La 3a Giornata dell'Economia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 maggio 2005 14:50
La 3a Giornata dell'Economia

Firenze, 9 maggio 2005 -La struttura produttiva della regione Toscana , fotografata a fine 2004, mostra un incremento nel numero di imprese di circa 6.600 unità, con l'apparire di segnali di recupero rispetto ai due anni precedenti. Firenze offre il maggior contributo alla crescita, con 2.156 imprese in più, pari al 32,6% del saldo regionale, seguita da Lucca (+804 imprese), Pisa (+780 imprese), e Arezzo (+538). L'andamento complessivo della nati-mortalità d'impresa determina una inversione di tendenza rispetto ai tre anni precedenti, evidenziando una maggiore dinamicità delle aree interne alla nostra regione rispetto alle aree costiere.
Oltre la metà (e precisamente il 51,4%, pari ad oltre 14.500 unità nell'anno 2002) delle imprese toscane iscritte al Registro Imprese sono "vere" nuove imprese, ossia imprese iscritte per la prima volta ai registri camerali (imprese che non nascono da imprese pre-esistenti attraverso scorpori, separazioni, filiazioni di impresa).

Una incidenza media delle "vere" nuove imprese ancora superiore al dato regionale si evidenzia in metà delle province toscane: Massa Carrara (54,7%), Siena (54,2%), Grosseto (53,3%), Lucca (52,8%) e Pisa (52,0%).
I dati - inediti - sul valore aggiunto manifatturiero in Toscana e province suddiviso per dimensione di impresa mettono in luce la produttività delle nostre imprese, ed in particolare il forte contributo del sistema di PMI alla creazione di ricchezza. Quasi l'82% del valore aggiunto prodotto in Toscana nel 2001 proviene infatti dalle piccole e medie imprese, un dato nettamente superiore al pur alto valore nazionale (72,9%).

Nelle aree territoriali toscane caratterizzate dalla presenza di distretti industriali, o comunque di sistemi locali manifatturieri di PMI, il contributo alla crescita di queste ultime aumenta notevolmente: a Prato le piccole e medie imprese realizzano praticamente tutto il valore aggiunto della provincia (il 99,5%), a Pistoia il 91,8%, ad Arezzo l'84,7%. In tutte le province si nota ancora un forte peso in termini di valore aggiunto della piccola dimensione (fino a 49 addetti) rispetto alla media (50-249 addetti).
A fine 2002 si contano in Toscana già 5.624 gruppi di impresa (che includono 15.405 imprese).

Sebbene quindi il fenomeno coinvolga ancora circa il 4% del totale delle imprese toscane, il numero dei gruppi è aumentato in due anni del 16,6%, ben oltre la crescita media riscontrata sul territorio nazionale (+12,0%). La graduatoria delle province toscane vede Firenze in testa con 1.860 gruppi distinti, seguita da Prato con 620, da Lucca con 530 e da Pisa con 526. Il fenomeno assume una rilevanza ancora maggiore se consideriamo l'impatto economico che i gruppi hanno sul territorio in termini di occupazione e di valore aggiunto:la crescita del numero dei gruppi ha prodotto dal 2000 al 2002 un incremento dei relativi addetti pari al 23% in Toscana, con punte del 76,6% a Grosseto, del 70,3% a Massa Carrara, del 61,7% a Livorno.

Il valore aggiunto delle imprese in gruppo è più che raddoppiato in due anni a Massa Carrara, Lucca e Pistoia, ed ha presentato incrementi del 67,1% a Livorno, del 61,8% a Grosseto e del 51,7% a Prato. Ciò ha contribuito a creare un incremento medio del valore aggiunto generato a livello regionale più che doppio rispetto al corrispondente nazionale (+20,5% contro il +10% italiano).
Il reddito pro capite dei residenti in Toscana presenta anche nel 2003 un valore più elevato rispetto al valore medio nazionale, con un tasso di crescita nel periodo 1995-2003 pari al +39,4, superiore a quello misurato l'anno precedente che continua a rimanere al di sopra sia dei ritmi di crescita medi nazionali (+37,3%), sia a quelli delle macro ripartizioni del Centro del Nord Italia.

