Nove da Firenze pubblica in anticipo l'intervento del Presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini:
È con vivo piacere che intervengo a questa iniziativa relativa al credito e finanza per le imprese artigiane e PMI Organizzata all’interno della Mostra dell’Artigianato da Unioncamere Toscana. Il Sistema Camerale toscano infatti pone particolare interesse al credito alle imprese artigiane intervenendo con proprie risorse in conto garanzia a favore dei Consorzi fidi e per abbattere i costi degli interessi a favore delle imprese.
L’attività di prestito costituisce un momento tipico dell’operatività bancaria e implica la capacità della singola controparte di rimborsare il credito ricevuto.
Le insolvenze, pur rientrando nella fenomenologia degli eventi rari, costituiscono per gli intermediari finanziari un tema assolutamente prioritario. Gli effetti negativi dei tassi di default sulle performance del sistema creditizio sono da tempo oggetto di particolari attenzioni da parte delle istituzioni creditizie.
Il comitato di Basilea ha infatti riconosciuto questa problematica proponendo uno schema di intervento che sarà operativo a partire dal 2006. Questa proposta evidenzia l’importanza dei sistemi interni di rating (Internal Rating System) come lo strumento essenziale per una efficace gestione del rischio di credito.
I benefici attesi da tali sistemi sono duplici: da un lato una maggiore efficienza nell’allocazione del capitale, migliorando il problema delle risorse scarse, dall’altro il miglioramento del processo di selezione della clientela, riducendo il costo opportunità di respingere i soggetti in realtà sani e nel contempo riducendo i costi dovuti all’acquisizione dei clienti non remunerativi. Propedeutica a tali obiettivi è la ripartizione e la gestione della clientela secondo classi di merito creditizio definite statisticamente ed alla quale le banche dovranno prestare particolare attenzione.
Quali sono le prospettive che si aprono a seguito dell’introduzione degli accordi di Basilea II sul sistema artigianale? Prima della presentazione dei dati dell’ “Osservatorio nazionale sul credito” e del successivo dibattito, vorrei fornire alcune indicazioni relative alla situazione del comparto artigiano in Toscana e del credito concesso a tale tipologia di imprese.
Dai dati i nostro possesso sull’andamento dell’artigianato toscano, curati dall’Osservatorio Regionale di cui Unioncamere Toscana fa parte assieme a Regione Toscana, alle Associazioni di categoria Artigiane e alle Organizzazioni sindacali di settore, emerge un quadro tutt’altro che incoraggiante, dal momento che la caduta del fatturato nel 2004 è risultata piuttosto consistente -4,7%, e superiore a quella registrata negli anni precedenti: -4,2% nel 2003 e -3,3% nel 2002.
La spinta recessiva del fatturato interessa nel 2004 i settori manifatturieri (-6,5%), soprattutto quelli afferenti al sistema moda (-11,0%), ma hanno perso in modo significativo sia i servizi (-2,6%) sia l’edilizia (-1,3%) settore quest’ultimo che aveva svolto finora una funzione anticiclica. Tali riduzioni di fatturato, anche in prospettiva creditizia, risultano assai preoccupanti perché, possono ridurre il cash flow utilizzato al fine di rimborsare i presiti eventualmente contratti.
A tale proposito questa difficoltà emerge anche considerando la quota di imprenditori artigiani che dichiarano di aver aumentato i propri investimenti.
Tale quota si contrae infatti dal 20,9% del 2003 al 17,7% del 2004: un livello mai raggiunto da quando esiste la rilevazione, sintomo evidente di un crescente sentimento di sfiducia e conseguenza, oltre che delle minori disponibilità di risorse, anche di una certa carenza di idee sulle vie strategiche da seguire. Ovviamente, non si può ignorare il fatto che la maggior parte delle imprese artigiane finanzia i propri investimenti con mezzi propri e che quindi il loro assottigliamento provoca probabilmente la sola realizzazione di investimenti di sostituzione.
Da notare come il contenimento degli investimenti coinvolga tutti i settori e non solo quelli più pesantemente colpiti dalla lunga crisi. Per contro continuano a dimostrarsi più reattivi quegli artigiani che riescono a conseguire le migliori performance sul fatturato confermando chiaramente la stretta correlazione fra disponibilità all’investimento e andamento del fatturato. Resta quindi alto il timore del prevalere, fra gli imprenditori artigiani, di logiche di breve termine, caratterizzate da un basso orientamento al futuro e allo sviluppo e indotte probabilmente sia da una ridotta disponibilità di risorse economico-finanziarie (erose dal protrarsi della crisi) che dall’assenza di idee forti su cui puntare.
Per legare gli andamenti rilevati dall’indagine sulla Congiuntura artigiana ai dati sul credito artigiano cito solo alcuni dati Artigianacassa, relativi all’anno 2003. Da tali dati si evince una situazione in leggero peggioramento per la Toscana. Si osserva infatti, in una situazione di crescita complessiva del credito, una riduzione della quota di finanziamenti bancari a favore delle imprese artigiane toscane rispetto al totale dei finanziamenti per le imprese nel loro complesso passata dal 7,9% del 1997 al 6,3% del 2003.
