L'analisi congiunturale dell'industria manifatturiera toscana (primo trimestre 2005) elaborata da Unioncamere e Confindustria

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 maggio 2005 23:36
L'analisi congiunturale dell'industria manifatturiera toscana (primo trimestre 2005) elaborata da Unioncamere e Confindustria

Firenze, 20 maggio 2005 Dopo un 2004 di stagnazione, il nuovo anno si è aperto con una intonazione recessiva: il primo trimestre 2005 ha, infatti, mostrato un peggioramento tendenziale della produzione dell’industria manifatturiera regionale, -3,1% che ha investito tutti i settori e coinvolto tutte le dimensioni aziendali, allineando la performance della Toscana a quella nazionale, così come fotografata dalle recenti indagini Istat e Confindustria.
Nel confronto tra I trimestre 2004 e I trimestre 2005, tutti gli indicatori congiunturali monitorati dall’indagine Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana sono risultati negativi, con la sola eccezione degli ordinativi esteri, che mostrano peraltro una performance assai modesta (+0,6%).

Rispetto all’ultimo trimestre dell’anno scorso - e dunque in termini congiunturali - la produzione è calata di 2,3 punti percentuali.

Un dato questo che desta qualche preoccupazione se si considera il fatto che, a partire dal 1998, la media delle variazioni congiunturali dei “primi trimestri” è stata del +0,6%.

La riduzione della produzione ha avuto riflessi sul grado di utilizzo della capacità produttiva degli impianti che, nel I trimestre 2005, è scesa al 74,6%. Si osserva che questa contrazione, oltre che alla riduzione dell’attività, può essere anche collegata all’aumento degli investimenti realizzati nel corso del 2004, con conseguente incremento della capacità installata (rispetto a cui viene calcolato l’indicatore).

Diminuisce dell’1,2% il fatturato a valori correnti su base annua, un risultato che riporta in negativo la crescita del volume d’affari dopo che, nella seconda metà del 2004, si era interrotta la precedente serie negativa (durata sei trimestri).

Del resto, l’ultimo trimestre del 2004 aveva segnalato un rallentamento (+0,8%) dopo l’apprezzabile crescita del terzo trimestre (+2,1%).

Il livello dei prezzi alla produzione, seppur salito di 2,3 punti percentuali, conferma un raffreddamento della relativa dinamica dopo l’impennata del I trimestre 2004 (+5,2%), dovuta principalmente alle forti pressioni sul fronte dei costi degli input (energia e materie prime). Ciò determina comunque una ulteriore riduzione del fatturato a prezzi costanti (-3,5%), anche se la parallela e pressoché analoga riduzione nei volumi produttivi non segnala particolari incrementi nei livelli di invenduto.

In lieve flessione anche l’occupazione (-0,5%), un dato che sottolinea la situazione di incertezza delle imprese rispetto ai contraccolpi non favorevoli di inizio anno.

La flessione della produzione industriale ha riguardato tutte le dimensioni d’impresa.

Dopo un 2004 chiuso in positivo, la grande impresa (oltre 250 addetti) subisce il periodo di difficile congiuntura. Flette la produzione industriale tendenziale (-4,3%), anche se l’aumento del fatturato (+2,2%) sembra evidenziare soprattutto il tentativo di alleggerire le scorte accumulate nei trimestri precedenti. La dinamica della domanda pare, inoltre, stimolata da una positiva intonazione degli ordinativi tendenziali verso l’estero (+2,7%). Il livello della produzione delle medie imprese si riduce rispetto allo stesso periodo del 2004 (-2,1%).

In questa fase appaiono in calo gli ordinativi di mercato esteri (-1,6%) mentre quelli interni sembrano tenere (+0,1%). L’occupazione, rispetto al trimestre finale del 2004, sembra ancora guadagnare qualcosa (+0,6%): sono cinque trimestri che accade.
Resta negativa la situazione della piccola industria (10 a 49 addetti), dove la diminuzione della produzione tendenziale è stimata al 3,3%. Rallentano, anche se rimangono pur sempre in terreno positivo, gli ordini di mercato provenienti dall’estero (+0,9%), e subisce una significativa flessione l’utilizzo della capacità produttiva (passata dal 77,3% del I trimestre 2004 al 72,6% del I trimestre 2005).

“Si tratta di un dato molto preocupante, anche perché stavolta il calo della produzione industriale colpisce indiscriminatamente settori e tipologie d’impresa – commenta il Consigliere delegato al Centro Studi di Confindustria Toscana, Filippo Salvi.

Occorre cautela prima di adombrare una fase recessiva; i fattori che hanno determinato questo dato potrebbero, infatti, avere natura transitoria e i segnali incoraggianti del 2004 non devono essere accantonati frettolosamente. La capacità di reazione degli imprenditori toscani resta intatta”.

Sofferenze generalizzate per tutti i settori produttivi
Gli andamenti settoriali della produzione tendenziale nel I trimestre 2005 mostrano dinamiche differenziate, anche se tutte di segno negativo.

