Oltre 50 tra rappresentanti di associazioni di categoria, di attività commerciali e d'imprese e amministratori locali hanno partecipato alla riunione on line organizzata dall'Unione dei Comuni del Mugello per discutere e confrontarsi su riaperture e sostegni adeguati alle attività commerciali ed economiche, in forte sofferenza a causa della pandemia e delle restrizioni. Si è fatto il punto della situazione nel Mugello e si sono stilate proposte di supporto e rilancio del settore, anche in attesa delle prossime disposizioni del Governo sulle riaperture.
A convocare e coordinare l'incontro è stato l'assessore alle Attività produttive e Commercio Paolo Omoboni, che tira le somme: “Sulle riaperture, chiediamo al Governo di fare una valutazione sull’impatto delle chiusure delle attività dei nostri comuni, a rischio desertificazione commerciale soprattutto nei centri storici, già da tempo. Il nostro tessuto economico è diverso dalle città più grandi o delle aree metropolitane. Riteniamo che l’apertura del piccolo commercio al dettaglio e delle attività di servizi alla persona, le palestre, con i protocolli sanitari già previsti, sia una misura da valutare positivamente anche perché eviterebbe assembramenti delle strutture commerciali più grandi, oltre ad una disparità di trattamento non più giustificabile tra attività economiche”.
“Oltre a questo - affermano i sindaci mugellani - chiediamo di considerare le Unioni dei Comuni come la nostra, come ambito omogeneo rispetto alle misure prese, ad iniziare dalle regole applicate con spostamenti consentiti all'interno del territorio delle Unioni, intese come aree uniche, sia in zona arancione che rossa”.
Per spingere la ripartenza, con un orizzonte di medio-lungo periodo, si propongono con forza - e si auspica che Governo e Regione assumano - “ulteriori specifiche misure, essenziali per la sopravvivenza e la ripartenza del nostro tessuto economico”: una norma per la riduzione dei canoni di locazione e affitto di azienda, attività artigianali e commerciali, con “una riduzione del 50% del canone per il conduttore, riconoscendo al locatore di ripianare parte delle perdite con una tassazione agevolata”; contributi a fondo perduto alle attività oggetto di chiusura per le spese fisse (utenze e altri costi vivi) per il 2021-2022; “un sistema che permetta anche in zona arancione e rossa di aprire i ristoranti per le consumazioni sul posto e consentire, a chiunque presenti il certificato di vaccinazione e/o un tampone negativo effettuato entro le 48 ore precedenti, di poter consumare presso un ristorante”; ristoro economico ai Comuni per annullare il nuovo canone unico per una parte importante del 2021 e per ridurre la TARI 2021 per le attività economiche, soprattutto per albergatori, commercianti e ristoratori, misure non sostenibili con le risorse attuali dei Comuni senza un fondo nazionale dedicato; blocco del versamento dei contributi previdenziali per le categorie più colpite.
“È stato un incontro proficuo - dichiara l'assessore Omoboni -, con le associazioni di categoria abbiamo contatti periodici, soprattutto in questi ultimi anni, ma allargare la partecipazione alle singole attività è stato importante, come dimostra la partecipazione numerosa. Dovremo continuare con questo percorso di confronto - conclude -, il messaggio che parte dall’Unione è un messaggio unitario, chiaro e con proposte concrete”.
“La priorità per le imprese, in questo momento, è contenere i costi per continuare a reggere botta, partendo da quelli di tasse e tariffe locali, poi dell’affitto e tutto il resto. In questo chiediamo il sostegno delle amministrazioni locali, che possono e devono intervenire su voci come la Tari. Se non ci è possibile provvedere autonomamente alla sopravvivenza delle nostre aziende, perché non ci è consentito di lavorare, allora le amministrazioni evitino almeno di darci il colpo di grazia. Perché se muoiono le nostre imprese muore anche l’occupazione”. Così il presidente della delegazione Confcommercio del Mugello Dario Cenci a margine di una partecipata riunione.
“Il contenimento dei costi è la priorità – spiega Dario Cenci- da mesi lavoriamo a singhiozzo a seconda dei colori che i comuni o la regione possono assumere; quando apriamo le porte dei nostri negozi ai clienti non sappiamo per quanto potremo farle restare aperte e quando abbiamo la ‘fortuna’ di restare aperti dobbiamo fare i conti con una richiesta che è ai minimi storici. Alle amministrazioni locali chiediamo che si facciano interpreti nei confronti del Governo delle difficoltà delle imprese, poi che chiedano a gran voce assieme a noi imprenditori una spinta decisiva al piano vaccinale e date certe per la riapertura delle aziende, oltre a protocolli che ci permettano di non interrompere mai la nostra attività, garantendo la sicurezza dei nostri clienti e dei nostri collaboratori.
Abbiamo capito ormai che con questo virus dovremo convivere ancora a lungo, non ha più senso ormai parlare di ‘emergenza’, occorre invece pensare a nuovi modelli di ‘convivenza”.
Nel frattempo, però, Confcommercio chiede un aiuto concreto a Comuni: “sappiamo che le casse comunali piangono e non c’è grande margine per avere ulteriori sostegni, ma chiediamo almeno più efficienza e meno sprechi nella gestione dei servizi pubblici, come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti”, ribadisce il presidente della delegazione mugellana di Confcommercio. “I consumi sono calati, le imprese sono rimaste ferme per diverso tempo, qualcuna (vedi le palestre) è ancora chiusa o, nel caso di bar e ristoranti, lavora a scarto ridotto. Ovvio che anche la produzione dei rifiuti sia diminuita, quindi è giusto pagare meno. È evidente che il sistema della tassazione vada rivisto e diventi più equo, secondo il principio chi più inquina più paga. Questo chiediamo con forza”.
Sul fronte dei protocolli di sicurezza, Dario Cenci chiede più attenzione e controlli soprattutto nei servizi di trasporto pubblico e negli ambienti di grandi dimensioni. “Inutile chiudere per legge un piccolo negozio di 40metri quadrati dove può entrare un solo cliente per volta quando poi ci sono assembramenti su treni, bus o centri commerciali. Le stesse regole devono valere per tutti”. Resta poi l’amarezza per le chiusure imposte in zona rossa: “un sacrificio che è stato chiesto solo al terziario e si è rivelato inutile, perché i contagi e le morti purtroppo hanno continuato a salire. Forse hanno chiuso i posti sbagliati, perché noi piccoli commercianti facciamo grande attenzione alla sicurezza, al distanziamento, alla sanificazione. La salute nostra e dei nostri clienti è la priorità”.
In merito alla vendita dei soli prodotti ‘di necessità’ in zona rossa, il presidente di Confcommercio Mugello è irremovibile: “dato che ogni persona ha proprie esigenze e bisogni, quali sono i criteri che definiscono un prodotto ‘di necessità’ rispetto ad altri? E quali evidenze scientifiche dimostrano che vietare la vendita di alcuni prodotti abbia un effetto positivo nel contenimento del contagio da Covid-19? Norme illogiche, ma se devono valere almeno che valgano per tutti. Invece è capitato che nella grande distribuzione si chiudesse un occhio, complice la mancanza di controlli. Questa è concorrenza sleale”.