Nei primi sette mesi del 1998, le esportazioni di prodotti T&A italiani verso i Paesi asiatici sono precipitate del -19%; le importazioni, invece, si sono impennate (+18%). Su un totale di circa 4.000 negozi di moda "monomarca" aperti da aziende italiane nel mondo, più di 600 sono localizzati tra Giappone, Hong Kong e Taiwan. Il contraccolpo è stato particolarmente forte anche perché il peso dell'Asia nelle nostre esportazioni T&A risulta doppio rispetto a quello generale italiano: 15.0% contro 7.5% nel 1997.
Di tutti i Paesi europei, l'Italia è certamente quello che, nelle ripercussioni della crisi asiatica, sta pagando il prezzo più elevato e questo vale in modo particolare per il sistema moda. Nel corso del 1997, quando la deflagrazione delle valute non aveva ancora prodotto tutti i suoi effetti, i tassi di crescita delle importazioni europee di prodotti T&A sono stati del 69% per la Malesia, 33% per l'Indonesia e 28% per la Tailandia. Per effetto della contrazione delle esportazioni e della lievitazione delle importazioni, il deficit commerciale dei 15 Paesi dell'Unione Europea con Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Corea del Sud e Tailandia (ovvero, i sei Paesi asiatici più colpiti dalla crisi) ha messo letteralmente le ali: +400% rispetto al 1996.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale ci vorranno anni, comunque, prima che i loro mercati riprendano il tono e la propensione ad importare precedenti alla crisi e, nel caso del Giappone, questo non sarà comunque prima del 2001.