FIRENZE- “L’accordo siglato ieri tra Unione Europea e la Cina per limitare fino al 2008 le importazioni in Europa dei prodotti tessili cinesi è un’opportunità che il sistema economico della Toscana è costretto a non lasciarsi sfuggire. Non va ripetuto l’errore fatto in questi ultimi anni quando, pur sapendo che l’Accordo Multifibre sarebbe terminato nel 2005, solo in pochi hanno saputo riqualificare le proprie produzioni per restare competitivi in un mercato globalizzato sempre più aggressivo.” Così Claudio Martini, presidente della Regione Toscana, è intervenuto alla presentazione del Rapporto “La situazione economica della Toscana - Consuntivo anno 2004 - Previsioni 2005-2006” curato dall’Irpet e da Unioncamere, presentato oggi presso l’auditorium del Consiglio Regionale a Firenze.
“Naturalmente la Cina rappresenta anche una grande opportunità per le nostre imprese, perché si tratta di un vasto mercato che dobbiamo saper esplorare al meglio per garantire lo sviluppo commerciale e produttivo dei nostri territori” – ha continuato Martini.
“I dati presentati all’interno del Rapporto sono critici e preoccupanti, soprattutto in alcuni settori manifatturieri come il tessile e il calzaturiero, che subiscono violentemente la concorrenza mondiale. Allo stesso tempo abbiamo anche settori come la nautica e l’elettronica capaci di crescere realizzando prodotti di alta qualità. Sono inoltre confortato dal fatto che ad oggi l’occupazione sostanzialmente tiene, limitando così i rischi per la coesione sociale in Toscana.”
Per il presidente della Regione “I dati che emergono dalla ricerca devono farci reagire, basta con le scuse.
Ognuno deve fare la sua parte, non possiamo rimanere imbambolati davanti ad una fotografia del sistema economico che non va. Credo si debba riflettere su questa analisi che ci presenta dei dati di una crisi che non possiamo più definire solo congiunturale, ma subito dopo dobbiamo saper reagire. Subito, immediatamente, sin da lunedì mattina, dobbiamo rimboccarci le maniche e definire una strategia utile allo sviluppo del nostro sistema produttivo. Davanti a noi – ha continuato Claudio Martini – esistono già esempi positivi di come si può competere a partire dall’esperienza e dalla cultura del nostro territorio.
Da parte nostra, come Regione Toscana, spingeremo sempre più le imprese per stimolarle ad investire in ricerca e innovazione; faremo pressioni sul sistema bancario per aumentare la ricaduta degli investimenti sul territorio; cercheremo di spostare la rendita da investimenti improduttivi per la collettività ad altri più utili per uno sviluppo complessivo della comunità toscana; definiremo una liberalizzazione dei servizi con caratteristiche tutte toscane, che sappia mantenere alta la qualità dei servizi offerti e allo stesso tempo permetta di competere alle imprese toscane alla pari con gli investitori stranieri.”
“Con la consapevolezza che solo lavorando in maniera coordinata e sinergica con tutti gli attori economici e sociali della Toscana - ha concluso il presidente Martini -, continueremo le azioni di governo già avviate e utili a sviluppare una crescita sinergica del sistema delle infrastrutture e dei servizi.
Penso alla riorganizzazione delle strade regionali; al completamento dell’Alta Velocità ferroviaria; all’integrazione degli aeroporti di Pisa e Firenze; al completamento dell’autostrada tirrenica; all’aggregazione tra le imprese ma anche all’innovazione dei servizi offerti alle aziende e alla cittadinanza, allo sviluppo del marketing territoriale e alla cura con cui offrire opportunità interessanti per accogliere in Toscana investimenti provenienti da altri paesi.”
Nel 2004 l’economia toscana registra un valore di crescita pari al +0,9% rispetto all’1,2% a livello Italia, secondo il Rapporto sulla situazione economica della Toscana, presentato da IRPET ed Unioncamere Toscana oggi, 11 giugno 2005.
Una crescita quindi, modesta ed effimera, dovuta soprattutto alle difficoltà provenienti dalla domanda interna poco dinamica nei consumi privati, quasi ferma in quelli pubblici, addirittura in flessione negli investimenti (soprattutto in mezzi di trasporto e macchinari, mentre aumentano quelli in costruzioni).
Purtroppo le previsioni per il 2005 sono ancora negative indicando valori di crescita del PIL compresi tra lo 0,0 e -0,7%; PIL che dal 2001 al 2005 è rimasto in generale fermo, delineando una situazione che non si era mai verificata nel dopoguerra.
