Fiorentina missione compiuta tra diluvio e sofferenza

I viola vanno sotto con il Celje dopo il gol di Mandragora, poi Kean fissa il risultato. Ma la squadra non gira

Paolo
Paolo Pellegrini
17 Aprile 2025 23:34
Fiorentina missione compiuta tra diluvio e sofferenza

Missione compiuta stop, bacioni Matt Helm. Era un film di fine anni Sessanta, un pochino di serie B rispetto ai primi 007 con Sean Connery. Ecco, appunto. Un pochino di serie inferiore, dicono subito i maligni e quelli che guardano dall’alto delle strisce. Ma intanto la Fiorentina è in semifinale, per il terzo anno di fila, una cosa del genere nella storia viola era successo soltanto all’epoca degli Undici Leoni, l’epopea della Banda Bernardini. Sì, proprio la Fiorentina, cari spocchiosi sostenitori delle altre sei italiane sei cacciate un po’ prima dalle Coppe Europee. Sarà anche la Coppetta, come la chiamate voi con sdegno. Però la Fiorentina tra le prime quattro c’è, e anche quest’anno nulla vieta di sognare. E poi la Coppetta, se la vinci, ti spedisce dritto in Europa League. E son soldini in cassa, e comincia a farsi vetrina appetibile anche per qualche campioncino in più.

Missione compiuta. Peccato, con simpatia, per il sogno del piccolo Celje, in fondo avremmo preferito che a eliminarla fosse qualcun altro, questa squadra che è un po’ il Chievo di Slovenia, pur con un allenatore davvero poco simpatico. Però alla fin fine la sua figura l’ha anche fatta, non foss’altro per avercela messa tutta, per aver dimostrato che si può giocare bene a calcio pur essendo piccoli e sperduti, che con un pizzico di veleno in corpo, di determinazione, insomma di “garra” e media tecnica ma tanta corsa e tanto bel movimento d’insieme e bel giro palla anche rapido di fronte a una squadra spesso impalata e impietrita, asserragliata dietro la linea della palla ad aspettare, senza tentare nemmeno un contrasto, qualche volta attanagliata dalla paura, quasi mai capace di salire in massa, e così la scena di Dodò che allargava le braccia domenica col Parma si è ripetuta stasera con Pongracic, che si sgancia e si ritrova sulla tre quarti degli “orange” – chissà, forse volevano somigliare all’Olanda del calcio totale targata Rinus Michels e Johan Cruijff – pronto a lanciare, si gira intorno e non trova nessuno.

Pongracic, già. E’ l’uomo-assist della Viola di Coppa, almeno questa sera. Lancia in area Kean davanti a Ricardo Silva che riesce a deviargli il destraccio, ci riprova poi con Rolly Mandragora che invece fa centro, poi sarà lui a confezionare un bel lancione per Kean che questa volta farà centro, e sarà la fine dell’incubo perché intanto il piccolo Celje era andato due volte in gol ribaltando il risultato, ha voglia Raffa Palladino a dire a fine match “Abbiamo fatto un ottimo primo tempo, loro hanno avuto un’occasione all’inizio ma avevamo preparato un primo tempo così in settimana. Pallino del gioco in mano, giocate di qualità, occasioni, siamo andati a prenderli alti”, dopo gli tocca ammettere che”poi nella ripresa bravura anche loro, sono una squadra tecnica, brevilinea, di qualità”. Pongracic uomo-assist, la dice lunga sulla partita, al di là delle discussioni spesso sterili e inutili sul valore tecnico-tattico dell’uomo in questione.

Perché Palladino dice che “avevamo preparato i movimenti con i tagli all’interno”, ma i tagli all’interno li ha visti solo lui, è molto più credibile quando ammette che “dispiace aver preso quel gol e sono venuti in mente i momenti che passavamo qualche mese fa e ci siamo abbassati. Ma noi non siamo questi, questa partita ci fa crescere ancora. Dobbiamo capire che anche negli episodi non dobbiamo abbassarci ma reagire. Altrimenti rischiamo di buttar via un quarto di finale.