Vi è invece da notare, positivamente, il graduale prevalere dei finanziamenti concessi alle imprese artigiane toscane di durata medio-lunga che, per la prima volta dal 1997, prevalgono su quelli a breve durata, sicuramente meno adatti a finanziare investimenti produttivi ed organizzativi. Infatti se nel 1997 la quota su totale dei finanziamenti concessi alle imprese artigiane era del 32,3% nel 2003 il medesimo rapporto ha raggiunto il 50,1% indicando, per lo meno, la diluizione nel tempo del servizio del debito.
L’accordo di Basilea II si deve fare perché:
per correlare il patrimonio della banca, e quindi la garanzia nei confronti dei terzi, con il rischio che questa si assume quando affida un soggetto terzo.
Questa nuova impostazione è un evoluzione del sistema vigente (Basilea I) che impone un accantonamento unico dell’8% al proprio patrimonio al di là del rischio implicito dell’impresa affidata;
per creare dei veri mercati finanziari concorrenziali, cioè trasparenti. Questo naturalmente presuppone: stesse regole, che tutti le adottino e che ci sia una maturità nell’utilizzarle (crisi dell’Argentina e di altre nazioni negli ultimi anni insegnano);
per far crescere la cultura finanziaria delle imprese, ancora oggi troppo spesso fruitrici di servizi a basso valore aggiunto (conti correnti), ma di elevato costo, e non correlati con le proprie strutture finanziare;
Non vi è dubbio però, che Basilea II può creare qualche problema, perchè:
affronta un problema concreto (quello di un maggior controllo del rischio delle istituzioni finanziarie e quindi la tutela del risparmio), reale e mondiale con un approccio eminentemente tecnico e non politico.
In effetti a tali accordi hanno partecipato e contribuito i banchieri centrali dei paesi più sviluppati. Sia il Presidente USA Bush che il Cancelliere tedesco Schröder hanno criticato in più occasioni tale accordo (chiedendone una revisione o minacciando l’applicazione solo ai più grandi istituti di credito) per paura di ricadute negative sui propri sistemi economici.
Le banche non sono solo “imprese finanziarie” che trasferiscono risorse tra soggetti in surplus (i risparmiatori) e quelli in deficit (le imprese).
Nei nostri sistemi economici, le banche svolgono un ruolo “sociale” che le porta ad essere motori dello sviluppo economico nei momenti di crescita, ma anche strumenti di sostegno in quelli di difficoltà, facendo sì che numerose imprese possano superare con il loro aiuto gli inevitabili periodi negativi dei cicli economici. Le banche cioè tendono a garantire quella “coesione socio-economica” nei territori che ne assicura uno sviluppo durevole. Alcuni fenomeni di aggregazione recentemente realizzati in Italia in questi ultimi anni, dopo aver portato il centro pensate al di fuori del territorio di origine, hanno creato problemi di tenuta dei sistemi economici locali;
Basilea II viene accusata di acuire i momenti di crisi economica, perché aumenta i tassi e tende a rarefare il credito proprio nei momenti di difficoltà, cioè di crisi economica dove il problema della liquidità è maggiormente sentita;
le simulazioni fatte ( si veda studio Unioncamere nazionale ottobre 2003) in cui oltre l’80% delle imprese non avrà problemi di restrizioni degli affidamenti, ma anzi vedrà ridurre i propri costi d’interessi, lasciano perplessi.
Vorrebbe dire che le banche sarebbero disposte a diminuire i loro proventi (interessi attivi) che, se non compensati da minori costi (perdite su crediti e relativi accantonamenti), comprimerebbero il risultato di esercizio che in Italia è risaputo non essere per il sistema bancario a livelli soddisfacenti;
se il ROE accettabile per un’impresa bancaria è intorno al 15% (considerandolo prima delle imposte) tale valore è da ricercare non solo agendo sulla leva dei tassi attivi od eliminando dal proprio portafoglio le imprese marginali, quelle con rating più basso (da B+ a CCC), ma anche recuperando efficienza (operativa) al proprio interno.
Basilea II sembra scritta più per agire sul lato dei rapporti esterni con le imprese (sia sul fronte dei ricavi che dei costi), piuttosto che tendere a recuperare l’efficienza delle aziende bancarie, lasciando l’iniziativa alla naturale evoluzione delle cose. Concedetemi ancora, prima di passare la parola agli altri intervenuti, un ultimo cenno relativo ad alcune questioni aperte relative al rapporto tra mercato del credito e mondo imprenditoriale. Sicuramente la situazione dell’artigianato toscano, ma credo sia una condizione comune un po’ in tutta Italia, non evidenzia spunti di ottimismo e vi è parecchia strada da fare da parte di tutti.
È indubbio che sistema bancario necessita di fare alcuni passi al fine di agevolare la crescita economica anche attraverso lo stimolo del comparto artigianale. Una indicazione sulle politiche da adottare emerge da una recente ricerca della Banca Mondiale, che evidenzia come i paesi con maggiore competizione nel sistema finanziario e dove esiste la possibilità da parte delle imprese di ottenere prestiti da parte di istituti di credito stranieri sembrano ottenere una crescita più elevata.