FIRENZE- “Le tendenza future dello sviluppo della nostra regione, prospettate dalla ricerca “Toscana 2020” – presentate ieri da Regione Toscana e Irpet - sono tutt’altro che scontate. I settori più tradizionali della nostra economia (moda, lapideo, oreficeria) avranno cresciute molto contenute. Aumenterà la domanda di politiche pubbliche sul piano sia economico che sociale. Nei prossimi anni avremo una Toscana con più anziani e più immigrati, quindi con maggiori necessità sociali e sanitarie.
Ma al tempo stesso avremo risorse decrescenti. Il rischio è quindi quello di un aumento della povertà e delle disparità sociali. Per evitarlo occorrono politiche e interventi in grado di correggere e prevenire le tendenze negative. Per questo insieme alle istituzioni c’è bisogno di un impegno maggiore anche da parte del privato, del privato no-profit, di tutte le comunità locali. Dobbiamo riuscire a trovare nuove forme di collaborazione all’interno di un disegno unitario che metta al primo posto l’interesse collettivo”.
E’ quanto affermato da Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, nel corso della presentazione di “Toscana 2020 – Una regione verso il futuro” avvenuta questa mattina presso la sede fiorentina del Monte dei Paschi di Siena in via dei Pecori.
“Penso allora ad una Toscana chiamata a compiere uno sforzo collettivo senza precedenti, per far crescere il livello di innovazione nei settori produttivi e nell’intera società per reggere l’urto della globalizzazione; per far crescere l’esperienza della concertazione, in modo da impegnare più attivamente tutti i soggetti sociali, politici, economici e istituzionali per dare una spinta innovativa al nostro sistema produttivo e sociale e per immettere anche coraggiosi fattori di discontinuità.
Per fare tutto questo è necessario che il federalismo consenta alle Regioni di avere autonomia finanziaria e quindi la possibilità di decidere politiche fiscali flessibili e mirate, dove è indispensabile un rinnovato rapporto tra pubblico e privato”.
“Il lavoro che stamani ci viene consegnato ci pone di fronte tre rilevanti questioni: giovani, anziani e migranti. La nostra società non può più permettersi il lusso di ignorare i giovani e i loro problemi di autonomia e inserimento nella società adulta.
I giovani sono una risorsa preziosa per la nostra società devono quindi essere aiutati di più nella ricerca della propria autonomia. Così come non possiamo rimanere né impotenti, né impreparati di fronte alle crescenti esigenze di servizi sanitari e di assistenza per gli anziani. Infine il fenomeno crescente dell’immigrazione, a cui non dobbiamo pensare come se fosse un accidente della storia. Certo pone problemi ma rappresenta anche una necessità economica oltre ad un’opportunità culturale.”
“Da oggi - conclude Claudio Martini – oltre a continuare l’impegno sulle difficoltà quotidiane reagendo con determinazione, occorre anche guardare agli scenari contenuti nel rapporto “Toscana 2020” sui quali costruire le scelte per il prossimo Prs 2006-2010.
Avere una prospettiva di medio-lungo periodo ci aiuta a programmare meglio le politiche in modo da anticipare e correggere le tendenze negative, evitando di rincorrere sempre le emergenze. Insomma ci consente di intervenire nell’immediato pensando al futuro”.
Ma nel 2020 che cosa succederà? Secondo le prime stime IRPET, saremo 3,7 milioni di abitanti, il 4% in più rispetto ad oggi ed il numero di stranieri sarà di oltre 400 mila persone. Gli ultrasettantenni rappresenteranno il 20% della popolazione, andremo quindi verso un costante e progressivo invecchiamento, con una conseguente crescita della spesa sanitaria pubblica, stimabile in valori assoluti dagli attuali 5,2 a quasi 5,7 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 20 anni (5,5 al 2013), con un aumento a prezzi costanti pari a circa l’8%.
La forza lavoro crescerà di circa 50 mila unità, con una sempre più ampia partecipazione delle donne, un allungamento della vita lavorativa ed un incremento sostanziale anche nel livello di istruzione dei lavoratori.
Gli studenti aumenteranno di circa 10.700 unità, con le uniche flessioni registrate nella scuola materna e all’università; all’andamento di generale crescita contribuiranno anche gli immigrati, con una crescita dal 4,6% nel 2003 al 12% nel 2023. A Firenze, per esempio, possiamo stimare che gli studenti iscritti alla scuola dell’obbligo saranno circa 79.064, di questi ben il 20,5% saranno immigrati.
Il sistema produttivo toscano, anche in presenza di condizioni positive, sarà caratterizzato da bassa crescita [tra l’1 e l’1,7%], se non addirittura da una sostanziale stazionarietà, e da un sostenuto processo di terziarizzazione [oltre il 75%].
I settori in crescita saranno ancora la meccanica, la chimica e farmaceutica, l’agroalimentare (sopra il 3% annuo in termini reali), mentre i settori più tradizionali avranno crescite molto contenute e declinanti. Questo scenario, unito a una indispensabile crescita della produttività, autorizza a stimare che la domanda di lavoro sarà stazionaria o tenderà ad una lieve flessione (-60 mila unità), e che soltanto una diffusione progressiva del part time ed un ulteriore aumento della flessibilità eviteranno una crescita della disoccupazione.
Una società più dinamica, ma più disuguale, con lavori più instabili, meno salari e più profitti, una più elevata segmentazione nel mercato del lavoro fra occupati high skilled e low-skilled, una minore presenza di lavoro dipendente anche per i sempre più intensi processi di delocalizzazione delle imprese, un invecchiamento della popolazione ed un numero sempre maggiore di immigrati, dove ai nuovi problemi si sommano 2 gli “antichi” ancora aperti, come la mobilità, l’ambiente, la tutela del patrimonio.