di Marco Baldi
E’ una crisi strutturale pesante quella che l’artigianato patisce da tempo, una crisi che dura ormai da 4-5 anni e non presenta sbocchi positivi nella valutazione del futuro.
La situazione è complessivamente peggiorata nel corso del 2004 e il 2005 è iniziato male: produzione ed export a picco, tracollo per il settore moda, situazione di difficoltà sempre più generalizzata, diffusa su tutto il territorio e su tutti i comparti dell’artigianato.
Anche dal credito giungono ormai da tempo segnali preoccupanti: sono crollati dal 2004 gli affidamenti a breve, mentre sono aumentate, fra le operazioni a medio e lungo termine quelle per ristrutturazione finanziaria e gestionale, che in sostanza è la richiesta di credito per consolidare il debito aziendale, indice della fortissima difficoltà in cui le imprese stanno vivendo.
Le buona performance della nautica, il parziale recupero della pelletteria, gli alternanti andamenti della meccanica o di tipologie di meccanica legata ad alcune zone della Toscana, costituiscono casi isolati e non segni reali di un complessivo cambio di direzione.
L’occupazione ha sostanzialmente tenuto, ma le imprese sono state costrette a maggiori forme di flessibilità, fatto che apre un versante inquietante anche per la qualità della produzione.
Personalmente non mi lascia tranquillo la previsione (Irpet) che nel 2020 il terziario contribuirà per il 75% al PIL toscano, perché tradizionalmente è la trasformazione delle materie prime, il manifatturiero, il settore trainante dell’economia toscana; inoltre quella toscana non è una terziarizzazione avanzata, ma di risulta, nella quale il peso maggiore è dell’aspetto commerciale.
CNA Toscana da tempo sostiene che bisogna acquisire la consapevolezza che l’intero sistema produttivo toscano è debole; è indispensabile quindi attivare un ripensamento strategico di lunga scadenza da parte di tutti gli attori economici.
La crescente generalizzazione della crisi evidenzia infatti i punti di debolezza del sistema delle piccole imprese toscane: la perdita di competitività è assoluta, abbiamo perso competitività con Francia, Germania, Inghilterra e anche con la Spagna; con questa premessa non è certo pensabile mettersi a fare concorrenza con Cina, India, Brasile o anche con i paesi dell’est europeo.
E’ una crisi di sistema: è in difficoltà il sistema Italia. Per superare questa crisi sarà necessario attivare correttivi strategici a cui tutte le forze sociali dovranno aderire. In caso contrario non riusciremo ad agganciare nessuna ripresa.
C’è la necessità di valutare tutti insieme, ognuno deve fare la propria parte, in primo luogo gli imprenditori, ma anche la classe dirigente a tutto tondo, compresi i sindacati dei lavoratori dipendenti, e la classe politica deve saper individuare insieme a noi le scelte strategiche, coniugarle e indirizzarle.
CNA Toscana ha sottoposto alla Regione linee strategiche, problematiche e proposte sugli aspetti di peculiare interesse per l’artigianato; è necessario inoltre rendere operative le strategie del patto per lo sviluppo siglato a suo tempo da tutte le forse sociali ed economiche di livello regionale.
Agli Istituti di credito continuiamo a chiedere che sostengano il rafforzamento e la riorganizzazione delle imprese con due assi sostanziali di intervento: il finanziamento delle idee o dei progetti e la partecipazione nelle imprese più virtuose.
Al Governo chiediamo una politica attenta all’economia e risorse per la ricerca e l’innovazione,una strategia competitiva che finora è mancata.
Di fronte a questa emergenza economica si aggiunge, infatti, anche un vuoto di prospettive a lungo termine e il rischio più forte, con il perdurare del trend negativo è una ulteriore depressione degli investimenti produttivi.
Occorre diminuire il cuneo contributivo e fiscale del costo del lavoro, ridurre l’Irap a carico delle imprese e del lavoro autonomo, attivare strumenti efficaci a ricomporre le filiere produttive di più alta qualità, misure per l’innovazione di artigianato e pmi.
Insomma occorre una vera e incisiva politica industriale a vantaggio dell’artigianato e della piccola impresa, che sono la base dell’economia italiana e, lo sottolineo ancora, della coesione sociale nel paese.
L’economia toscana ha bisogno di crescere e innovare, di innovazione della struttura aziendale e innovazione di prodotto. Ma innovazione, ricerca, qualità di prodotto o di processo, formazione non sono materie che le piccole imprese toscane possono affrontare singolarmente: l’innovazione di sistema è la sfida che attende la imprese toscane, diventare sistema per la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo.
In questo processo il supporto delle Associazioni di categoria e la collaborazione con Istituzioni ed Enti locali, è essenziale.
E’ questo il compito che ci attende.