Mario Monti non è più al governo ma gli addetti del commercio non hanno dimenticato la previsione data in pasto ai media di un aumento del 2% di PIL grazie alle liberalizzazioni delle aperture. Non è proprio andata così. Uno studio Unioncamere di qualche settimana fa racconta di un calo di consumi alimentari di 2 miliardi annui in Italia e del 4,8% in Toscana. C'è un altro di studio, è quello di Confcommercio che racconta di 10.000 aziende chiuse nel primo bimestre 2013. Già, ma la grande distribuzione? Anche in questo segmento abbiamo una realtà che racconta di apertura delle procedure per licenziamenti collettivi. Analisi, proposte e iniziative in programma sono oggetto di una attenta riflesione che Cgil renderà nota nella mattinata di domani. Mentre il mercato del largo consumo risente ancora della crisi facendo segnare nel largo consumo una flessione dello 0,9% nei primi 10 mesi del 2013 (dati Nielsen), il gruppo Selex aumenta il proprio fatturato del 3% nello stesso periodo, conquistando il 10,4% della quota di mercato (+ 0,3 punti % rispetto allo stesso periodo del 2012) e confermandosi terzo distributore nazionale (in allegato la classifica Gdo compilata da IRI). I dati sono stati presentati nella Assemblea Generale del Gruppo Commerciale Selex (Famila e A&O le insegne nazionali) tenutasi a Milano nel fine settimana, cui hanno partecipato gli imprenditori delle 18 Imprese associate. La buona performance dei primi 10 mesi del 2013 fa ritenere che la crescita possa proseguire negli ultimi mesi dell’anno e nel 2014.
Le previsioni per il prossimo anno sono quelle di un fatturato di 9.180 milioni di euro, con un aumento del 3,2% sull’anno precedente. Gli investimenti sulla rete per il 2014 sono particolarmente consistenti, 220 milioni di euro, e riguardano l’apertura di 58 nuove unità e l’ammodernamento di 61 punti di vendita. E’ inoltre previsto l’inserimento di 1.100 nuovi addetti. Una crescita che, assieme all’arrivo di un nuovo socio (G.M. Superconti), consentirà di celebrare al meglio i 50 anni di attività del Gruppo Selex nel marzo del 2014. “I valori ed i principi guida definiti cinquanta anni fa – ha detto Dario Brendolan, Presidente del Gruppo Selex – ci hanno consentito di crescere fino a divenire il terzo player nazionale della distribuzione, con una rete di vendita di 2.595 negozi su tutto il territorio nazionale.
In questi anni non facili stiamo continuando ad investire, offriamo nuovi posti di lavoro e, soprattutto, siamo impegnati quotidianamente a difendere il potere d’acquisto dei nostri clienti attraverso convenienza e prezzi stabili ” . Le scelte strategiche che sono alla base dei risultati di Selex sono state illustrate in Assemblea da Maniele Tasca, Direttore Generale del Gruppo Selex: “Lavoriamo per incrementare la distintività della nostra offerta e per fidelizzare i clienti alle nostre insegne, offrendo loro la migliore convenienza possibile senza rinunciare alla qualità di prodotti e servizi.
In questo percorso s’inserisce la costante ricerca di efficienza, la volontà di avere rapporti con i nostri fornitori sempre più orientati alla partnership e la forte spinta allo sviluppo dei prodotti a nostro marchio che, anche nell'ultimo anno, hanno avuto un grande successo di vendita”. Riccardo Francioni, Procuratore Generale del Gruppo Selex, ha ricordato le radici di Selex: “E’ inevitabile tornare con la mente a quei giorni del 1964 quando il Gruppo Selex ha mosso i primi passi allorché un gruppo di grossisti alimentari creò l’Unione volontaria A&O italiana ed iniziò ad aprire moderni punti di vendita.
Erano i primi passi della distribuzione organizzata del nostro Paese e da allora abbiamo fatto tanta strada. Ma il nostro obiettivo è rimasto, come allora, quello di garantire ai nostri clienti prodotti di qualità al miglior prezzo possibile, e cerchiamo di perseguirlo con passione e professionalità ogni giorno”. Milioni di consumatori si rivolgono ogni giorno alla rete di vendita del Gruppo Selex, caratterizzata da 18 imprese associate che, oltre alle insegne nazionali già citate, operano con diverse insegne regionali.
