Firenze, 19 Aprile 2006- Il nuovo PRS 2006-2020 deve essere un punto di riferimento forte per reagire allo scenario di una crescita lenta e di un aumento delle diseguaglianze e puntare su un rinnovato dinamismo, su uno sviluppo di qualità per ridare slancio alla società toscana e collocare la nostra regione tra quelle più dinamiche d’Europa.
Questo il senso della relazione che l’assessore al bilancio e finanze Marco Montemagni ha fatto oggi in consiglio regionale. L’assessore ha spiegato che il documento preliminare al PRS fa propria questa opzione di fondo, ponendosi come uno strumento operativo, di individuazione di scelte impegnative e selettive, presentandosi come un atto di vera e propria programmazione e non come un semplice atto di indirizzo.
L’assessore ha ricordato come le scelte progettuali del nuovo PRS si raccordino direttamente con quelle effettuate con la sottoscrizione del nuovo Patto per lo sviluppo e articolate nei progetti integrati regionali.
“Fra le scelte programmatiche individuate nel documento preliminare - ha proseguito Montemagni - vi sono l’innvazione e la ricerca, la competitività del sistema produttivo, la qualificazione del lavoro e la buona occupazione, la solidarietà e la coesione sociale, il governo del territorio e la sostenibilità ambientale”. A queste indicazioni corrispondono una serie di problematiche come la questione demografica, il recupero di competitività del sistema produttivo, la qualificazione dei servizi pubblici e il competamento delle infrastrutture, la semplificazione della macchina pubblica, l’efficacia del welfare regionale.
Tutti problemi la cui soluzione, secondo l’assessore, richiede risposte coraggiose. Ma non è tutto. “Per affrontare queste scelte – ha sottolineato – è necessario fornire prospettive a tre categorie sociali decisive: i giovani, superando la grave realtà di precarizzazione che li condiziona; le donne, aumentando la loro partecipazione al lavoro; gli anziani, con l’esigenza sempre più pressante di assistenza. Sulla capacitàdi dare risposte a questi tre spaccati della società tioscana si gioca gran parte dello sviluppo potenziale.
Su questo terreno la politica deve essere in grado di dare segnali chiari e forti, nella direzione di un dinamismo nella qualità, della coesione sociale, dell’innovazione a tutto campo”. Ma nessun cambiamento sarà possibile senza una decisa ripresa della capacità di crescita economica. “Questo processo richiede il coinvolgimento dell’insieme più ampio di soggetti, in una vera e propria governance del cambiamento. Ciò significa un intenso rapporto con le istituzioni locali, con i soggetti economici e sociali, con le Università e i centri di ricerca, con l’insieme dei territori, legandosi strettamente alla nuova stagione dei programmi europei, contribuendo alla definizione del quadro strategico nazionale in collaborazione con il governo nazionale, attraverso intese sulle scelte di maggiore rilevanza.
In questo quadro le scelte della Regione da sole non bastano. Possono però svolgere un ruolo di stimolo, incisivo e selettivo, nella progettazione e nell’indirizzo delle politiche, in un’ottica di sempre maggiore governance”.
L’assessore ha quindi illustrato i tempi del processo di elaborazione e la struttura del piano, con l’indicazione delle 12 sfide, i “valori” del nuovo PRS: i giovani, le donne, il lavoro, il sistema produttivo, l’internazionalizzazione, l’innovazione, il governo del territorio, l’ambiente, i servizi, il welfare sociale, la cultura, le risorse per lo sviluppo, la governance del cambiamento.
E nel PRS ci sarà, come ha sottolineato Montemagni, una indicazione precisa delle risorse finanziarie necessarie per affrontare queste priorità, così come non manca un riferimento ai nuovi programmi europei e al legame con le scelte nazionali. Quanto ai tempi, Montemagni ha detto che la conclusione del processo è prevista entro la fine di maggio, con l’approvazione da parte della giunta e la trasmissione in consiglio. Contemporaneamente sarà trasmessa anche la proposta di DPEF 2007 che costituirà l’attuazione annuale delle scelte indicate dal PRS.
«Si leggono gli scenari previsti dal Piano regionale di sviluppo e vengono i brividi». Questo l’esordio del Presidente di Alleanza Nazionale in Regione Toscana Maurizio Bianconi durante il suo intervento odierno in Consiglio regionale, dove è di scena il Piano Regionale di Sviluppo (Prs). E se il buongiorno si vede dal mattino, già la premessa annuncia parole di fuoco a incenerire il documento della giunta. «Vengono i brividi – spiega infatti Bianconi – soprattutto per la cecità che ha accompagnato negli anni la politica di sviluppo della Giunta regionale».
Era tutto previsto, ricorda Bianconi: «An, e io in particolare, ripete da 8 o 9 anni almeno simili questioni».
Gli esempi? Eccoli snocciolati alla platea dei consiglieri regionali: «Sul Prs che abbiamo in bozza si legge: “Bisogna rimettersi in gioco… restituire dinamismo alla regione… la Toscana sembra poco reattiva alle sollecitazioni esterne e bloccata nelle dinamiche interne. Prevale un atteggiamento di attesa… la crisi non è momentanea: va affrontata con determinazione e in fretta…” E c’è finalmente la percezione che “il mantenimento dello status quo potrebbe essere perseguito con adeguate politiche.
