Firenze – “La questione della tutela del patrimonio culturale è nel cuore della Toscana intera, tuttavia sento il dovere di aggiungere che tre grandi istituzioni non hanno l’assessore alla cultura e dunque questi problemi restano nel limbo”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Riccardo Nencini, ha risposto all’appello “a mettere il patrimonio culturale al centro dell’attenzione” rivolto alle Istituzioni da Maria Cristina di Montemayor, direttrice della rivista “Mcm – La Storia delle cose”, in occasione della presentazione di un numero speciale della rivista dedicata al 40° anniversario dell’alluvione, avvenuta oggi nelle sale del Museo Horne a Firenze.
Nel suo intervento Nencini ha sottolineato come l’Arno abbia costituito in passato una fonte di ricchezza, ma anche una fonte di straordinaria tragedia: “Sono probabilmente state eliminate entrambe – ha detto – perché se da una parte il lago di Bilancino ha scongiurato il pericolo maggiore, l’Arno di oggi non è più quello che trasportava merci e legname con i quali Firenze si è fatta grande”. Il Presidente del Consiglio ha quindi ridimensionato i giudizi negativi sui ritardi nel lavoro di restauro delle opere alluvionate: “Ciò che rimane è importante, ma non è l’eccellenza artistica: si tratta di arredi e paramenti ecclesiastici di grande rilievo, ma ciò che andava fatto, è stato fatto e anche rapidamente”.
A fronte di un territorio che a 40 anni dalla drammatica alluvione dell’Arno, si scopre ancora così marcatamente fragile, soltanto il 10% dei comuni ha realizzato delocalizzazioni delle strutture a rischio e ancora il 47% svolge complessivamente un lavoro negativo di prevenzione delle frane e delle alluvioni. Una situazione migliore si riscontra, invece, nella capacità di rispondere all’emergenza per soccorrere la popolazione: l’89% dei comuni, infatti, si è dotato di un piano d’emergenza e il 45% ha organizzato esercitazioni di protezione civile nell’ultimo anno.
Montaione, Reggello e Tavernelle Val di Pesa i piu’ virtuosi della provincia di Firenze anche se nessun comune raggiunge l’eccellenza quest’anno. Firenze raggiunge la sufficienza.
Questi sono solo alcuni dati di “Ecosistema Rischio 2006”, l’indagine inedita di Legambiente e del Dipartimento Protezione Civile presentata oggi a Firenze, durante la conferenza stampa organizzata presso la Sala Pistelli della Provincia nell’ambito della campagna “Operazione Arno”. Con “Ecosistema rischio” Legambiente ha concentrato l’attività di monitoraggio su tutti i 44 comuni della provincia di Firenze, classificati a rischio da Ministero dell’Ambiente e UPI nel 2003, per verificare cosa facciano realmente le amministrazioni per prevenire il pericolo a cui sono esposti territorio e cittadini.
Un’occasione per sollecitare interventi e soluzioni per inadempienze o lentezze, ma anche per valorizzare il buon lavoro svolto da molti comuni.
“I comuni in provincia di Firenze risultano avere un’eccellente organizzazione locale di protezione civile, grazie anche all’enorme contributo del volontariato - spiega Simone Andreotti, portavoce della campagna – i piani di emergenza permettono, infatti, alla popolazione di sapere cosa fare e dove andare in caso di alluvione e di organizzare soccorsi tempestivi.
Un’opera di sensibilizzazione ed informazione che, anche grazie alla collaborazione tra Legambiente e Pubbliche Assistenze, in questi giorni abbiamo contribuito a diffondere e sviluppare”.
Proprio l’informazione alla popolazione appare dai risultati di ecosistema rischio 2006 uno dei talloni d’Achille di molti comuni della provincia di Firenze. Migliore la situazione per la manutenzione ordinaria delle sponde e delle opere di difesa idraulica, nell’82% dei comuni viene infatti realizzata, un’attività che con il coinvolgimento del volontariato di protezione civile potrebbe essere sempre più diffusa, riconsegnando ai cittadini spazi fruibili lungo i nostri preziosi corsi d’acqua.
Sebbene molte azioni di prevenzione dalle alluvioni possano essere realizzate sempre meglio da comuni e provincia, è evidente come sull’Arno gli interventi più efficaci debbano essere studiati e realizzati su scala dell’intero bacino.
“I tanti interventi di buona difesa idraulica e le casse di espansione per l’Arno progettate dall’autorità di bacino, devono improrogabilmente essere realizzati, per mettere in sicurezza i cittadini e i loro beni. La pesante eredità di urbanizzazione del passato lungo il fiume – spiega Baronti, presidente di Legambiente Toscana – impone un inversione di tendenza studiata su scala di bacino concreta, efficace e soprattutto tempestiva.
”.
Legambiente con “Operazione Fiumi” rilancia il suo impegno per la realizzazione di una seria politica di risanamento di un territorio che risulta ancora troppo fragile, per non dover mai più assistere a inondazioni annunciate.
"Dall’indagine svolta emergono ancora oggi carenze nella realizzazione di opere infrastrutturali per prevenire le alluvioni e frane, ma è di buon auspicio verificare un alto livello di attenzione dei Comuni a questo rischio – spiega Stefano Giorgetti, Assessore al patrimonio, edilizia, bonifica e difesa del suolo e protezione civile della Provincia di Firenze - il 95% ha realizzato opere di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e dei versanti e ben l’85% delle Amministrazioni Comunali si è dotato di un piano di emergenza.
Nel complesso quasi il 60% dei Comuni della Provincia stanno svolgendo un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico, oggi il nostro impegno come Provincia, è di sollecitare e aiutare il restante 40% ad essere più attivo in modo da garantire sicurezza su tutto il territorio Provinciale."