Diana Vreeland (1906-1989) è stata per oltre mezzo secolo una delle massime autorità del giornalismo di moda e, insieme, un personaggio mitico dell'ambiente newyorkese più chic e cosmopolita: famosissimi i suoi vestiti rossi in contrasto con i capelli corvini e i penetranti occhi neri, gli enormi bracciali gemelli e gli enormi gioielli che ornavano le sue mani dalle lunghe unghie laccate, le sue eccentricità (si faceva stirare i kleenex e le banconote), i suoi paradossi (" Eccesso! Credo profondamente nella volgarità.
Abbiamo tutti bisogno di uno spruzzo di cattivo gusto. Il 'non gusto': ecco quello che combatto "), i suoi giudizi idiosincratici (" Quei baffi sono incredibili. Sono proprio sbagliati " disse vedendo una volta Hitler a Monaco negli anni Trenta), le sue frasi lapidarie (" Lo stile? Ti aiuta a metterti in piedi ogni mattina ", oppure " L'eleganza è rifiuto "). D.V. Divina Diana è il lavoro teatrale che Mark Hampton e Mary Louise Wilson hanno scritto basandosi in gran parte su D.V., le memorie autobiografiche di Diana.
La pièce ha avuto negli Stati Uniti un grandissimo successo di pubblico e di critica e, fino a qualche settimana fa, è andata in scena a Londra, all'Hampstead Theatre. D.V. Divina Diana ha la forma di un monologo (oltre al personaggio della Vreeland, l'unica altra interprete, la sua cameriera, si limita a brevi e isolate battute di risposta). La regia è di Guido Torlonia, le scenografie e costumi di Roberta di Bagno. Lo spettacolo va in scena dal 15 al 17 gennaio al Teatro Goldoni.