Firenze – Il palazzo del Pegaso, sede del Consiglio regionale della Toscana, s’illumina oggi di rosso. In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre, appunto, il palazzo della massima istituzione regionale torna a ‘tingere’ di rosso la propria facciata, confermando l’impegno costante nella lotta contro la violenza di genere.
“Costruiamo insieme un patto sociale – ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo –. Finché anche una sola donna non si sente libera di camminare per strada, di vestirsi come vuole o di sorridere a chi vuole, nessuno di noi può sentirsi libero fino in fondo. Facciamo in modo che i valori e gli obiettivi di questa giornata siano un nostro monito per tutto l’anno, estirpiamo questo cancro sociale che è la violenza di genere”, conclude Mazzeo.
Prima il flashmob in piazza Santa Maria Nuova, la tradizionale manifestazione "Agitiamo il Rosso - Due minuti di silenzio assordante" che da dieci anni viene puntualmente ripetuta in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Poi alle 12 in Sala Martino V si è tenuta una breve cerimonia di presentazione del progetto "Metterci la faccia", realizzato in collaborazione con tutto il personale dell'ospedale. È stata una mattina intensa quella che ha visto il presidio di Santa Maria Nuova impegnato nel portare il proprio messaggio sul tema della violenza in una giornata in cui gli operatori medici e sanitari dell’ospedale “ci hanno messo la faccia” con un’iniziativa che ha promosso la Direzione sanitaria di presidio nell'ambito del percorso regionale Codice Rosa.
Alle ore 12 in sala Martino V si è tenuta una breve cerimonia di presentazione legata al progetto "Metterci la faccia", a cui hanno portato i saluti la Direttrice Sanitaria aziendale, Simona Dei e la Direttrice dello Staff della Direzione sanitaria, Silvia Guarducci, presenti anche al flashmob.
Il progetto realizzato in collaborazione con tutto il personale dell'ospedale – grande è stato l’impegno da parte del DEA - invitava il personale dei reparti a scattarsi una foto come testimonianza di dissenso contro la violenza di genere. Le foto incorniciate sono state presentate per l’occasione in sala Martino V e successivamente, appese ad un filo rosso nell'Aula Bianchi del Pronto Soccorso, a comporre una sorta di galleria fotografica dell’ospedale Santa Maria Nuova. Con questa iniziativa la Direzione di presidio da una parte ha espresso la volontà di sollecitare l'attenzione degli operatori sanitari e non dell'ospedale, chiamandoli all'impegno in prima persona e come gruppo sul tema della violenza di genere.
“Dall’altra – prosegue il Direttore dell’ospedale, Tommaso Grassi – è un invito a riconoscerci fra di noi come in cammino verso un percorso di acquisizione di conoscenza e competenza sulla violenza nelle sue diverse forme”.
La galleria di foto conta numerose immagini di volti, medici, infermieri, Oss ma anche personale non sanitario che si è riconosciuto in questa “chiamata” ed ha voluto lasciare il proprio contributo, mettendoci appunto la faccia.
“Non abbiamo voluto fare una celebrazione – conclude Grassi - ma una iniziativa per gli operatori più che per i pazienti, consapevoli che le cose da imparare e da migliorare sono ancora tante. Di pari passo vorremmo organizzare per il prossimo anno alcuni incontri che ci aiutino ad affinare la capacità di riconoscere le persone che subiscono violenza e a mantenere alta l'attenzione su una problematica che è parte della Salute Pubblica”.
Dopo l’incontro in Sala V Martino, i partecipanti si sono spostati nel Chiostro delle Medicherie dove hanno appeso alla panchina rossa i drappi dello stesso colore utilizzati durante il flashmob. Anche quest’anno decisivo per la realizzazione del flash mob è stato il coinvolgimento dell’Ufficio Infermieristico Firenze Centro a cui va il grazie di tutti gli operatori.
Successivamente i partecipanti sono tornati alle normali attività dell’ospedale senza alcun intralcio per utenti e operatori. Locandine dell’evento sono state appese nei pressi dei marcatempo e nelle bacheche di comunicazione all'interno dell'ospedale per favorire la partecipazione di tutti.
