E' dei giorni scorsi la pubblica disponibilita' del neo-ministro della Salute, Livia Turco, a far si' che l'anestesia epidurale sia garantita in
tutte le strutture ospedaliere, evitando l'inutile dolore che caratterizza la maggior parte delle nascite. Lo scorso 24 febbraio, L'Aduc denunciava la latitanza delle strutture sanitarie della Regione Toscana in materia di parto indolore: nel 54% di esse si poteva partorire
solo con dolore, nonostante un preciso impegno nel piano sanitario regionale che riconosce il diritto a non subire questo dolore, ma che nei fatti restava solo un diritto sulla carta.
"Chi applica la sanita' sono le singole regioni, e non e' detto che i comportamenti siano tanto in linea con le direttive nazionali -dichiara sul punto l'on.
Donatela Poretti della Rosa nel Pugno- Questo lo dico a ragion veduta. Lo scorso 15 marzo ho partorito mia figlia in un ospedale fiorentino (Torregalli) in cui il ricorso a questa anestesia era garantito sulla carta, ma cosi' non e' stato. Ne ho potuto usufruire solo perche' conoscevo un anestesista che, notte tempo e fuori del suo turno di lavoro, mi ha raggiunto e l'ha praticata, mentre le altre partorienti della stessa notte non ne hanno potuto usufruire perche' gli anestesisti di turno erano impegnati in operazioni di pronto soccorso: non essendoci stato uno straripamento dell'Arno si' da configurare un'emergenza particolare, mi sembra che, al contrario di quanto doveva essere, questo diritto era tutt'altro che garantito.
Aspettando questi fatti mi preme ricordare che e' fondamentale l'informazione. Fino ad oggi l'anestesia epidurale e' stata poco usata anche perche' non c'e' informazione sui benefici e l'assenza di pericoli che comporta (c'e' qualcuno che sconsiglierebbe l'anestesia dal dentista anche per una semplice otturazione?). Anzi, alle resistenze economiche da parte delle strutture sanitarie si e' anche aggiunta una propaganda che tende a valorizzare il dolore come guida per il parto (c'e' anche chi assimila questo dolore all'orgasmo...).
Una situazione in cui il ministero della Salute dovra' intervenire in modo deciso per far si' che sia la donna -informata senza preconcetti ideologici ed economici- a decidere sul proprio dolore".