Dal 2007, ultimo anno pre-crisi, la propensione ad assumere delle imprese toscane si è ridotta drasticamente, attestandosi nel 2014 su livelli pari a circa la metà. La contrazione “quantitativa” dei profili ricercati si è accompagnata ad una trasformazione “qualitativa” dei contratti attivati, con un dimezzamento della quota di assunzioni programmate con contratto a tempo indeterminato ed una crescente flessibilità in ingresso e precarizzazione dei rapporti di lavoro.Troppo teorici e poco pratici. Mancano i corsi di formazione in azienda, si preferisce richiedere una comprovata esperienza.
Dove? Non si sa.Una maggiore selettività ha penalizzato soprattutto i profili alla base della “piramide professionale”, interessando in maniera più accentuata le professioni non qualificate, i lavoratori privi di titolo di studio e/o senza esperienza specifica nella posizione lavorativa ricercata.
Questi, alcuni degli spunti di riflessione offerti dall’analisi realizzata dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana sulla base del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro sui programmi di assunzione delle imprese private con almeno un dipendente. L’analisi interessa l’intero periodo della crisi e – da circa sei anni – evidenzia gli andamenti di medio periodo della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali espressi dalle aziende toscane.
“Confermando le previsioni, il 2014 si sta chiudendo con un nuovo arretramento tendenziale dell’occupazione, che raggiunge il suo minimo storico da dieci anni a questa parte – sottolinea il neopresidente di Unioncamere Toscana, Andrea Sereni - La forte contrazione della domanda di lavoro proveniente dalle imprese è alla base di tale arretramento, ed ha determinato una crescita del tasso di disoccupazione regionale che è passato dal 4,9% dell’ultimo anno pre-crisi all’attuale 9,7%.
Il perdurare della recessione e il timore che essa si prolunghi nei prossimi mesi sta portando le imprese ad assumere un atteggiamento sempre più cauto sul fronte occupazionale. Ciò non vale, tuttavia, per l’intero sistema imprenditoriale. Le professioni high-skill ed i lavoratori a più elevata intensità di conoscenza, per esempio, sono risultati meno penalizzati rispetto ad altre categorie professionali, e ciò in conseguenza del fatto che – anche nella crisi – esistono segmenti della domanda di lavoro maggiormente vivaci, riconducibili ad imprese più attive sul fronte dell’innovazione, della proiezione all’estero e della crescita organizzativa.
Se vogliamo sostenere l’occupazione è evidente quindi che, oltre a supportare l’imprenditoria tradizionale nel suo complesso, dobbiamo puntare su tali segmenti del nostro tessuto economico-produttivo, accrescendone il numero e sostenendoli nelle rispettive strategie di sviluppo. Solo così potremo sperare di cogliere quei segnali di ripresa che possono creare nuova ricchezza e una nuova e più qualificata occupazione”.
Calano le assunzioni programmate, cresce la flessibilità in ingresso
Nonostante le imprese toscane abbiano programmato 40.090 nuove assunzioni nel 2014, una cifra leggermente più alta rispetto al 2013 (38.340), la previsione delle uscite (52.250 unità) comporta una variazione negativa dell’occupazione dipendente che – a fine anno – dovrebbe attestarsi al -1,7% rispetto allo scorso anno. Il livello delle assunzioni programmate si è inoltre quasi dimezzato rispetto ai livelli pre-crisi (-45% rispetto al 2007, per una variazione negativa pari a 33 mila unità in termini assoluti), calo quasi interamente riconducibile alla diminuzione delle assunzioni di personale non stagionale (-57% sempre rispetto al 2007).
La forte contrazione della domanda di lavoro si è inoltre accompagnata ad una crescente flessibilità in ingresso e precarizzazione dei rapporti di lavoro: se nel 2007 i contratti a tempo indeterminato pesavano – in Toscana – per il 35,8% sulle assunzioni programmate, nel 2014 lo stesso indicatore risulta essersi quasi dimezzato (18,6%). In termini settoriali, anche nel 2014 la quota di contratti a tempo indeterminato resta più elevata nell’industria (25,2%) rispetto a quanto non lo sia nei servizi (16,5%), confermando una caratterizzazione connaturata anche al maggior ricorso che nel terziario si fa di contratti stagionali (servizi 46%, industria 18%), in particolar modo nel turismo (73%).
La selezione è più intensa per le figure professionali meno qualificate
Nel 2014, i programmi di assunzione delle imprese toscane – limitatamente ai profili non stagionali – sono rivolti prevalentemente (nel 30,1% dei casi) alle professioni qualificate del commercio e dei servizi e (nel 29,0% dei casi) agli operai specializzati, ai conduttori di impianti ed agli addetti a macchinari fissi e mobili. A seguire troviamo le professioni high-skilled (18,7% per le professioni ad elevata specializzazione e per quelle tecniche), le professioni non qualificate (11,4%) e, in ultimo, le professioni impiegatizie (10,8%).
Rispetto alla situazione pre-crisi, la selezione effettuata dalle imprese nel corso degli ultimi anni è stata più intensa soprattutto per i profili che si collocano alla base della “piramide professionale”: la quota delle assunzioni non stagionali riservata alle professioni non qualificate è infatti scesa dal 16,0% del 2007 all’11,4% del 2014, mentre quella delle professioni high-skill è cresciuta, nello stesso periodo, dal 15,3% al 18,7%.
La crescita delle competenze richieste dalle imprese si manifesta anche sotto il profilo dei titoli di studio: fra il 2007 e il 2014 è infatti aumentata la quota sia di laureati (dal 6,6% all’11,6%) che di diplomati (dal 37,0% al 43,5%), mentre è diminuita la quota di assunzioni non stagionali con qualifica professionale (dal 16,7% al 13,1%) e – soprattutto – di personale privo di formazione specifica (dal 39,6% al 31,8%). Le imprese cercano inoltre personale che abbia maturato competenze anche direttamente nel mondo del lavoro: la quota di assunzioni non stagionali per le quali è prevista una specifica esperienza lavorativa (professionale o nello stesso settore dell’azienda) è infatti passata dal 50,5% del 2007 al 59,1% del 2014.
Preoccupante è invece la battuta di arresto registrata, negli ultimi due anni, sul fronte della formazione professionale realizzata (internamente o esternamente) da parte delle imprese toscane, la cui quota è passata dal 33,6% del 2011 al 21,3% del 2013. Anche su tale fenomeno sembra aver influito negativamente il protrarsi di una crisi che, con la seconda fase recessiva, ha determinato crescenti criticità sul fronte della liquidità aziendale e delle risorse disponibili per sostenere gli investimenti finalizzati alla crescita delle risorse umane presenti in azienda.