E' questo quanto emerge dai dati dell’indagine effettuata a dicembre 2004 dalla Cna Firenze insieme alla Camera di Commercio. Per analizzare i dati del 2004 è necessario considerare che il trend negativo che interessa l’economia locale è una conseguenza della spirale sfavorevole che dura da metà 2001. Alla definizione di questi risultati hanno contribuito sia l’andamento negativo della domanda estera (esportazioni toscane: –7,7% a prezzi costanti nel biennio 2002-2003) che di quella proveniente dalle altre regioni italiane, che presenta numerosi elementi di criticità.
Dati che risultano pesanti anche a fronte di un’economia toscana caratterizzata da una forte apertura verso i mercati esteri. A rendere più scuro il quadro la considerazione che il 2004 viene generalmente valutato come un periodo di ripresa: per la Toscana questa tendenza ha dimostrato un’efficacia limitata, limitandosi ad attenuare lo stato di crisi. Secondo l’indagine Cna-Camera di Commercio, il saldo del fatturato del secondo semestre 2004 risulta ancora negativo (-9,79%), anche se il risultato è migliore rispetto a quello registrato nel primo semestre dello stesso anno (-24,35%).
Anche per gli ordini (confronto semestrale) il saldo è negativo (-4,12%), ma anche in questo caso il valore risulta migliore di quello della precedente rilevazione (-19,17%). Passi avanti si sono registrati anche nel confronto su base annuale: dal –16,52% del 2003 si è passati ad un saldo negativo di 10,82 punti percentuali nel 2004. Per quanto riguarda le variabili economico-finanziarie, si percepisce un lieve miglioramento dei saldi sul piano degli insoluti e delle dilazioni, che però non influisce positivamente sulla redditività aziendale.
Dall’indagine si ricava che nel rapporto costi-ricavi è presente una tendenza congiunturale negativa (-27,42%), mentre è appena sopra il punto di equilibrio il saldo del giudizio (+0,52%), che comunque si conferma in flessione rispetto alle precedenti rilevazioni. Una flessione si è registrata anche nella propensione agli investimenti: +7,22% nel secondo semestre 2004 contro +18,65% del primo semestre. Il valore attuale mette in evidenza la riduzione della spinta ad investire anche rispetto alle rilevazioni effettuate nel 2003 (+14,36% e +11,96%).
L’analisi dei finanziamenti attivati nel secondo semestre 2004 evidenzia il predominio della classe intermedia: sono ben il 53,70% le richieste comprese tra 5.000 e 25.000 euro. Oltre i 25.000 euro la percentuale delle aziende scende al 25,93%, mentre sono il 20,93% quelle, i cui finanziamenti non hanno superato i 5.000 euro. Il 30% di questi finanziamenti viene destinato alla sostituzione ed all’introduzione di beni strumentali nel ciclo produttivo, ma non è da sottovalutare la componente della commercializzazione (28,57%) composta da cataloghi, partecipazione a fiere e siti web.
Questi dati generali sono ricavati da singole indagini effettuate nei vari settori. Per rendere completa la fotografia dell’artigianato manifatturiero della provincia di Firenze è comunque necessario procedere nell’analisi per macro aree. Trend negativo si registra per il sistema moda (-10,71%), con l’eccezione del comparto pelletteria, mentre si nota un leggero miglioramento nel settore della metalmeccanica (+12,50%), soprattutto in quello della meccanica di precisione. Stallo, infine, nel macro settore “legno-mobili”.
Una situazione molto particolare è quella dell’artigianato artistico, che affronta difficoltà rilevanti. All’interno del settore si rileva un deciso miglioramento di carattere stagionale per orafi ed argentieri, mentre appare qualche segnale di vivacità nella ceramica. Permangono, infine, difficoltà strutturali per il vetro e nel legno artistico. Per quanto riguarda la variabile occupazionale, la tendenza negativa che si registra (-4,64) è emersa anche nel precedente rapporto. Questo calo non desta, comunque, preoccupazioni perché appare compensato dalla propensione ad occupare nella prima metà del 2005.
Per avere miglioramenti più concreti è necessario ripensare il modello toscano di media e piccola impresa, puntando sull’innovazione, sull’aggregazione delle imprese, (da semplici consorzi alla costruzione di reti stabili) e sulla definizione di politiche formative incisive, a partire dall’apprendistato e senza dimenticare un sostegno creditizio al “fare impresa” ed ai progetti innovativi. Sarebbe infine auspicabile la definizione di una nuova politica industriale, in grado di riconfigurare il “modello toscano” nell’ambito del mercato globale in cui le piccole imprese sono sempre più immerse.