“Oggi c’è una città intera mobilitata contro la violenza sulle donne: a scuole, nelle piazze, in tantissimi luoghi. Un’unica voce da ascoltare, sostenere, amplificare. Questa piazza è nata simbolicamente l’anno scorso dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin, oggi siamo di nuovo qui in tantissimi". Così la sindaca di Firenze, Sara Funaro, intervenuta al flash mob organizzato da Qn per le donne e dal Comune in piazza della Signoria, 'Voci contro la violenza', in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
"Giornate come queste - ha aggiunto - devono far riflettere quotidianamente, partendo dalle parole e da noi che ricopriamo ruoli apicali, come me, da sindaca: siamo le prime a dover dare l'esempio e coinvolgere ragazze e ragazzi per un cambiamento vero. Dobbiamo tutti quanti prendere consapevolezza dell’emergenza della violenza di genere perché il cambiamento parte da ognuno di noi". "Bisogna parlare di questo fenomeno, ogni giorno, e bisogna parlare anche dell’importanza del linguaggio - ha sottolineato la sindaca - Finché qualcuno continuerà a dire che le donne devono stare un passo indietro, non risolveremo mai questo problema. Le parole sono fondamentali, perché dietro la violenza di genere ci sono sempre discriminazioni e pregiudizi”.
"In piazza Signoria in occasione dell’ iniziativa oggi - ha concluso l’arengario era pieno di fiori, di cui si ringrazia Coldiretti per la donazione", conclude.
“Serve una rivoluzione culturale, è necessario capire perché certe cose che si dicono liberamente a una donna o a una ragazza non si dicono a un uomo o a un ragazzo, bisogna annientare gli stereotipi, cambiare i linguaggi, ribaltare i punti di vista. E’ un lavoro profondo che ci vede tutti impegnati e che deve essere fatto a partire dalle nuove generazioni, per questo è importante vedere oggi tante ragazze e tanti ragazzi, così come sono fondamentali le tante attività educative che portiamo avanti su questo tema nelle nostre scuole.
Oggi piazza Signoria è bella e parla del nostro futuro”. Sono queste le parole dell’assessora alle Pari opportunità e all’Educazione Benedetta Albanese, che nella mattina di lunedì 25 novembre 2024 ha partecipato in piazza Signoria al flash mob “Voci contro la violenza” organizzato da QN x le Donne e Comune di Firenze in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. L’assessora Albanese nella stessa giornata ha preso parte anche a numerose altre iniziative del programma di oltre un mese organizzato dal Comune di Firenze in collaborazione con varie realtà e associazioni del territorio.
“La nostra forza è che siamo tante persone assieme”, ha detto ancora Benedetta Albanese, “siamo unite e uniti per dire no alla violenza contro le donne: prova ne è il programma di oltre sessanta eventi che abbiamo organizzato in tutta la città in questo mese, assieme ad associazioni e realtà del territorio”, conclude.
“Piazza Signoria gremita. Oggi 25 novembre, giornata che denuncia più che mai la piaga della violenza sulle donne, il MoVimento 5 Stelle partecipa all’evento organizzato dal gruppo editoriale La Nazione nell'ambito del progetto #QnxLeDonne per dire Basta alla violenza contro le donne” così il capogruppo in Palazzo Vecchio del M5S Lorenzo Masi.
“È quanto mai importante ribadire anche oggi e a gran voce che la violenza non può né deve mai essere accettata”.
“Nel 2024 sono stati quasi ottomila gli arresti per i reati da Codice Rosso, più che lo scorso anno. Numeri allarmanti, che denunciano l’importanza di dar voce a chi ha subìto o subisce violenza ogni giorno, ma anche dell’urgenza di intervenire in maniera decisa su un fenomeno che è sempre più dilagante”.
“Pochi giorni fa è uscito il 16esimo rapporto dell’Osservatorio sociale della Regione Toscana sulla violenza contro le donne. Purtroppo anche nella nostra Regione assistiamo ad un aumento, e non a una diminuzione, dei casi di violenza di genere e contro i minori all’interno delle mura domestiche. Sono oltre 4500 le donne che nel 2023 si sono rivolte ad un centro antiviolenza, a cui purtroppo si aggiungono i quasi 2000 accessi al pronto soccorso per maltrattamenti”.
“Per questo siamo scesi oggi in piazza, per unirci tutti insieme e fare rumore. Sono lieto di vedere tanti giovani ragazzi e ragazze, perché rappresentano il futuro”.
“Il nostro dovere è quello di tenere alta l’attenzione delle istituzioni tutte. Il tempo di intervenire è adesso", conclude Masi.
“Mi ha messo una mano sul culo, sul bus. Avevo 19 anni ed era una delle prime volte che giravo da sola in quella grande città. Mi sono spostata, volevo nascondermi”.
“È successo a mia madre. L’ho scoperto molti anni dopo, l’ho scoperto da altri. È stato suo suocero e lei era appena diventata vedova, di mio padre. Lui era mio nonno”.
“Eravamo a una cena di lavoro, a un certo punto mi ha appoggiato una mano su una coscia, davanti a tutti, tutti ridevano. Ha 5 figli ed è molto attivo nel mondo del volontariato. Sentivo il peso di quella mano, ma ero come pietrificata, costernata. Come è possibile, lui? Mi sono alzata. Dopo mi sono scoperta a dirmi che ero pure vestita in maniera più che sobria. Lo so che non si fa, che non è quello il punto; mi sono arrabbiata con me stessa solo per essermelo detto. Con me stessa, mi sono arrabbiata”.
