutti i cavalli ospitati, è che un equino debba avere abbastanza spazio per sentirsi al sicuro e un numero di compagni sufficienti a creare una vita sociale simile a quella che avrebbero in natura.
“Molti cavalli vivono in condizioni di maltrattamento fisico o psicologico, costretti a gare e a continui allenamenti, a passare troppe ore immobili nei box, senza relazioni sociali con i propri simili, fino ai casi più drammatici dei cavalli sfruttati per le corse clandestine, sottoposti a doping, destinati alla macellazione o lasciati morire di fame quando nessuno può continuare a prendersi cura di loro - dichiara Sonny Richichi, coordinatore del progetto “Amici dei cavalli” e consigliere direttivo nazionale LAV - Questo impegno della LAV e del Centro di recupero Fondazione Flaminia da Filicaja, ci auguriamo possa essere presto seguito dall'approvazione della Proposta di Legge della LAV per la tutela degli equini, che prevede il riconoscimento del cavallo come animale d'affezione e il divieto di macellazione, secondo le indicazioni contenute nel ‘Piano nazionale per i diritti degli animali’, proposto dalla nostra Associazione al nuovo Governo e Parlamento”.
La Fondazione porta il nome di Flaminia in ricordo di un cavallo pezzato che aveva questo nome e che fu ucciso a fucilate nel 2002: il cacciatore dopo avere ucciso il cavallo simulò anche un improbabile attacco da parte di un grosso predatore, accanendosi sul cadavere dell’animale fino a procurargli uno squarcio sul collo con un coltello (naturalmente l’autopsia individuò i proiettili…).
Flaminia era uno dei cavalli accuditi dai conti Antonio e Marita Nardi-Dei da Filicaja, i quali nel 1999 si stabilirono a Montaione nella tenuta di famiglia. Entrambi appassionati di cavalli, iniziarono ad occuparsi di cavalli in pessime condizioni psico-fisiche per salvarli. I cavalli erano dei “criollos” argentini, dismessi dai gauchos, arrivati in Italia dopo un viaggio tremendo in cui una buona parte di loro morì per gli stenti e le ferite riportate negli incidenti nella stiva della nave, dopo tante settimane in mare.
Flaminia era una di loro, insieme a Fernando, Cecilia, Roberta, Paola e altri cavalli.
Attraverso questa esperienza Antonio e Marita Nardi-Dei da Filicaja capirono che i cavalli, come accade a numerosi altri animali, sono molto spesso mantenuti in condizioni non dignitose per un essere vivente e talvolta in condizioni di vera e propria schiavitù e tortura, tra l’indifferenza generale.
Il Centro di recupero Fondazione Flaminia da Filicaja è finanziato esclusivamente dai soci fondatori, dai soci aderenti, attraverso donazioni di amici e simpatizzanti e attraverso l’ospitalità offerta ad alcuni cavalli anziani.