A tale incremento contribuisce la forte crescita delle province di Siena (+48,2%), che guadagna ben 17 posizioni rispetto alle altre province d'Italia, di Massa Carrara (+49,4% e +6 posizioni) e di Firenze (+46,1% e + 7 posizioni), che nel 2003 è a quarta provincia d'Italia. La provincia di Prato perde ben 17 posizioni in graduatoria, restando comunque, dopo Firenze, la seconda provincia toscana in termini di reddito pro capite dei residenti, seguita da Siena, Livorno e Pisa. Nonostante la buona performance in un periodo di debolezza dell'economia interna, la Toscana perde una posizione nella graduatoria delle regioni italiane rispetto al 1995, passando al decimo posto.
L'indice di redditività R.O.E calcolato sui bilanci delle società di capitale toscane ne misura il reddito netto di impresa per unità di capitale di rischio, e dunque quanto rende "fare impresa" nelle varie province.

L'indice regionale presenta nel 2002 un valore relativamente elevato (2,84%) anche se in diminuzione rispetto ai due anni precedenti (3,34% nel 2000, 3,61% nel 2001), soprattutto se confrontato con il corrispettivo nazionale (0,99 a causa di una forte diminuzione del risultato di esercizio delle società nell'ultimo anno). Ottimi livelli dell'indice riguardano le società delle province di Lucca (7,15%) ed Arezzo (6,15%), che presentano il tasso di redditività più elevato degli ultimi 6 anni. In provincia di Firenze le società di capitale mantengono nel triennio 2000-2002 dei buoni livelli di redditività (3,14% nell'ultimo anno).

Negativo l'indice per le province di Grosseto (-1,66%), Pisa (-0,59%), Livorno (-0,34%) e Prato (-0,23%).
Di ulteriore ausilio per l'analisi dello stato di salute delle imprese e dunque dell'impatto della situazione congiunturale sul nostro sistema produttivo sono i dati sulle imprese entrate in fallimento per anno di inizio della procedura concorsuale. La Toscana mostra una sostanziale stabilità per gli ultimi tre anni (2002-2004), ma la diffusione territoriale del fenomeno mostra dinamiche differenziate: due esempi sono Prato, che dopo un picco di fallimenti molto più alto raggiunto negli anni 2002 e 2003 ha riportato nell'ultimo anno una riduzione del fenomeno (59 procedure avviate), ed Arezzo, la cui performance tende da tre anni progressivamente a peggiorare (39 imprese entrate in fallimento nel 2002, 42 nel 2003, 51 nel 2004).

Mentre quattro province su dieci presentano comunque un incremento nel numero di imprese entrate in fallimento, diminuisce invece la quota di imprese in crisi nelle province di Prato, Pistoia, Siena, Pisa, Lucca e Firenze.
Diminuisce in Toscana il numero di imprese entrate in liquidazione nel 2004 (5.137) rispetto al 2003 (6.029), riportandosi poco al di sopra dei livelli dell'anno 2000. Una diminuzione si osserva in particolare per le province di Firenze, Prato e Lucca anche se la consistenza dei relativi flussi si mantiene elevata (le imprese fiorentine nel 2004 pesano per il 23% sul totale delle imprese in liquidazione a livello regionale quelle di Prato per il 12,2% e quelle di Lucca per il 10,6%).

Le province di Siena, Massa Carrara, Arezzo e Livorno mostrano invece un incremento del numero delle liquidazioni di impresa (22 procedure in più rispetto al 2003 a Siena, 6 in più a Massa Carrara, 5 in più ad Arezzo e Livorno).
Il reddito personale disponibile delle famiglie toscane secondo il numero dei componenti risulta più elevato rispetto al reddito medio nazionale (107,1 fatto 100 il dato nazionale)con livelli ancora più alti nelle province di Prato (120,4) Firenze (114,3) Siena (112,6), Pistoia (111,5), ed Arezzo (112,4), che rappresentano dunque le prime 5 province toscane per livello di benessere familiare.La provincia meno ricca è Massa Carrara, che presenta un gap con la provincia più ricca (Prato) di ben 28,1 punti.

