Firenze 16 novembre 2006- Il tema della partecipazione è entrato a pieno titolo nel dibattito politico locale, nazionale e internazionale. Esperienze significative sono state attivate e sono presenti anche in Italia, ma sono ancora episodiche, “volontarie” e scollegate tra loro. La Regione Toscana ha annunciato un percorso per arrivare all’approvazione di una legge sulla partecipazione. Sul tema, oggi si è tenuta una conferenza stampa della sinistra dell'Unione alla la libreria Libri Liberi di Firenze.
Hanno partecipato Chiara Giunti, Paul Ginsborg, Mario Lupi, Alessandro Margaglio, Marco Montemagni, Sara Nocentini, Monica Sgherri e Massimo Torelli.
"Lo seguiamo con estrema attenzione -affermano i presenti nel testo distribuito al termine- apprezzando la scelta di riconoscere la partecipazione come forma ordinaria di governo, ma convinti che proprio legiferare sia il terreno più difficile in materia.
Ancora oggi troppo spesso si confonde la partecipazione con i suoi prerequisiti: informazione, consultazione, trasparenza, accesso agli atti, evitando di rispondere chiaramente alla domanda se stiamo costruendo una partecipazione debole, che si esaurisce nella consultazione, o al contrario una partecipazione forte, cioè capace di produrre un effettivo arricchimento della democrazia sostanziale, attraverso il coinvolgimento diretto della cittadinanza nella gestione del territorio: nelle scelte, nelle realizzazioni, nel controllo.
La partecipazione forte che sosteniamo è finalizzata alla costruzione di progetti condivisi attraverso strumenti efficaci di progettazione collettiva, di deliberazione pubblica e di co-decisione.
Essa richiede un confronto aperto e continuo tra amministrazioni e cittadini, è caratterizzata dalla mobilitazione di saperi e bisogni, ed è capace di scoprire soluzioni innovative ed efficaci.
Non esiste un’unica regola di partecipazione, un unico tema su cui circoscriverla, un unico modello né infine un unico soggetto proponente la partecipazione. La società civile toscana, che si è dimostrata molto attiva, deve essere la protagonista di questo percorso.
Le amministrazioni locali sono portatrici di richieste di partecipazione, come momento di verifica di alcuni percorsi istituzionali o scelte concrete.
Parimenti i cittadini, in varie forme organizzate, sono anch’essi portatori di idee e competenze e avanzano una domanda di partecipazione altrettanto, se non più, rilevante. Registriamo invece un ritardo e anche una inerzia nell’attivare, valorizzare e sperimentare forme di partecipazione.
Al di là di regole, metodi e tempi, è in questione una scelta di definizione di spazi di cessione di sovranità che ad oggi poco abbiamo visto. Bilancio partecipativo, sperimentazioni di progettazione partecipata degli spazi pubblici, partecipazione alla trasformazione del territorio, rimangono ancora oggi delle mere ed astratte dichiarazioni di impegni futuri, che invece è necessario riempire di contenuti, tempi certi e regole cogenti.
La legge regionale da sola non potrà certo creare quella cultura della partecipazione che coinvolga e arricchisca consigli elettivi esecutivi e cittadinanza, potrà però fornire gli strumenti per avviare insieme una nuova consapevole crescita politica collettiva.
La sfida è quella di un nuovo rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipata, riconoscendo nella partecipazione la garanzia per la qualità della democrazia rappresentativa, attraverso un moto strutturato di trasformazione delle politiche e della politica.
A nostro avviso sta proprio qui la risposta positiva alle aspettative diffuse che oggi si manifestano".