Dopo il momentaneo arresto nel IV trimestre 2004, prosegue nel I 2005 la discesa del settore tessile-abbigliamento (-4,1%). Si ridimensiona invece la caduta del comparto pelli-cuoio-calzature che, seppur registrando un -3,8%, risulta sempre migliore rispetto al -6,2% del IV 2004 e del -5,2% del I trimestre 2004.
Registra una battuta d’arresto il settore legno-mobili (-5,2% la produzione tendenziale) dopo le discrete performance del 2004. Arretra la produzione di metallo e oggetti in metallo, -2,7% su base annua, anche se in positivo si rileva una forte crescita degli ordinativi provenienti dall’estero (+18,1%).

Anche il comparto della chimica, farmaceutica, gomma e plastica flette di 3,1 punti percentuali. Si tratta comunque solo del terzo trimestre con segno negativo sugli ultimi tredici trimestri (di cui due nel “terribile” 2003), che potrebbe evidenziare anche solo un rallentamento della fase espansiva finora conosciuta. Contrastanti restano comunque le indicazioni provenienti dal fatturato, in crescita (+4,3%), e dagli ordini (-2,1% per quelli interni, -3,1% per quelli esteri).
Dopo due trimestri di variazioni positive torna a ridursi anche la produzione tendenziale di minerali non metalliferi (-3,2%).

Flette leggermente la produzione tendenziale dei comparti alimentare (-1,2%) e della meccanica (-1,4%). Per la trasformazione alimentare, si registra l’interruzione di una fase di crescita mentre per la meccanica prosegue la situazione di stagnazione. Per entrambi tiene il fatturato, con variazioni marginali attorno allo zero su base tendenziale (meccanica +0,2%, alimentari -0,1%). Anche elettronica e mezzi di trasporto riducono la produzione fisica (-2,1%) dopo tre anni di crescita interrotta solo da brevi periodi di stagnazione.

Per i rimanenti comparti raggruppati sotto la voce “varie” continua la flessione produttiva in atto ormai da inizio 2002 (principalmente in conseguenza dell’andamento negativo accusato dall’oreficeria), che raggiunge nel I trimestre 2005 il -2,9%.

Andamento della domanda interna ed estera
Entrambe le componenti della domanda, interna ed estera, lanciano segnali poco incoraggianti in avvio di 2005. Il dato sugli ordini interni (-2,7%) prosegue ed aggrava il trend negativo del 2004 (+0,1%, -0,5%, -0,9% e –1,0% i dati nei 4 trimestri) ed è quindi relativamente poco sorprendente, anche alla luce del rallentamento nei consumi delle famiglie e nella domanda di beni intermedi proveniente dalle imprese che si paventa a livello nazionale.

Più significativa la crescita assai debole degli ordinativi esteri (+0,6%, inferiore alla media 2004, +2,0%, ed in particolare all’ultima parte dell’anno scorso, +3,9% nel IV trimestre), un dato che fa il paio con la contrazione nella quota di fatturato esportato, scesa al 39,2% contro il 42,2% della media 2004.

Il dato è da sottolineare perché si verifica a fronte di un’economia internazionale ancora in salute (sebbene i primi segnali di rallentamento comincino ad affacciarsi, in primo luogo nell’Area Euro) e perché appare in controtendenza con la media nazionale (gli ordini esteri dell’industria italiana sono cresciuti del 5,6% a gennaio, del 7,7% a febbraio, dati Confindustria).

Al tempo stesso, queste osservazioni lasciano sperare in un rallentamento di natura temporanea. Un approfondimento del tema sarà possibile solo a metà giugno, quando l’Istat renderà noti i dati export regionali relativi al I trimestre 2005.

Aspettative per il II trimestre 2005
Dopo le parziali schiarite del 2004, le aspettative degli imprenditori risultano condizionate da un quadro che non induce a particolari entusiasmi. In termini destagionalizzati (media mobile degli ultimi quattro trimestri), l’indicatore delle aspettative della produzione risulta aver arrestato la propria crescita dopo che per tutto il 2004 si era registrato un lento miglioramento del grado di fiducia degli imprenditori.

Anche l’andamento dell’occupazione è atteso in lieve calo su base congiunturale, con un saldo di -5 punti percentuali fra “ottimisti” e “pessimisti” rispetto al I trimestre 2005.

“La situazione è senza dubbio grave e molto preoccupante - conferma il Presidente di Unioncamere Toscana Pierfrancesco Pacini - e richiede interventi urgenti, a partire dalla riduzione dell’Irap che, tuttavia, non può essere certamente considerato da solo un fattore risolutivo. Nell’Unione Europea, infatti, non tutti i Paesi hanno i nostri problemi.

Ad esempio, l’economia tedesca continua ad andar bene e le esportazioni tirano, nonostante che il quadro di riferimento internazionale sia identico al nostro. Tutto questo perché le imprese tedesche già ai tempi del marco erano abituate a dover competere, avendo una moneta forte e un costo del denaro elevato, a differenza delle imprese italiane, che potevano fruire della lira debole e di eventuali svalutazioni. Quindi bisogna che le imprese italiane facciano la loro parte per essere competitive ed il mondo delle Camere di Commercio aspetta dalle imprese richieste precise per poterle aiutare”.

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