All'aumentare del numero dei componenti delle famiglie, gli incrementi di reddito più alti si registrano per i residenti a Prato, Livorno, Firenze, Pisa.
La dotazione infrastrutturale delle province nell'anno 2004 mostra una buona collocazione, rispetto alla dotazione media nazionale, della Toscana e di molte delle sue province. La dotazione toscana di strutture culturali e ricreative mostra un valore particolarmente elevato (l'indice toscano delle infrastrutture è 172,1 fatto 100 il corrispondente medio nazionale): spicca Firenze (517,4), seguita da di Pisa (155,6) e Lucca (146,3) Una forte presenza di strutture per l'istruzione si ha nelle tre province sedi di poli Universitari (Pisa in testa, seguita da Firenze e Siena), mentre primeggiano per dotazione di strutture sanitarie Pisa (130,1), Firenze (118,4), Pistoia (108,1) e Lucca (103,2).

Considerando la dotazione infrastrutturale nel suo complesso, Firenze resta sempre la prima provincia toscana, con un indice generale pari a 176,8, mentre nell'ordine seguono Lucca (139,4), Prato (129,7), Pisa (124,5), Livorno (114,4) e Massa Carrara (104,5), tutte con valori superiori alla media nazionale.
Il tasso di occupazione della popolazione toscana mantiene nel 2004 un valore sostanzialmente più elevato della media nazionale (63,2% contro il 57,4%), e lo stesso si verifica in tutte le province, fatta eccezione per Massa Carrara (56,6).

A livello regionale inoltre più della metà delle donne residenti in età da lavoro risulta occupata (il 52,9%, contro un 45,2% medio nazionale). Siena, Firenze ed Arezzo presentano tassi di occupazione ancora più elevati della media regionale (rispettivamente 66,9%, 65,5% e 64,7%, mentre per ultime troviamo le province di Livorno (58,8%) e la già citata Massa Carrara, province in cui comunque risultano occupati più della metà dei residenti in età da lavoro.
La performance delle esportazioni toscane nel 2004 è migliore di quella nazionale con una crescita in valore del 6,93% rispetto al 2003rispetto al 6,08% nazionale: ciò ha permesso alla Toscana di recuperare in parte le perdite accumulate negli anni precedenti..

Il maggiore contributo alla crescita proviene dalla provincia di Firenze (+9,93%), seguita da Siena (+6,31%). Anche le province di Lucca e Grosseto, che avevano ben resistito al periodo di crisi dell'anno 2003, vedono nel 2004 consolidare le loro posizioni in termini di export, crescendo rispettivamente del 5,19% e del 3,19%. Tra le province più colpite dalla crisi si evidenziano Pistoia, Prato ed Arezzo che mantengono comunque un segno positivo nell'andamento delle vendite all'estero.
L'andamento del commercio estero risulta fortemente differenziato in relazione al contenuto tecnologico dei beni commercializzati.

Firenze, Siena, Lucca e Massa Carrara, che hanno registrato la migliore performance sui mercati esteri, presentano una composizione delle esportazioni su cui incidono notevolmente i prodotti specializzati e high tech (per Massa Carrara il 62,8% del totale dei beni commercializzati, per Siena il 61,9%, per Lucca il 41,3% e per Firenze il 35,7). Per contro, le province a carattere prettamente distrettuale,sono quelle che hanno realizzato performances "sottotono". Il commercio estero della Toscana è comunque ancora fortemente orientato al settore primario ed all'industria di tipo tradizionale, mentre solo il 30,7% dei prodotti esportati presenta un elevato contenuto tecnologico: ancora più elevata è infatti l'incidenza delle importazioni di questo tipo di prodotti (33,8%).
Nel 2002 la regione Toscana sorpassa l'Italia per numero di brevetti europei presentati all'European Patent Office pro capite (per milione di abitanti), con un valore dell'indicatore del 76,5 contro il 72,7 nazionale.

Si registra un forte impulso proveniente dalle tre province universitarie dove hanno sede importanti istituti di ricerca, ed una buona crescita delle province di Pistoia (49,6 contro il 23,6 del 2001), Arezzo (61,8 e 55,3) e Grosseto (9,1 contro 6,5). In diminuzione invece il dato relativo a Massa Carrara, che nel 2002 presenta il minor valore dell'indicatore degli ultimi sei anni, a Lucca, torna ai livelli del 1997, e a Prato, dove l'indicatore brevettuale passa da 95 passa a 67,3.

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