Approderà nelle librerie il prossimo venerdì 28 novembre “Storia della guerra a cavallo”.
Trattasi dell’ultimo lavoro di Tristano Gambini, uno studio che prende in considerazione il periodo dal 1800 al 1945, o come spiega bene il sottotitolo, dall'apogeo con Napoleone alla fine della cavalleria con la Seconda Guerra Mondiale.
Tra le pagine scorrono, unite da un legame a doppio filo, le più importanti vicende europee e mondiali e gli scontri sui diversi fronti di guerra, dove la cavalleria riveste sempre il ruolo di protagonista, nel bene e nel male. L’autore riesce nel difficilissimo compito di coniugare narrazione e divulgazione: come nei grandi romanzi storici, sullo sfondo si alternano regni e imperi, generali e re, mentre l’attenzione si concentra su quella che nell’immaginario collettivo è la più “romantica” e coraggiosa delle armate.
Si comincia con Napoleone Bonaparte, che a partire dalla campagna d’Italia all’inizio del IX secolo portò l’efficienza bellica della cavalleria a livelli mai raggiunti in precedenza, costringendo così anche i generali avversari a incentrare le strategie sulle proprie forze a cavallo o sul contenimento di quelle francesi. E l’inizio della fine per il soldato divenuto imperatore sarà il tracollo della sue truppe scelte durante la campagna di Russia, quando la crisi della logistica e degli approvvigionamenti fu il preludio alla crisi della Grande Armèe.
Gambini prosegue poi la sua analisi dell’impiego in combattimento di quello che definisce “l’animale che fa la storia” lungo tutto il corso del Risorgimento, tra Nuovo e Vecchio continente: il cavallo segnerà le sorti della Guerra civile americana, così come il cambio di gerarchie geopolitiche a favore della nuova potenza europea, la Germania.
Ancora al centro del dibattito strategico all’inizio del Novecento, la cavalleria perde tutto il suo valore tattico tra le due Guerre mondiali: tra il 1914 e il 1918 i mezzi a motore e le linee ferroviaria si rivelano ben più efficaci nel trasporto dei rifornimenti, i primi aeromobili conquistano di diritto il ruolo di esploratori e ricognitori e le trincee vanificano il significato della carica e degli assalti frontali. Impiegata principalmente in scontri secondari, la cavalleria contribuisce comunque ad abbreviare la Grande guerra: sarà la fine di due corpi storici come quello asburgico, di cui in Galizia nel 1914 si assiste alle ultime imprese, e quello zarista, che al pari della nobiltà per cui combatteva si rivelerà troppo numeroso e poco efficiente.
Come spesso accade nei corsi e ricorsi della storia, che l’autore riesce sempre a mettere in evidenza con chiarezza e semplicità, il fronte russo che aveva visto la prima crisi delle unità napoleoniche finisce per essere anche l’ultimo campo di battaglia dove la cavalleria riveste importanza strategica: le proibitive condizioni del terreno, dove anche i cingoli dei carrarmati si bloccavano tra fango e neve, non erano invece un ostacolo per gli zoccoli dell’animale, che proprio in quelle steppe aveva iniziato a fare la storia.
L’autore
Tristano Gambini, dopo la laurea in Giurisprudenza e la specializzazione in Diritto Fiscale, si trasferisce a Bruxelles, dove viene integrato nei Servizi della Commissione Europea. Alla sua intensa attività professionale, coronata dalla pubblicazione di importanti studi, ha alternato negli anni scrupolose ricerche di storia militare, con un interesse particolare alla cavalleria moderna, concretizzatesi nella collaborazione con le riviste Studi Storici e Storia militare e nella divulgazione di articoli cui si aggiunge il saggio “Guerre civile américaine et la crise de la cavalerie”, edito nel 1979 dalla C.H.A.B. di Bruxelles.
Il volume
Storia della guerra a cavallo
Collana Odoya Library
544 pagine
25 euro