Nasce l'Osservatorio sui Bilanci. Un'indagine di Unioncamere Toscana sui bilanci delle imprese, che verrà condotta ogni anno a livello regionale e che vede coinvolte tutte e dieci le Camere di Commercio della Toscana.
"La realizzazione di rapporti di analisi sui bilanci delle imprese - ha spiegato il Presidente Pierfrancesco Pacini - rappresenta un contributo conoscitivo molto importante nel tentativo di interpretare le dinamiche in atto nell'economia regionale, valorizzando nel contempo un vasto patrimonio informativo contenuto negli archivi del sistema camerale.
Dopo tante indagini condotte interrogando le imprese su informazioni e valutazioni di carattere qualitativo, finalmente siamo arrivati a verificare i risultati effettivi che le nostre aziende, i nostri settori, i nostri territori hanno messo a segno in un periodo di tempo sufficientemente esteso. Un «bilancio», è proprio il caso di dirlo, con molte più ombre che luci, e che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che le imprese devono crescere dimensionalmente ed innovarsi".
L'archivio dei bilanci (depositati dalle imprese presso le CCIAA) rappresenta infatti un "osservatorio" particolarmente efficace e per molti versi originale, basato su chiavi di lettura inedite, per "fotografare" con un buon margine di dettaglio non soltanto i punti di forza delle imprese locali, ma anche le possibili criticità.
Primo atto concreto dell'Osservatorio, una ricerca condotta in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Aziendali della Facoltà di Economia di Firenze, e coordinata dal Prof.
Francesco Giunta, che prende in analisi sui bilanci delle imprese dal 1998 al 2004. Negli anni che vanno dal 1998 al 2003 l'economia toscana è stata caratterizzata da una progressiva perdita di quote di mercato che ha portato il fatturato medio unitario (ovvero, il fatturato medio per impresa) ad una flessione, in termini reali, pari all'11%.
Questa variazione ha innescato anche una perdita nella redditività delle imprese sia a livello operativo (il margine operativo netto è passato dal 4,3% del fatturato netto del 1998 al 3,5% del 2003), sia a livello di risultato d'esercizio, che in rapporto al fatturato è passato, nel periodo analizzato, dal 2,8% al 0,3%.
Da segnalare la solidità delle imprese che, nonostante una congiuntura sfavorevole, riescono ad aumentare il grado di capitalizzazione.
Nel periodo 1998-2003 l'incidenza del patrimonio netto tangibile (le immobilizzazioni materiali nette) sull'attivo è cresciuta di 3,7 punti percentuali, e il grado di copertura degli oneri finanziari di quasi un punto.
Se questo è il quadro generale, occorre evidenziare come i risultati si differenzino con riferimento sia ai settori economici, sia alle classi dimensionali che popolano il tessuto imprenditoriale della regione.
Guardando ai settori economici, sono da segnalare i risultati positivi conseguiti dal settore agricolo.
In controtendenza rispetto agli altri settori, il comparto fa registrare una crescita del fatturato pari al 20% rispetto al 1998 e una crescita del Valore Aggiunto superiore al 30% rispetto allo stesso anno. L'incidenza del risultato d'esercizio sulle vendite, dopo aver registrato valori negativi nel 2001 e nel 2002, si attesta sul 2,3% nel 2003 e colloca il comparto al secondo posto tra i settori più performanti - inferiore solo al settore delle utilities.
L'industria è il settore dalla redditività operativa più "robusta", sempre superiore al 4% nel periodo considerato.
Tuttavia l'analisi mostra, per il biennio 2002-03, una flessione che ha portato ad un'erosione sensibile dei margini di guadagno, sia in termini operativi che netti. A livello di microsettori di attività è da sottolineare come le migliori performance (misurate in termini di sviluppo del fatturato tra il 1998 e il 2003 e di redditività operativa nel 2003) siano state conseguite dal settore delle utilities, chimico e delle costruzioni. Anche l'elettronica è cresciuta, incrementando il fatturato ad un tasso medio annuo del 5%.
In difficoltà invece il comparto "moda", soprattutto le industrie tessili che, a fronte di una contrazione dei volumi di fatturato (-4,2% medio annuo in termini reali), registrano anche una riduzione della redditività (-20,5%).
I servizi, infine, si caratterizzano per la negatività degli indicatori di sviluppo: meno 10% il fatturato nel 2003 rispetto al 1998, ma soprattutto meno 27% la variazione del valore aggiunto. Si salvano le attività immobiliari, di noleggio, informatiche e di ricerca, che hanno registrato un notevole incremento nei volumi di fatturato, con un tasso medio annuo pari circa al 10%.
Segnali decisamente negativi, invece, provengono dal settore alberghi e ristoranti, che perde fatturato (-3,9% medio annuo) e redditività, che è scesa ad un tasso medio del 21,5%.
Sul piano della dimensione, dove erano disponibili anche i dati 2004, emerge la tenuta delle imprese di medie dimensioni - fatturato compreso tra 50 e 250 milioni di euro, in particolare fino al 2003. Nel passaggio tra il 2003 e il 2004, invece, sono le imprese più grandi - con fatturato superiore a 250 milioni di euro - a far registrare le migliori performance.
Per queste ultime la redditività sulle vendite è passata dal 2,9% del 2003 al 4,4% del 2004. Le medie imprese, invece, nello stesso periodo segnano una battuta d'arresto.
Da segnalare, inoltre, il sensibile incremento registrato nel 2004 dalla produttività del lavoro, che segnala un recupero di efficienza nell'impiego di questo fattore produttivo, in particolare nelle imprese di grandi dimensioni: il CLUP (Costo del Lavoro per Unità di Prodotto), tra il 2003 e il 2004, passa dal 46,6% al 39,2%, il valore più basso mai raggiunto nei sette anni esaminati.