FIRENZE - La vastità e la bellezza del patrimonio documentario fiorentino - che spazia dall’arte alla politica, dalla storia alla letteratura, dagli spartiti musicali ai registri di battesimo, dalle pagine autografe alle concessioni reali -, è una non secondaria porta d’accesso alla storia tanto fiorentina quanto italiana, documenti attraverso i quali si parla dei cambiamenti che hanno interessata la città e la Penisola dal XIII Secolo agli anni Duemila, cambiamenti registrati e conservati nei secoli sui quei “pezzi” di carta che oggi l’era del digitale vorrebbe soppiantare definitivamente.
Una volta nella vita. Tesori dagli archivi e dalle biblioteche di Firenze, in programma alla Galleria Palatina dal 28 gennaio al 27 aprile, è la prima del ciclo Un anno ad arte 2014, organizzato dal Polo Museale Fiorentino in collaborazione con l’Ente Cassa, l’occasione per riflettere sull’importanza degli archivi cartacei, e costituisce un’occasione impedibile per ammirare preziosi documenti provenienti, fra gli altri, dall’Archivio di Stato, dall’Archivio dei Buonomini di San Martino, dalle Biblioteche Nazionale, Marucelliana e Riccardiana, dalla Società Dantesca, dalle Accademie della Crusca e dei Georgofili; 33 enti prestatori per la prima volta riuniti in un’esposizione antologica; 33 luoghi non sempre facilmente accessibili, ma che, preziosi scrigni incuranti dei secoli, racchiudono la nostra identità.
A prescindere dalla pur notevole bellezza dei documenti in mostra, è evidente l’importanza della conservazione su carta della memoria storica e culturale, quale strategia più efficace per tramandare ai posteri quella stessa cultura. Una mostra, spiega il curatore Marco Ferri, che risponde all’urgenza di far conoscere al grande pubblico quei luoghi a torto abitualmente poco frequentati e ricchi di preziosi documenti, e si pone quale terza tappa di un iniziale percorso editoriale, intrapreso da Ferri nei due volumi di Firenze nascosta - un ideale viaggio architettonico-storico-artistico per la città.
Dall’Archivio Guicciardini proviene la prima edizione postuma, del 1561, della Storia d’Italia redatta da Francesco Guicciardini, considerato più machiavellico dello stesso Machiavelli, penna tagliente e storico acuto, al punto da stendere pagine amare sullo scarso senso dello Stato del popolo italiano. Pagine che varrebbe la pena rileggere, dopo averle ammirate in mostra, per avere un’idea più precisa del perché l’Italia è questa e non un’altra. Pagine altrettanto fondamentali, per Firenze e l’Italia, quelle della prima edizione del Vocabolario della Crusca, risalente al 1612 e perno fondante della lingua patria.
Suggestivi, i documenti dell’Archivio dell’Accademia degli Immobili, custode della memoria teatrale della Pergola. Secoli di storia italiana che spingono fino all’estero, come dimostra la recente traduzione in vietnamita, 2009, della Divina Commedia, accanto all’edizione veneziana del 1477. In mostra anche bozzetti di Tofano e una copia degli anni Trenta di Topolino, che ebbe nella fiorentina Nerbini la prima casa editrice. La suggestività del titolo è un chiaro rinvio all’eccezionalità della mostra, poiché ben difficilmente, in tempi brevi, si potrà nuovamente ammirare una simile raccolta di tesori cartacei, provenienti da così tanti archivi. Una mostra non soltanto per esegeti, bensì rivolta a un vasto pubblico, perché possa ammirare le delicate decorazioni dei codici antichi e della pagine d’autore più moderne, perché si soffermi sulla trama di quella carta Toccante e incisivo il finale della mostra, che, quasi con un crescendo verdiano, lascia sentire sulla pelle il brivido, anche drammatico, che solo la storia della cultura può dare.
Una storia che s’incrocia, a volte disgraziatamente, con le vicende naturali e umane. Nel 1966, l’esondazione dell’Arno causò non pochi disagi e distruzioni in città, non risparmiando il patrimonio artistico. Tre i documenti in mostra danneggiati dalla furia dell’acqua, fra cui uno spartito di Bellini. Ancora più drammatico l’impatto con il “quarto monito”, ovvero un documento dell’Accademia dei Georgofili danneggiato dal vile attentato del maggio ’93. Una conclusione scelta per far comprendere quanto sia spesso difficile conservare e tramandare il patrimonio culturale, e la consapevolezza che sia necessario farlo, passa anche e soprattutto attraverso la conoscenza di questo stesso patrimonio.
Ecco perché, auspica il curatore, sarebbe importante che la mostra fosse visitata da molti giovani e studenti, perché ammirino questo patrimonio e avvertano il peso della responsabilità della sua integrità. La mostra è visitabile fino al 27 aprile, dal martedì alla domenica. Ulteriori informazioni su orari e biglietti, al sito www.unannoadarte.it. Niccolò Lucarelli