Viola, pari tra i fischi: anche il Torino strappa un punto al Franchi

Non basta Kean, un pasticcio tra Comuzzo e Adli regala il punto ai granata in 10 per un'ora. La squadra è imbarazzante

Paolo
Paolo Pellegrini
19 Gennaio 2025 15:53
Viola, pari tra i fischi: anche il Torino strappa un punto al Franchi
Foto Fabio Vanzie a

A fine partita la FerroFiesole è furente. “Meritiamo di più”, è l’urlo compatto sbattuto in faccia ai simil-manichini in maglia viola – i pochi che hanno il coraggio di presentarsi - impalati con sguardo vitreo sulla linea di fondo. E ancora, ovviamente “Tirate fuori le palle”, e poi un veemente “Rispettate la nostra maglia”. Dagli torto. Perché alla fin fine non è solo l’ennesimo pasticciaccio tra il “solito” Comuzzo e un altrettanto “solito” Adli, due a cui perdere palle velenose sembra piacere, a regalare a Gineitis il comodo pallone dell’1-1 che poi galvanizza il Toro, in dieci dal 33’ della prima frazione per il doppio giallo a Dembelé, fino a fargli pensare di poterla addirittura vincere.

Non basta, no. Ci sono domande a questo punto inquietanti, e risposte più inquietanti ancora. La prima riguarda gli autori del pasticciaccio. Uno, Comuzzo. Ecco: ma perché con tre difensori centrali in panchina, oltretutto pagucchiati assai, devono giocare sempre e solo lui e Ranieri? Non hanno diritto a un po’ di riposo? O non ci si fida di loro? E allora che si sono presi (e pagati) a fare? Poi Adli: qual è quello vero? L’abbiamo visto bacchetta scintillante sul podio di un’orchestra che faceva girare a meraviglia, certo in coppia con Cataldi, che tuttavia anche oggi non era disponibile (e dunque anche sull’affidabilità, o comunque sulla continuità di quest’uomo bisogna cominciare a porre interrogativi...), lo ritroviamo recentemente impacciato, incapace di far girare palla a eludere gli spazi altrui, non più convinto di certi suoi lanci lunghi al millimetro che c’erano sempre piaciuti tanto, impreciso e stitico al tiro.E perché?

Ora, come si è sentito fin troppo, in tempi recenti, è forte la tentazione di far risalire il tutto alla vicenda Bove. Sì, ok, contraccolpo psicologico. Sì, ok, imbarazzo tecnico e difficoltà di sostituirlo. Ma, con tutto l’affetto, non stiamo parlando di Johan Cruijff. Certo, nel caso di Adli, è evidente l’imbarazzo dell’uomo a non avere più Cataldi e Bove accanto e in raccordo. E’ arrivato Folorunsho, dice. Ok: la sufficienza, oggi alla prima da titolare, l’avrebbe meritata anche, ma più per l’impegno che per altro, il senso della posizione difetta un tantino, la copertura insomma, il tentativo di dribbling mah. Però forse ci si può contare. L’altra sponda della mediana è Mandragora, e vabbè, se non hai altro ti devi anche accontentare.

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Se non hai altro: quindi dove sta il problema? C’è un prima del caso Bove, e un dopo. C’è un improvviso magma prima ribollente poi evidentemente esploso nello spogliatoio, gente che ha chiesto di andarsene, capitani destituiti e cacciati, insomma situazione che ha rischiato e forse rischia tuttora di sfuggire di mano, al tecnico – su cui il popolo degli spalti comincia a rumoreggiare con crescente insistenza e livore – come alla società. Insomma: la Fiorentina vera è quella di prima arrivata fino al quarto posto, o quella di ora che ha messo insieme due punticini due in sei partite sei? La verità sta in mezzo, ma forse più a tre quarti sulla seconda ipotesi. Un filotto anche fortunato, e comunque ben condotto, ma poi una maschera che piano piano ha cominciato a sbriciolarsi fino a mostrare un volto con parecchie ma parecchie rughe: a oggi, l’impressione è questa.

