Per la Corte Costituzionale non è costituzionale il divieto di concedere nuove autorizzazioni ai Noleggio con conducente. Un caso particolare che, però, indica una tendenza nell’ambito del trasporto locale non di linea, normato a tutela della corporazione, in questo caso Ncc. La Corte rileva che c’è una grande carenza dell’offerta generata dal potere conformativo pubblico, compromettendo non solo il benessere del consumatore ma l’effettivo godimenti di alcuni diritti costituzionali nonché lo sviluppo economico del Paese.
"La sentenza dovrebbe essere presa in considerazione per tutto il settore del trasporto locale non di linea, mettendo in prima fila i taxi -dichiara Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- ma siamo convinti che resterà lettera morta perché i poteri locali e nazionali hanno ampiamente dimostrato di voler solo garantire il diritto della corporazione dei taxisti. Quando c’è qualche ampliamento di licenze, come nei giorni scorsi a Roma e come previsto anche in altre città della Penisola, si tratta di quantità totalmente insufficienti alla domanda.
A questo punto, con tanto di sentenza della Corte Costituzionale, il legislatore ha materia più che sufficiente per intervenire, ma crediamo che tutto continuerà come prima e… alla prossima sentenza. L’unico spiraglio è che, quando arriverà - pesante - la mannaia comunitaria per inottemperanza alle norme di liberalizzazione, forse un guizzo di diritto e giustizia correrà nella schiena di qualche legislatore".
“La Corte Costituzionale con questa sua ultima pronuncia sta contraddicendo la sua precedente sentenza, la 56/2020, con cui testualmente affermava che non è irragionevole il comma 6 dell'art. 10-bis, (legge 12/19) che vieta temporaneamente il rilascio di nuove autorizzazioni per il servizio di ncc fino alla piena operatività del registro informatico pubblico nazionale delle imprese del settore e che tale misura è giustificata da ragioni di opportunità, avendo il fine di bloccare il numero delle imprese operanti nel settore per il tempo tecnico strettamente necessario ad adottare in concreto il nuovo registro, ciò arrecando instabilità tra gli operatori taxi e ncc in riferimento ad un quadro normativo che deve essere stabile e non può essere oggetto di continue giravolte -sostiene invece Claudio Giudici, Presidente nazionale Uritaxi- Il settore del trasporto pubblico non di linea è ancora oggi nella difficile situazione di tentare di rialzarsi dopo gli anni della pandemia, anni durante i quali tutto l’ecosistema tecnologico dei radiotaxi e del personale in esso impiegato, non ha subito nessuna contrazione, grazie ai sacrifici dei titolari di licenza taxi, differentemente dai modelli delle multinazionali dove i licenziamenti sono avvenuti “tramite mail nel giro di tre minuti” come riportato dalle cronache.
Ciò che fa più specie è però come il “giudice dei giudici” si sia conformato alla stereotipata vulgata di una “situazione in cui la domanda è ampiamente superiore all’offerta”.
Eppure, anche l’ultima indagine demoscopica di settore, prodotta, come ogni anno da Lab21.01, ha rilevato una soddisfazione verso il servizio taxi dell’84,3% (nel 2023 fu dell’83,7%) ed attese entro i 6 minuti nell’86,1% dei casi (nel 2023 il dato era dell’88,3%). Ormai non soltanto si fa informazione ricorrendo all’aneddotica del “c’è la coda per i taxi”, ma addirittura chi dovrebbe affrontare le cose in modo tecnico-scientifico, ha bypassato la fase della seria rilevazione scientifica, allineandosi alla narrazione dominante, senza verificarne la sostanziale veridicità”.