Firenze – Il futuro è nella scienza e per la ricerca sulle piante medicinali il futuro è appena cominciato. E’ una miniera a cielo aperto quasi inesplorata che offre straordinarie opportunità. I ragazzi che si preparano a iscriversi all’università riflettano quindi bene su cosa fare da grandi.
Con questo appello del presidente professor Franco Vincieri si è chiuso ieri il 53° congresso mondiale della Society for Medicinal Plants Research che per cinque giorni ha riunito a Firenze da 70 paesi 800 dei più importanti studiosi, grazie alla collaborazione della Società Italiana di Fitochimica, del Ministero della Salute, Regione Toscana e Arsia, e al prezioso contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Come ultimo atto la Society ha chiamato nel direttivo la professoressa Annarita Bilia, già premiata tre anni fa come miglior giovane ricercatore in occasione del congresso mondiale di Barcellona.
La professoressa Bilia, collaboratrice del professor Vincieri alla facoltà di Farmacia dell’Università di Firenze, è la sola italiana presente al vertice della Society.
Si tratta di un ulteriore apprezzamento per Firenze che anche in questa circostanza ha dimostrato di essere un centro di ricerca di valore internazionale. L’equipe del professor Vincieri, Bilia compresa, ha infatti comunicato la scoperta di una nuova sostanza (l’Artemisinina con aggiunta di flavonoidi dell’Artemisia annua da cui è estratta) potentissima contro il plasmodio della malaria.
Il congresso di Firenze ha peraltro fornito un panorama straordinario dei progressi della ricerca sulle piante medicinali e delle eccezionali opportunità che questo settore rappresenta per la farmaceutica da un lato e per l’occupazione intellettuale dall’altro.
Oltre alle nuove proprietà dell’Artemisinina il congresso ha annunciato una serie di novità sull’alcolismo (Università e Cnr di Cagliari stanno sperimentando un formidabile farmaco derivato da una pianta cinese, la Salvia Miltiorrhiza), sulle proprietà antitumorali della liquirizia, dei broccoli, del Noni (un frutto hawaiano), del fungo Ganoderma.
Che si tratti di alzheimer, diabete, leucemie e quanti altri malanni l’uomo soffra, la natura sembra aver fabbricato una pianta che contiene il segreto della terapia.
Il congresso ha dunque dato risalto alla medicina tradizionale cinese e al suo grande serbatoio di vegetali utilizzati in Cina da millenni e oggi all’origine di importante scoperte chimico farmaceutiche.
E’ in questo quadro che il professor Vincieri ha chiuso il congresso con un appello agli studenti che stanno per debuttare all’università.
“Quello della piante medicinali e della chimica farmaceutica”, ha detto, “è un settore d’importanza crescente che ha davanti a sé strade molto promettenti e per lo più inesplorate. Per i giovani che hanno voglia di impegnarsi nella ricerca è un occasione importante che può offrire ottime possibilità di lavoro”.