Nei giorni scorsi è stato annunciato l’ingresso nel Gruppo Selex, a partire dal 2014, di “Grandi Magazzini Superconti Spa”, con sede a Terni e 31 supermercati in Umbria, Marche e Lazio, per un totale di 30 mila mq di superficie di vendita. Grande la soddisfazione del titolare, Federico Conti: “Associandoci ad un Gruppo come Selex, che ha dimostrato con i fatti di saper valorizzare le catene regionali, siamo convinti di aver fatto la scelta giusta per continuare a crescere e a soddisfare le esigenze dei nostri clienti nel prossimo futuro”. Strategiche sono le alleanze del Gruppo Selex con ESD Italia e con il network internazionale EMD – European Marketing Distribution, leader di fatturato tra le aggregazioni commerciali europee. Una decina di lavoratori ex Btp cantieri pubblici, poi Impresa spa, nelle mani del commissario straordinario, sono stati raggiunti da una comunicazione di cassa integrazione.
Il provvedimento insolito e ingiusto, che ha colto alla sprovvista i pochi lavoratori scampati al massacro sociale, è privo di una temporalizzazione e sembra che sia dovuto a difficoltà non precisate da parte del Quadrilatero umbro-marchigiano . Una storia drammatica, complessa e non del tutto chiara pagata esclusivamente dai lavoratori. Rifondazione Comunista nell’esprimere solidarietà chiede che l’Amministrazione Provinciale unitamente alla Regione Toscana, intervenga a contrasto di pericolose operazione speculative e domanda al Presidente della Provincia di Firenze di riferire su questa vicenda, chiarendo la natura dei provvedimenti diramati dalla proprietà, i motivi, la durata dei medesimi e quali prospettive di impiego hanno i lavoratori rimasti in opera al Quadrilatero e se corrisponde a verità un possibile cambio di appalto.
Quali strumenti di sostegno e tutela la Provincia di Firenze, unitamente alla Regione Toscana, è intenzionata ad attivare per i lavoratori a fronte di questa insostenibile precarietà? «Basta politiche sprecone fatte nel nome della promozione territoriale e che promuovono solo l’immagine della giunta regionale. Dopo anni di contributi alla ‘Strada della Ceramica’ istituita nel 2008, oggi a Montelupo il settore rischia il collasso tra mortalità imprenditoriale e chiusura del Museo».
A invocare il cambio di passo è il Vicecapogruppo del Nuovo Centrodestra in Consiglio regionale Marco Taradash (componente della Commissione III – Attività Produttive), che assume a cartina di tornasole il caso di Montelupo Fiorentino per contestare l’efficacia delle politiche legate alle “Strade di…” che, a quanto pare, per dirla col consigliere, hanno fatto fiasco. Sulla questione Taradash, insieme al suo capogruppo Alberto Magnolfi, ha preparato un’interrogazione all’assessore allo sviluppo economico Gianfranco Simoncini.
Proprio lui, in una relazione valutativa resa al Consiglio regionale nel febbraio 2012, testimoniava che obiettivo della politica delle ‘Strade di…’ tra cui quella ‘della ceramica di Montelupo Fiorentino’ era «realizzare percorsi culturali e turistici in grado di valorizzare non solo il prodotto e l’arte manifatturiera della Ceramica di Montelupo, ma anche tutto il territorio circostante», concludendo che «nonostante l’esiguità delle risorse finanziarie […] si rileva […] il valore che l’iniziativa regionale ha per questo tessuto produttivo».
In virtù di ciò, la Regione ha annualmente finanziato i progetti presentati dal Comitato promotore di questa come di altre ‘Strade’. E Montelupo, si diceva, è un paradigma dove la Strada della Ceramiche è ormai parecchio dissestata: nel centro storico della città della ceramica, oggi i ceramisti sono rimasti appena tre, incastonati in una moltitudine di fondi sfitti. Il Museo ha chiuso già da un mese e mezzo, con l’idea di riaprire in una data imprecisata del 2014. Nel frattempo i turisti continuano ad arrivare fin lì per godere delle bellezze museali e della capacità artigianale dei maestri ceramisti senza trovare alcunché «con sensibile lesione – sottolineano Magnolfi e Taradash nella loro interrogazione – dell’immagine del territorio».
Ma allora, si domandano gli esponenti del Nuovo Centrodestra, a chi son serviti quei contributi regionali, pochi o tanti che fossero? Non sarebbe meglio immaginare nuove e differenti, nonché più efficaci, politiche di promozione del territorio? «Non si ritiene opportuno – recita l’ultimo quesito – porre fine a politiche di sviluppo e promozione evidentemente configurabili come ‘spreco’ contingente, funzionali all’immagine della giunta regionale ma non alla valorizzazione delle produzioni tipiche toscane»? La risposta, scritta, spetta ancora a lui: Gianfranco Simoncini.