Perché alla fine c’è mancato poco che il Toro – che belli gli incoraggiamenti reciproci tra tifoserie, una volta tanto – non facesse bottino pieno, un paio di brividoni son corsi nella schiena sul finale dopo il regalo della Befana e prima del triplice fischio di Marinelli. Ecco un altro, l’arbitro di Tivoli, adeguato alla pochezza della partita: decisioni astruse, falle clamorosi non fischiati e altri inesistenti sanzionati, cartellini a vanvera – quello da Folorunsho al 93’ dopo un fallo subito – salvo certamente il doppio giallo a Dembelé.

Tutto quanto ha contribuito a mettere l’accento su una squadra ancora una volta imbarazzante: certo, bene il gol di Kean che però in un altro paio di occasioni se non tre s’è divorato buone chance – in una comunque Milinkovic Savic ha fatto il miracolo – per eccesso di fretta o di protagonismo. Bene il gol di Kean ma poi? Sì, qualche mossa in più di un Gudmundsson meno abulico, speriamo sia la strada della ripresa, ché di lui c’è gran bisogno.

Gosens come al solito si fa in quattro, e Dodò anche, pur se con minore continuità e attenzione dietro. Ma la palla viaggia troppo lenta, non c’è un guizzo o uno spunto, solite ragnatele di passaggi, solite ripartenze difficoltose oppure lancioni nel semideserto. E poi c’è Colpani. Oggetto sempre misteriosissimo. Propizia il gol con una pregevole girata al volo che propizia la zuccata vincente di Kean, ma poi? Palle perse in quantità, gesti goffi, indecisioni, prove di tiro pensate e abortite, utilità complessiva sotto zero. Tanto che Palladino è stato fischiatissimo perché non l’ha cambiato, ma essendo fuori Ikoné perché ormai con la valigia in mano non c’era un cambio, e ancora di più perché l’ha cambiato solo al 90’.

Dunque, necessità di riflettere, tanta. Palladino a fine match dice: “Dobbiamo lavorare per migliorare, soprattutto nella fase di non possesso. Questa è una squadra piena di talento, ma le difficoltà non dipendono dai singoli. È fondamentale riconoscere i momenti della partita, avere pazienza, acquisire sicurezza e fare le scelte giuste negli ultimi metri. Questo è un percorso di crescita che stiamo affrontando insieme. Sappiamo che è necessario fare qualcosa in più”.

Mah. Talento. Io a dire il vero tutto questo talento lo vedo altrove, e vorrei che in questo mercato “di riparazione” la società fosse disposta a mettersi in gioco, una mano sul cuore l’altra sul blocchetto degli assegni. Perché non è vero che a gennaio non si compra bene. Qualcuno ci sta riuscendo. Perché la Fiorentina non dovrebbe? Ma vuole davvero? Ricordo le parole di Pradè, “noi siamo ambiziosi”. Dimostriamolo. Per non cullare solo sogni da Scem-pions.

Fiorentina (4-2-3-1): De Gea; Dodo, Comuzzo, Ranieri, Gosens; Adli, Mandragora (76' Sottil); Colpani (90' Kouamé), Gudmundsson (76' Beltran), Folorunsho; Kean. All. Palladino

Torino (4-2-3-1): Milinkovic-Savic; Dembele, Maripan, Coco, Sosa (62' Masina); Tameze (57' Gineitis), Ricci; Lazaro, Vlasic (57' Njie), Karamoh (84’ Pedersen); Adams. All. Godinho

Marcatori: 38' Kean, 70' Gineitis

Arbitro: Marinelli di Tivoli; assistenti Vecchi-Raspollini, quarto Crezzini; Var Marini-Longo

Note: ammoniti: 27' Dembele, 45' Kean, 78' Njie, 90' Gosens, 90'+3 Folorunsho; espulso 33’ Dembelé. Angoli 9-2 Fiorentina. Spettatori 19.313

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