Racconti come questi ne possiamo raccogliere a decine da amiche, sorelle, compagne, da figlie.
Sono padre di una bambina e un bambino. Con mia moglie sappiamo che ogni giorno abbiamo il dovere - prima di tutto con l’amore - di trasmettere loro la necessità del rispetto, la consapevolezza del valore intrinseco della persona umana e della libertà.
Educare è il primo compito di un genitore, ma per farlo dobbiamo guardarci dentro e badare al nostro sguardo, in primo luogo. Perché nonostante tutto - nonostante l’attenzione che cresce, nonostante se ne parli sempre di più, nonostante l'istituzione di una giornata come quella di oggi - siamo noi, noi che pensiamo di essere ‘esenti’ da colpe, che dobbiamo allenare il nostro sguardo a vedere, le nostre orecchie a sentire, la nostra sensibilità ad afferrare i segnali.
Se sono così tante le donne vittime di violenza, e ahimè lo sono; se sono così tanti i reati che emergono, che pure sono troppo pochi rispetto a quelli che sono commessi, è necessario che siamo tutti vigili, che siamo tutti attivi per erodere il sustrato che è terreno fertile per il proliferare della violenza: la cultura della sopraffazione, del superomismo, del possesso, del successo a ogni costo, a scapito di chiunque. Noi uomini non possiamo ritenerci immuni, non siamo innocenti se non vediamo, se non cogliamo, se non contribuiamo a costruire un nuovo modo, un modo diverso di vedere le nostre compagne, sorelle, amiche, colleghe, un modo nuovo di pensare i rapporti tra esseri umani.
A questo, nel nostro caso specifico come figure istituzionali si accompagna anche la possibilità e il dovere di contribuire al cambiamento con iniziative molto concrete, anche a livello normativo.
Autorevoli giuristi auspicano l’istituzione di nuove figure di reato come il delitto di femminicidio, che consentirebbe di ragionare sul perché una donna è uccisa in quanto donna; il reato di violenza domestica, che sarebbe più efficace di quello per maltrattamenti che è un delitto complesso da dimostrare; il reato di violenza economica, che spesso “imprigiona” la vittime nel modo più subdolo, impedendo loro qualsiasi possibilità di fuga, di alternativa.
O ancora, spingere con la nostra azione affinché l’ordinamento preveda al più presto anche il difensore d’ufficio per la vittima, che ora non c’è, mentre c’è per gli accusati. Tutti passi in direzione di una maggiore autonomia, materiale e mentale, spirituale.
Abbiamo bisogno di norme e prassi efficaci a difesa delle donne, e di tutte le persone che possono divenire vittime di sopraffazione, abbiamo bisogno di educare ed educarci di più, al rispetto e prima ancora a riconoscere intorno a noi e in noi stessi il seme della violenza, la cultura distorta del possesso.
Abbiamo però bisogno di pensare che un orizzonte positivo sia possibile, come ci testimonia anche l’esperienza del centro uomini maltrattanti di Firenze, primo in Italia, che ogni giorno ascolta, lavora, si impegna per accompagnare quanti hanno il coraggio di riconoscersi fragili.
Trasformiamo quindi la rabbia di questa giornata, di questa piazza, in una forza e speranza per migliorare il nostro mondo”, conclude.
La Socota Taxi Firenze 4242 e la Società di Mutuo Soccorso tra i Tassisti Fiorentini hanno inaugurato oggi una panchina, rossa come il colore del sangue, che reca la frase "No alla violenza sulle donne" e il numero verde 1522, che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di abusi e stalking. La panchina è posizionata in via Valdinievole, davanti alla sede della Socota. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti, tra gli altri, il presidente di Socota, Milko Signorini, e per la Sms Tassisti Fiorentini il presidente Francesco Fedi, e i dirigenti Francesco Ricci e Simone Mei."E' un gesto fortemente sentito quello che abbiamo voluto fare oggi - spiega Signorini -.
E' il nostro modo per tenere desta l'attenzione su questo grande dramma, per dire di non abbassare mai la guardia. Bisogna muoversi in tante direzioni per sconfiggere la piaga della violenza sulle donne, iniziando con l'educazione dei nostri studenti per radicare e far fiorire la cultura del rispetto per la persona umana e per la donna. E' fondamentale che ognuno faccia la propria parte e denunci i casi di violenza in cui si può imbattere mentre lavora, nella quotidianità. Ognuno deve sentirsi coinvolto in prima persona".