Ma siamo felici, anche di aver portato una squadra italiana in semifinale”. 

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Ecco, sì. Perché “missione compiuta stop” ma che fatica, che sofferenza. In campo, certo, e sulle gradinate tartassate da momenti di diluvio universale, un paio di acquazzoni come non se ne vedevano da un bel po’, eppure la FerroFiesole non si è stancata di incitare e cantare “anche se perderai...”, e a un certo punto il rischio c’è stato davvero. Non so, ma io i tagli di Palladino non li ho visti. Piuttosto una squadra scoordinata, slegata, appunto a tratti impaurita, molle nei contrasti e poco mobile se non nel pressing dei primi due minuti due e in qualche altra folata, poco di rapina in area avversaria, poco precisa e lenta nel giro palla, poco incline al coraggio dell’invenzione.

Ma, già: la gogna mediatica e non solo costruita ad arte addosso al povero Fagioli sta facendo i suoi effetti, il ragazzo appare distratto, il giocatore poco incisivo. Per non parlare del fantasma di Gudmundsson, è vero che si danna a correre tra le linee e ad abbassarsi alla bisogna ma il suo mestiere è un altro, per dirla con i commenti di tribuna “a Genova vinceva le partite da solo, qui è invisibile”. Poi, vabbè, Folorunsho fuori suolo e fuori fascia, Cataldi propositivo ma sempre più in debito, Comuzzo incerto Ranieri confusionario ma ci sta, soprattutto se devi fare di necessità virtù.

Però due gol così, e uno sventato da un paratone di De Gea su uno Svilar che in tre tocchi lungo tutto il campo gli è stato messo di fronte quasi da un incredibile “prego, passi pure” dei viola, due gol incassati così devono far riflettere. Anche perché poi a segnare, oltre al solito Kean, è sempre e solo Mandragora, e son troppo pochi, certo anche lui ne ha sbagliato uno, e le occasioni viola sono state maggiori, però il Celje ha avuto di gran lunga più possesso, più precisione nei passaggi, quasi lo stesso numero di corner, e ha fatto meno falli, no, beh, diciamo che gliene hanno fischiati meno, perché il portoghese Pinheiro – ben assecondato dalla bandierina di Jesus – si è rivelato disastroso, tre o quattro clamorosi falli invertiti, un rigore sicuro negato a Parisi, ma qui c’entra anche il Var che poi ha avuto bisogno di qualche ora per giudicare buona la posizione di Kean sul gol, eppure bastava osservare le linee dell’erba per capirlo al volo.

Vabbè, dai, missione compiuta. Male, siamo onesti, male. Ora sale l’asticella, e speriamo che a Siviglia torni a risplendere la Viola ammazzagrandi. Ma in mezzo c’è prima il Cagliari, ed è insidiosa quanto questa, per atmosfera e fame degli avversari, poi la Roma, con lo strascico di risultati che il buon Ranieri si porta dietro. Intanto rientra qualche pedina forte, stasera si è rivisto Gosens, pochi minuti ma subito il suo piglio, e magari chissà, un giorno o l’altro si risvegliano Gud e Zaniolo. Stiamo a vedere.

Fiorentina (3-5-2): De Gea; Pongracic, Comuzzo, Ranieri; Folorunsho, Mandragora (90' Adli), Cataldi, Fagioli (80' Richardson), Parisi (80' Gosens); Gudmundsson (90' Beltran), Kean. All. Palladino

Celje (4-2-3-1): Ricardo Silva, Juanjo Nieto, Vuklisevic, Nemanic, Karnicnik; Kvesic, Zabukovnic; Delaurier-Chaubert, Seslar, Svetlin; Matko (90' Edmilson). All. Riera.

Marcatori: 37' Mandragora (F), 54' Matko (C), 66' Nemanic (C), 67' Kean (F)

Arbitro: Pinheiro (POR); assistenti Jesus, Maia; quarto ufficiale Gonçalves; Var Martins-Narciso

Note: ammoniti Folorunsho (F), Mandragora (F), Vuklisevic (C); angoli 6-4 (F), spettatori 13.867

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