Ma nel medio e lungo periodo questa strategia risulta impraticabile”. Questo nella bozza del Prs datata aprile 2006». Un balzo indietro, e quando Bianconi legge dalla relazione che lui stesso aveva steso nel 1998 sulla bozza del Prs di allora pare di sentire l’eco: «“Il capitale su cui questa maggioranza riposa è la cinquantennale corrispondenza socio-politica – cita dal passato – che non incoraggia il rinnovamento perché confida in questa comoda sopravvivenza senza avventure”. E ancora: “Pensiamo che il modello toscano rischi di implodere in modo repentino o di degradarsi rapidamente.
Oggi la cosiddetta globalizzazione non consente scelte ideologiche e politiche anziché strategiche e funzionali. Il pregiudizio ed il corto respiro faranno pagare prezzi carissimi”». Infatti eccoci, è accaduto.
Altro gran guaio, prosegue poi Bianconi, è l’aver seguito la politica del divide et impera: «Per anni – tuona rivolto ai banchi della maggioranza – avete diviso e ridiviso la regione in una miriade di centri decisionali che si sovrapponevano e confondevano fra loro, appesantendo un sistema già complesso».
Anche qui, Bianconi non è stato ascoltato: «Nel 1998 sostenevamo che “non si può dividere la regione in francobolli sovrapponibili, con centri di potere e decisionali che ci si illude di avere in rete” senza comprendere che “la Toscana va letta territorialmente, ma senza per questo ingabbiarla ossessivamente, come una realtà che ha riversato sulle sponde del suo fiume maggiore case, attività, persone, quasi a formare una megalopoli policentrica che si divide, purtroppo dal rimanente della regione che rischia marginalizzazione e svuotamento».
Fresca fresca, la bozza odierna del Prs racconta, cita Bianconi, di una «Toscana urbana che va da Arezzo alla costa lungo l’asse dell’Arno» e di una «Toscana rurale e montana». Senza però, spiega il capogruppo di An, individuare ancora i fondamenti per la ripresa in ciò che Bianconi stesso definisce «gioco di relazioni compensative», «fare sistema integrato» che «si fondi sulle anime sociali, economiche, identitarie come primi motori dello sviluppo».
Insomma, An la sveglia la suonava già anni fa.
Ma mica perché Bianconi sia dotato di palla di vetro. No: «Noi non siamo economisti esperti – si schermisce – ma adoperiamo il buon senso. Ed il buon senso ci diceva 8-6 anni fa quello che oggi voi intravedete». Una vittoria di principio? Macché. Perché: «Se l’analisi ancorché tardiva è condivisibile – osserva Bianconi – temiamo nell’insufficienza degli strumenti». Cinque quelli accennati da Bianconi come egualmente prioritari: innanzitutto la destrutturazione gestita del modello-Toscana, sostituendo la proliferazione dirigistica con un grande snellimento organizzativo e procedurale che favorisca il dinamismo dal basso.
Poi c’è una concertazione da rivisitare: «Chi concerta per gli immigrati, le donne, i giovani, le nuove forze emergenti, i territori marginali, l’innovazione che può attentare ai centri di potere consolidati?», incalza l’esponente di An. E ancora: «Chi concerta per le nuove politiche del credito? Chi concerta per una società non garantita e non rappresentata dai soggetti che concertano?» Infine, passando per l’attivazione del processo infrastrutturale per il quale da tempo si batte, Bianconi preme con forza il tasto dei servizi alla persona invocando una «politica seria di investimenti privati sui servizi alla persona e il welfare, che non incide sui servizi primari ma consente eccellenza, ricerca, buoni lavori» e un «riesame attento alla politica dei servizi».
Altrimenti sarà dura: «Non ci può essere privatizzazione senza liberalizzazione – ammonisce infatti Bianconi a conclusione del suo intervento – pena aumento dei costi e delle aree di bisogno, a fronte della diminuzione della competitività».
“Trattandosi di una fase iniziale del processo come Margherita ci riteniamo fiduciosamente concordi con quanto scritto e detto in questa informativa sul Piano Regionale di Sviluppo. Il Prs è la proiezione pratica del programma di Governo che abbiamo approvato poco meno di un anno fa e per questo c’è bisogno di una concertazione che non ci dispiacerebbe se coinvolgesse anche i colleghi del centro destra.
Condividiamo l’impianto del documento presentato oggi, ma non diamo una delega in bianco, non come Margherita, ma in generale come Consiglio Regionale. Ci aspettiamo che la Giunta ci relazioni dopo gli incontri che avrà con le componenti sociali e produttive, che speriamo diventino partecipi di questo processo che ci porterà fino a fine legislatura. Il Prs deve adeguarsi alle esigenze della nostra regione e in questo siamo convinti che il cambio di Governo nazionale possa essere d’aiuto alla Toscana.
Con il nuovo Governo contiamo di ritrovare quel corretto dialogo istituzionale che è mancato in questi anni e che ci ha creato non poche difficoltà nel realizzare specifiche priorità come le infrastrutture. Servono coerenza e idee innovative, dobbiamo far sì che il nostro apparato produttivo sia efficiente”. Così il capogruppo de La Margherita in Consiglio Regionale Alberto Monaci è intervenuto in aula durante la seduta odierna nella quale è stato presentato il documento sul Piano Regionale di Sviluppo.
Questa infine l'opionione del consigliere Alessandro Antichi sul Piano regionale di sviluppo 2006-2010: "Il tempo dei Piani quinquennali è finito.
La programmazione è un metodo, non più una ideologia. La Toscana pagherà salato il conto di questi lustri in cui non ci si è presi cura del quotidiano, non si è investito, non si sono lasciati sufficienti spazi di libertà e di opportunità".