Hanno preso il via ieri i lavori della commissione speciale d'inchiesta su Firenze Fiera SpA, voluta dal centro-destra e istituita dal Consiglio regionale con il mandato di esaminare la gestione e il piano industriale di rilancio dell'azienda. La commissione - annuncia il presidente, Alberto Magnolfi (FI) - come primo passo acquisirà tutta la documentazione che potrà essere utile ai membri per valutare la situazione attuale e pregressa: quindi i bilanci degli ultimi anni della società, comprese le note integrative, gli eventuali rilievi mossi dai sindaci revisori e gli atti di indirizzo deliberati dalla Giunta e dal Consiglio regionale.
Dopo un primo esame della documentazione, verranno probabilmente convocati in audizione i vertici attuali e precedenti della società. "Il nostro spirito è costruttivo - precisa Magnolfi - L'obiettivo che ci diamo è quello di lavorare con il massimo dell'obiettività, del garantismo e, allo stesso tempo, della fermezza sui compiti che ci sono stati assegnati". D'accordo sull'impostazione di massima anche i vicepresidenti, Gino Nunes (Ds) e Marco Cellai (An), e gli altri consiglieri intervenuti, Giancarlo Tei (Sdi) ed Erasmo D'Angelis (Margherita).
Stavolta nel mirino di Marcheschi è finita l'articolazione toscana di Sviluppo Italia (società del Governo), di recente oggetto di un’inchiesta della trasmissione di Rai 3 Report sugli sprechi ed inefficienze della politica.
Presentata oggi in Consiglio regionale su Sviluppo Italia Toscana un’interrogazione per fare chiarezza sulla società e sulla sua gestione.
“Con la mia interrogazione- spiega Marcheschi - chiedo di conoscere le ragioni per cui la Regione Toscana (unica in Italia nelle 17 Società Regionali) partecipa con addirittura il 49% delle azioni della società e nonostante i casi di evidente sovrapposizione di competenze con altri due Enti Regionali, Toscana Promozione (ex Apet) e Fidi Toscana, non sia ancora intervenuta.
Il copione è quello solito di ‘sprecopoli’: nomine politiche, enti inutili e bilanci in perdita. La presidenza di nomina politica è toccata stavolta all’ex politico di turno, il Margheritino Giacomo Billi (ex assessore di Firenze) che nonostante abbia qualche trascorso manageriale (rarità) ha conquistato la nomina per la solita spartizione politica. La mission della società, anziché attrarre capitali dall’estero e sviluppare l’economia Toscana, sembra essere quella di pagare profumatamente gli emolumenti dei propri amministratori: risulterebbero spesi quasi 300.000 euro tra Presidente, Amministratore Delegato e Cda.
Solo nel 2005 Sviluppo Italia Toscana, inoltre, avrebbe speso 2,8 milioni di euro per produrre poco più di 2 milioni di euro di ricavi: un vero disastro. Con l’interrogazione vorrei sapere precisamente: quanti clienti ha avuto Sviluppo Italia e quanti investimenti ha saputo attrarre dall’estero per aiutare la difficile situazione delle aziende Toscane in crisi. Billi dovrà inoltre spiegare anche i costi di Benefit, rappresentanza, di trasferte, viaggi, auto e telefonini che di solito si danno al management e che si perdono nelle pieghe dei bilanci.
Al Presidente Martini e all’Assessore Brenna chiedo inoltre se non sia il caso si rivedere la partecipazione nella fallimentare Società e se intendono razionalizzare i costi e soprattutto le competenze con le altre due sopra citate Società Regionali del settore unificandole in un’ unica società regionale per l’economia. Mi risulta che in alcuni bandi e progetti europei le tre Società si siano presentate separatamente e in concorrenza”.
“Un soggetto unico guidato da un manager di provata professionalità con gli emolumenti legati ai risultati raggiunti - ironizza Marcheschi - è fuori dalla volontà di questa sinistra che preferisce essere un ‘poltronificio’ per i propri uomini anziché aiutare gli imprenditori toscani!”.