Secondo il Rapporto, la Toscana è in buona compagnia, condividendo questa situazione con la maggior parte delle regioni del centro nord lasciando pertanto trasparire che prima di esservi un “caso Toscana” vi è un “caso Italia”.
Esistono quindi motivi di difficoltà che sono specifici per la nostra regione (la maggiore specializzazione nei settori oggi più in difficoltà), ma le principali cause della presunta perdita di competitività sono comuni al resto del paese. Ciò, se da un lato può confortare -la Toscana non è la pecora nera-, dall’altro crea ancora maggiori difficoltà, visto che viene a mancare alla Toscana il contributo della domanda proveniente dalle altre regioni.
Crescita modesta dovuta alle difficoltà di domanda interna dicevamo.
I consumi privati sono, infatti, cresciuti poco nella nostra regione, ed in Italia, e spesso si sono indirizzati verso l’acquisto di beni -come i mezzi di trasporto ed i telefonini- in cui più alta è la dipendenza dall’esterno, attivando quindi importazioni invece che produzione nazionale. Gli investimenti sono aumentati solo nella componente delle costruzioni mentre sono diminuiti in quella dei macchinari, consolidando una tendenza che oramai dura dal 2001. Il fatto preoccupante non è solo legato alla minore domanda di macchinari, ma soprattutto al fatto che se non si rinnovano i macchinari non si fa innovazione e si perde di competitività.
La spesa pubblica, poi, è stata maggiormente vincolata nel 2004 per cui è mancato anche questo contributo alla crescita.
Questo risultato deludente è stato ottenuto nonostante il 2004, sul fronte estero, sia stato un anno eccezionale (il commercio mondiale è cresciuto del 10%): le esportazioni sono, infatti, tornate a crescere (+3,1% in quantità) favorite dall’eccezionale espansione del commercio mondiale, solo in parte compromessa dalla ulteriore rivalutazione dell’euro sul dollaro.
Le vendite all’estero sono aumentate soprattutto nei settori a più alta tecnologia, mentre sono rimaste ferme quelle della moda.
Segnali negativi provengono dal turismo estero, con una calo di spesa e presenze attorno al 5,5%, rispetto ad un lieve aumento registrato in Italia. Calano anche i turisti italiani; le nostre località sembrano dunque perdere competitività rispetto a quelle del resto del paese in tutte le componenti con la sola eccezione di quelle del turismo d’arte.
Dal punto di vista settoriale le note positive vengono soprattutto dall’agricoltura [cui si deve quasi la metà della crescita del PIL toscano del 2004], con una annata eccezionale dal punto di vista della quantità prodotta (aumenti di produzione attorno al 20%), ma un po’ meno dal punto di vista dei prezzi.
Bene anche le costruzioni anche se si intravedono i segni di un rallentamento del settore dopo anni di crescita.
Nell’industria continua a diminuire la produzione, anche se molto meno dello scorso anno. Il miglioramento della tendenza negativa vale per tutti i settori ed in alcuni,meccanica per esempio, si notano anche segni di aumento della produzione industriale. Purtroppo i primi mesi del 2005 segnano una nuova caduta della produzione (-3,1%) che sembrerebbe togliere l’illusione che la lunga fase recessiva dell’industria sia giunta al termine.
Resta inoltre grave la situazione dell’artigianato e più in generale della micro-impresa manifatturiera.
Anche nel terziario la crescita è bassa in termini di quantità di servizi prodotti. Tuttavia la dinamica dei prezzi relativi ha talvolta modificato il quadro che emergerebbe dalla sola osservazione delle quantità vendute; nel commercio, per esempio, aumentano le quantità vendute, ma la dinamica dei prezzi relativi è sfavorevole ed incide negativamente sulla remunerazione dei fattori.
Nelle attività professionali, la quantità di servizi erogata si è contratta, ma i prezzi sono ancora aumentati migliorando decisamente i risultati economici. Non è un caso che nel 2004 il reddito disponibile sia aumentato (+1,5%), ma che lo sia soprattutto nel reddito da lavoro autonomo e quindi sui redditi più alti.
Dal lato occupazionale la domanda di lavoro cresce di poco, quasi 9.000 unità, di cui solo 4000 vanno a vantaggio di lavoratori toscani, generando un aumento di 6000 unità del numero di disoccupati, riportando il tasso di disoccupazione sopra il 5%.