Firenze – Una sostanza scoperta dal Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Firenze promette di diventare una nuova formidabile arma nella lotta contro la malaria, uno dei più gravi problemi sanitari del mondo, che secondo l’OMS affligge 500 milioni di persone soprattutto nelle regioni tropicali (ne uccide ogni anno 2,7 milioni, per lo più bambini sotto i 5 anni) e che a causa dei cambiamenti climatici torna a minacciare anche Paesi dov’è stata debellata, Italia ed Europa comprese.
Si tratta del risultato di un nuovo approccio per l’uso dell’Artemisinina, sostanza estratta dall’ Artemisia annua (pianta molto comune in Cina) e già rivelatosi potente salvavita - 95% dei casi - contro la forma più grave di malaria, quella provocata dal Plasmodium falciparum.
Studi condotti in vitro dall’equipe del professor Franco Vincieri hanno dimostrato che in sinergia con i flavonoidi (polifenoli antiossidanti, presenti in frutta, verdura e nella stessa Artemisia) l’Artemisinina non solo reagisce 10 volte più rapidamente moltiplicando così le possibilità di successo, ma può essere prodotta a costi assai minori.
La notizia è stata comunicata ieri dallo stesso professor Vincieri in qualità di presidente del Congresso internazionale della Society for Medicinal Plant Research (Firenze, Palazzo dei Congressi, 21 - 25 agosto), organizzato in collaborazione con la Società Italiana di Fitochimica, con il patrocinio del Ministero della Salute, della Regione Toscana e dell’Arsia, e con il prezioso contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Alla conferenza stampa in Palazzo Vecchio ha partecipato anche l’assessore alla Sanità Graziano Cioni.
“Firenze”, ha detto, “è fiera di ospitare questo prestigioso simposio e di offrire alla sanità internazionale un così significativo contributo. Il quale dimostra anche il livello di eccellenza raggiunto da non pochi settori del nostro ateneo”.
“Come spesso accade, la scoperta è nata quasi per caso”, ha spiegato Vincieri, “Ora si tratta di verificare le reazioni sull’uomo, ma le speranze sono più che ottime. Inoltre, la nuova sostanza è molto meno complessa e costosa.
I paesi poveri, potranno così produrla in proprio affrancandosi dalle multinazionali del farmaco”.
Il congresso di Firenze è il più importante dei 53 finora tenuti nel mondo in materia di piante medicinali. Vi partecipano da 70 diversi Paesi oltre 800 ricercatori: esperti di fitochimica (chimica dei principi attivi delle piante), farmacologia (studio dell’effetto delle sostanze chimiche naturali e di sintesi sugli organismi viventi), botanica farmaceutica (identificazione, coltivazione, raccolta e fisiologia delle piante medicinali), tecnologia farmaceutica (come trasformare i principi attivi in farmaci), legislazione (direttive nazionali ed europee in tema di registrazione e commercio dei prodotti in questione).
Tra i protagonisti più noti i tedeschi Rudolf Bauer e Hildelberg Wagner, massimi studiosi dei principi antinfluenzali dell’Echinacea, e De-an Guo, direttore del Dipartimento di Medicina Tradizionale Cinese Moderna dell’Università di Pechino.
Per Italia e Cina il congresso è tra l’altro un’occasione per verificare i progressi del Programma di Partenariato varato un anno fa tra i Ministeri della Salute dei due Paesi per studiare in sinergia le piante della Medicina Tradizionale Cinese (TMC), tra cui appunto Artemisia e Artemisinina.
Un analogo progetto è in corso in collaborazione con l’università brasiliana di Campinas-San Paolo. Vincieri ha annunciato tra l’altro l’istituzione all’Università di Firenze di un corso di perfezionamento post laurea sui Fitoterapici della Medicina Tradizionale Cinese (il primo in Italia): iscrizioni entro il 28 novembre, inizio il 21 gennaio 2006.
“Nel corso di vari esperimenti in vitro”, ha raccontato Vincieri, “abbiamo accertato che grazie agli stessi flavonoidi contenuti nell’Artemisia annua, l’Artemisinina è assai più reattiva, ovvero agisce sul parassita della malaria dieci volte più rapidamente.
Ci siamo arrivati cercando di sviluppare un metodo per analizzare nuove molecole con azione simile all’Artemisinina. Per verificarne il funzionamento, abbiamo usato un estratto di Artemisia con circa il 10% di Artemisinina. E’ stato allora che ci siamo accorti della sua rapidità di reazione. Abbiamo perciò isolato tutti i costituenti dell'estratto, tra cui cinque flavonoidi, per ripetere l'esperimento con l’Artemisinina in varie combinazioni. Abbiamo così potuto constatare che in presenza di questi flavonoidi i radicali liberi generati dall’interazione fra Artemisinina ed Eme, molecola organica presente nei globuli rossi, si formano quasi subito con effetti letali per il Plasmodium falciparum”.