Firenze 03.12.2013.- A distanza di anni ormai la liberalizzazione degli orari commerciali mette in evidenza risultati diversi, rispetto alle attese che i proponenti avevano auspicato ( il governo Monti ipotizzava un aumento del PIL del 2% e della occupazione) Sindacati: "Non abbiamo visto niente di tutto ciò. Anzi, i consumi calano notevolmente ( uno studio unioncamere di qualche settimana fa descrive un calo di consumi alimentari di 2 miliardi annui in Italia e del 4,8% in regione Toscana) ; assistiamo al peggioramento delle condizioni di lavoro, per effetto degli aumenti dei nastri orari della domenica e festivi con turni massacranti,ed aperture di procedure di licenziamenti collettivi anche nella grande distribuzione Anzi, le aziende non hanno tratto un beneficio da queste aperture deregolamentate,in quanto molte chiudono, le città si svuotano di attività commerciali e la concorrenza diventa soccombente.
Per citare alcune cifre la Confcommercio indica che nel primo bimestre del 2013, 10.000 aziende di distribuzione commerciale hanno chiuso Lavorare la domenica ed i festivi, in modo non regolamentato,vuol dire anche che le condizioni familiari degli addetti del commercio,in prevalenza donne, peggiorano e la qualità della vita e' pessima perché non si riesce a contemperare i tempi di vita con quelli di lavoro ( difficoltà nella cura dei figli, dei genitori anziani, del ménage familiare, e stress relazionali in famiglia) .
Una alternativa a questo modello di consumo c'è ovvero di una apertura regolamentata delle domeniche e festivi che contemperi le esigenze dei consumatori delle aziende e dei lavoratori, riportando al livello locale la predisposizione delle aperture con principi definiti non affidati soltanto al mercato Per richiedere una legge che vada oltre il decreto "Salva Italia"e disciplini in modo regolamentato le domeniche ed i festivi ,abbiamo indetto uno sciopero e l’astensione dal lavoro per le giornate del 25 e 26 dicembre 1 gennaio in tutta la Toscana In queste giornate, spegniamo le luci delle attività commerciali e viviamo la festa, chiedendo al parlamento italiano di modificare questa liberalizzazione selvaggia degli orari commerciali, per una legge che regoli le aperture domenicali e festive".